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Investimenti, utili, progetti e dossier in fieri come quello della raffinazione. Ecco che cosa bolle nella pentola di Eni per l’Italia secondo le parole del capo azienda del Cane a sei zampe, Claudio Descalzi, nel corso della sua prima audizione in Parlamento.

IL PIANO DI INVESTIMENTI

Il piano di investimenti di Eni, ha spiegato Descalzi nel corso dell’audizione al Senato, “prevede 54 miliardi. Di questo, l’ 82,5% è concentrato nell’esplorazione e produzione”.
“L’ Italia è il Paese in cui investiamo di più”, ha detto l’ ad di Eni citando la cifra investita che supererebbe gli 8 miliardi così ripartiti:
“Nel dettaglio, nella parte esplorazione e produzione i nostri investimenti sono ripartiti in val d’ Agri e nell’off shore siciliano; nella raffinazione ci sono investimenti per il riassetto di Gela, la riconversione di Venezia e la gestione del business corrente della raffinazione; per quanto riguarda Versalis c’è lo sviluppo degli elastomeri a Ferrara e la riconversione di Priolo e Porto Marghera”.

IL FUTURO

Tra il 2008 e il 2013 “abbiamo scoperto risorse per 9,5 miliardi di barili equivalenti”,  ha detto Descalzi, sottolineando che “siamo stati tra i migliori sul mercato”. Il manager ha rilevato che la quantità scoperta ammonta a 2,5 volte la produzione. “Dunque ci siamo assicurati il futuro”, ha detto.

I PROGETTI

Circa 40 miliardi stanno per essere investiti in nuovi progetti: “Abbiamo al 2017 progetti che daranno 500mila barili al giorno di produzione aggiuntiva”, ha detto.

GLI UTILI  E LE PERDITE DAL 2009 AL 2013 

Descalzi ha ricordato che nel periodo compreso tra il  2009 e il 2013 il business esplorazione e produzione ha realizzato un risultato operativo positivo pari a 71,1 miliardi di euro.  A perdere invece sono state le altre tre principali aree di business, gas, raffinazione e chimica, che hanno accusato un risultato operativo totale negativo per 10 miliardi di euro di cui 6 miliardi per la sola attività di raffinazione. Tali risultati sarebbero per l’amministratore delegato alla base del cambio di strategia e organizzazione dell’Eni.

LA RAFFINAZIONE

Per questo il settore della raffinazione “è alla nostra grandissima attenzione”, ha commentato il numero uno dell’Eni dicendo che il “problema va affrontato”. Come?

“A Venezia abbiamo trasformato la raffineria in una raffineria verde” mentre per Gela “siamo in discussione costruttiva con la Regione Sicilia, il sindacato e il Governo per fare un progetto analogo a quello di Venezia”.

Per affrontare il problema il gruppo ha stabilito dei paletti: “Non vogliamo lasciare il territorio, non vogliamo impattare l’occupazione, non vogliamo ridurre il nostro personale, e nel caso della Sicilia non vogliamo impattare sull’indotto. Vogliamo trasformare – aggiunge Descalzi – un’industria in un’altra: produciamo del bio fuel che ha e avrà un mercato sempre superiore. Cerchiamo di fare qualcosa, non chiudere e andare via”.

Grosse perdite si registrano anche a Taranto: “Ne stiamo discutendo al nostro interno per capire che progetto possiamo fare, sempre mantenendo il nostro obiettivo di salvaguardare l’occupazione”, ha detto Descalzi ricordando anche la situazione di Livorno.

LE PAROLE DI DESCALZI SU GELA

“Sono molto soddisfatto per l’intesa raggiunta oggi, raggiunta grazie al lavoro di istituzioni locali e regionali, organizzazioni sindacali e la mediazione del ministero dello sviluppo economico – ha detto ieri Descalzi – Con questo accordo, Gela si conferma al centro del nostro sistema industriale e può ripartire con un nuovo piano di sviluppo economicamente sostenibile e in grado di garantire al  territorio solide prospettive occupazionali”. “Il piano prevede nuove e importanti iniziative industriali volte a sviluppare il settore upstream sul territorio siciliano e a rendere le nostre attività sempre più sostenibili a livello ambientale facendo leva su importanti investimenti, sull’innovazione tecnologica e sulle le competenze delle nostre risorse”.

Eni, tutti i progetti di Descalzi per l'Italia

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