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Un passaggio di poteri apparentemente senza scossoni. A meno di un giorno dalla scomparsa di re Abdullah bin Abdulaziz, la transizione saudita si è conclusa con l’ascesa al trono del fratellastro settantanovenne Salman.

New York Times
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Tranquillità superficiale a parte, la successione saudita giunge in un momento in cui il paese deve affrontare sfide enormi (dal crollo dei prezzi petroliferi che ha dimezzato le entrate del regno, alla crescente disoccupazione giovanile e l’avanzato dell’autoproclamatosi “Stato islamico”.

In una così difficile congiuntura, le dinamiche interne alla famiglia reale rappresentano un ulteriore fattore di incertezza nel futuro della monarchia saudita.

Per oltre mezzo secolo la corona saudita è passata di fratello in fratello, più o meno in ordine di età. Ora che si avvicina la transizione alla terza generazione di principi, costituita dai nipoti di Abdulaziz, cresce il potenziale di conflitto all’interno della monarchia, essendo questi ultimi molto numerosi. Se ne contano alcune decine, mentre i vari rami della famiglia regnante comprendono circa 20.000 membri.

Con un editto reale il nuovo sovrano Salman, anch’egli in precario stato di salute, ha confermato come principe ereditario Muqrin, il più giovane (69 anni) figlio vivente di Abdulaziz, e ha nominato vice erede al trono il cinquantacinquenne Mohammed bin Nayef, attuale ministro dell’interno.

Queste designazioni rappresentano un tentativo di assicurare stabilità alla monarchia almeno per il prossimo decennio. Allo stesso tempo, la nomina di bin Nayef vorrebbe garantire una transizione morbida alla terza generazione di principi.

ABDULLAH CONTRO IL CLAN DEI SUDAIRI

Sebbene la famiglia reale sia molto attenta a mostrare al mondo una facciata unitaria, dietro di essa si cela una lotta di potere fra i discendenti dell’appena scomparso re Abdullah e il clan dei Sudairi. Quest’ultimo è composto dai figli che Abdulaziz ebbe dalla moglie Hassa Al-Sudairi, appartenente a un potente clan della regione del Najd.

I sette fratelli Sudairi consolidarono il loro potere controllando i due ministeri chiave dell’interno e della difesa, e hanno finora espresso due re (Fahd e Salman) e due principi ereditari (Sultan e Nayef) morti rispettivamente nel 2011 e nel 2012 prima di salire al trono.

Ai Sudairi si oppose il re appena deceduto, Abdullah, figlio di una moglie di Abdulaziz proveniente dalla tribù Shammar. Egli cercò alleanze tra gli altri figli di Abdulaziz non appartenenti al gruppo dei Sudairi.

Salito al trono nel 2005, Abdullah creò il Consiglio della “Bay’a” (parola araba che indica l’atto di omaggio al sovrano) per limitare l’influenza dei suoi avversari. L’organismo, composto da figli e nipoti di Abdulaziz, avrebbe avuto il compito di nominare l’erede al trono. La sua reale efficacia, però, è sempre stata in dubbio.

Dopo la morte consecutiva dei due principi ereditari Sultan e Nayef, Abdullah istituì la carica di vice erede al trono, nominando nel marzo 2014 il principe Muqrin a ricoprire questo ruolo. Figlio di una donna yemenita che non fu mai formalmente sposata con Abdulaziz, Muqrin è però malvisto da diversi membri della famiglia reale, molti dei quali non lo considerano un vero principe.

Nei disegni di Abdullah, tuttavia, Muqrin avrebbe dovuto a sua volta associare al trono il principe Miteb. Figlio di Abdullah, Miteb ha ereditato dal padre la guida della Guardia Nazionale, una tra le più potenti forze armate del paese, e l’unica che non ricade sotto il controllo del ministero della difesa. Altri influenti figli di Abdullah sono Turki, governatore della provincia di Riyadh, e Abdulaziz, vice ministro degli esteri.

L’ASTRO NASCENTE DI MOHAMMED BIN NAYEF

Se la conferma di Muqrin da parte di Salman sembra voler mostrare la coesione della famiglia regnante, la nomina di Mohammed bin Nayef a vice erede al trono lascia presagire invece una volontà dei Sudairi di riacquistare il potere perduto.

Re Salman ha anche nominato suo figlio, Mohammed bin Salman, alla guida del ministero della difesa. Giovane e inesperto, egli non sembra rappresentare un’alternativa a bin Nayef, il cui unico rivale rimane Miteb. I tre sono tutti esponenti della terza generazione di principi.

Figlio di uno dei sette Sudairi, Mohammed bin Nayef ha avuto una lunga carriera nell’intelligence e nella sicurezza interna. Sostenitore della linea dura contro il terrorismo, egli ha anche represso brutalmente gli attivisti pacifici, le donne, e gli sciiti della provincia orientale dopo lo scoppio delle rivolte arabe.

Bin Nayef ha forti legami con l’establishment religioso e una stretta collaborazione con gli Stati Uniti. Nei mesi scorsi sia lui che Miteb avevano compiuto viaggi per “accreditarsi” a Washington. L’amministrazione statunitense sembra chiaramente prediligere il primo.

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Roberto Iannuzzi è ricercatore presso l’Unimed (Unione delle Università del Mediterraneo). È autore del libro “Geopolitica del collasso. Iran, Siria e Medio Oriente nel contesto della crisi globale”.

Il futuro incerto dell'Arabia saudita

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