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Negli ultimi tempi i mercati dei cambi sono tornati alla ribalta con un clamore che non si sentiva forse dagli avvenimenti degli anni 80, che culminarono negli Accordi del Plaza e del Louvre diretti a placare l’elevata volatilità delle valute. Fortunatamente, non senza un certo ritardo, le autorità di regolamentazione hanno acceso i riflettori sulla palese manipolazione dei prezzi spot sul mercato dei cambi, imponendo significative sanzioni agli istituti finanziari coinvolti. Considerato che le banche centrali svolgono un ruolo rilevante, se non determinante, per l’andamento dei cambi, ci si chiede come mai queste pratiche vengano svelate solo adesso, ma forse è meglio lasciare che siano altri a rispondere a questa domanda.

Se definire il prezzo preciso a cui una particolare coppia di valute dovrebbe essere scambiata sul mercato a pronti può essere difficile, stabilirne l’andamento a medio-lungo termine potrebbe risultare addirittura impossibile.
Questo perché se da un lato le valute rappresentano il mezzo di scambio tra i livelli di prezzo – attuali e futuri – relativi di due economie, dall’altro i mercati spesso non concordano sul modello da adottare per prevedere il futuro andamento di una valuta.
Alcuni modelli enfatizzano maggiormente la crescita relativa del prodotto interno lordo, altri i saldi con l’estero e altri ancora lo sviluppo economico atteso rispetto al livello dei prezzi. Inoltre, non esiste un quadro di riferimento comunemente accettato per stabilire il valore equo di una valuta, nonostante i numerosi tentativi compiuti in tal senso, per esempio con strumenti di misurazione basati sulla parità di potere d’acquisto come l’Indice Big Mac.

Eppure, a giudicare dall’esperienza recente l’espansione relativa dei bilanci delle banche centrali – e le loro proiezioni future – potrebbero aiutare a prevedere i movimenti relativi delle principali coppie di valute.
Come indica il primo grafico, lo yen si è decisamente apprezzato rispetto al dollaro USA fino all’inizio del 2012, in un periodo di significativa espansione relativa del bilancio della Fed1. Tuttavia, dopo che la BoJ2 ha annunciato l’intenzione di adottare una politica monetaria più espansiva, confermando successivamente questo orientamento, lo yen ha subito un sensibile deprezzamento. Analogamente, come illustra il secondo grafico, l’euro si è apprezzato quasi ininterrottamente durante la fase di espansione relativa del bilancio della Fed rispetto a quello della BCE3, nonostante i dati macroeconomici peggiori e forse grazie ai positivi saldi con l’estero.

D’altro canto, all’aumentare delle aspettative di una significativa espansione del bilancio della BCE, a fronte della progressiva conclusione dell’allentamento quantitativo della Fed, il rapporto tra queste due valute si è drasticamente invertito e l’euro ha iniziato a indebolirsi nettamente rispetto al dollaro.
Per il 2015 ci aspettiamo una progressiva divergenza tra le politiche monetarie della Fed, in una direzione, e quelle di BCE e BoJ nella direzione opposta. Di conseguenza, le attuali proiezioni dello yen e dell‘euro rispetto al dollaro dovrebbero essere confermate.

Andreas Utermann è Global CIO di Allianz Global Investors

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