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Si quoterà entro il 19 novembre Ray Way, la società proprietaria della rete di trasmissione e diffusione radiotelevisiva per la tv di Stato. Ovvero entro cinque giorni dalla fine dell’offerta pubblica di azioni, che è partita il 3 e si concluderà il 13 novembre.

IL PREZZO È GIUSTO?

L’Offerta Globale ha per oggetto 83 milioni di azioni, pari al 30,51% del capitale sociale di Rai Way; una tranche, pari al 5%, è riservata ai dipendenti del gruppo Rai e una del 5% al pubblico indistinto (il resto agli istituzionali). L’intervallo di valorizzazione indicativa del capitale economico è stato fissato tra un minimo, non vincolante ai fini della determinazione del prezzo di offerta, di 802,4 milioni, e un massimo vincolante di 952 milioni di euro. Valorizzazione che, nella parte alta, corrisponde a 9,5 volte il rapporto enterprise value/ebitda 2015 e circa 25 volte gli utili dello stesso anno, attesi a 37 milioni.

GLI ESEMPI

Multipli in linea con quelli di EiTowers, la controllata di Mediaset, una torre di trasmissione quotata in Europa. E decisamente inferiori rispetto ai multipli dei gruppi Usa American Tower e Crowne Castle.

I TEMPI

Il prezzo, che sarà comunicato il 14, si dovrebbe dunque collocare tra i 2,95 e i 3,5 euro per azione, ma potrebbe essere anche più basso. Esistono lotti minimi differenziati per il retail (mille azioni) e per i dipendenti (500 azioni). Agli assegnatari delle azioni nel pubblico indistinto che ne manterranno la piena proprietà per dodici mesi dalla data di pagamento, spetterà l’attribuzione gratuita di una ulteriore azione, ceduta dall’azionista venditore, ogni venti. Una ogni dieci, alle stesse condizioni, ai dipendenti.

IPO OTTIMISTA

L’ottimismo per ora la fa da padrone: l’azionista venditore si è impegnato a concedere ulteriori 12 milioni di azioni, una quota pari al 14,46% “ai fini di una sovrallocazione (over allotment) nell’ambito del collocamento istituzionale”, oltre alla classica opzione di greenshoe per l’acquisto di altre 12 milioni di azioni al prezzo di offerta. La percentuale del capitale sociale di Rai Way detenuta dal mercato con l’esercizio globale della greenshoe sarà pertanto di quasi il 35%.

I PRECEDENTI, Le IPO MANCATE DEL 2014

Eppure qualche rischio esiste. Il primo è legato alle condizioni generali del mercato: solo nell’ultimo mese tre Ipo si sono ritirate sul filo di lana: Iol, nel settore Internet, Intercos, che produce cosmetici e Fedrigoni, la cartiera che fornisce anche la Bce e sarebbe stata avvantaggiata, a sentire dagli analisti, da un fatturato prevalentemente internazionale. Tutte hanno tirato i remi in barca perché non riuscivano a spuntare un prezzo soddisfacente. Certo Ray Way è un gioiellino di Stato. Ma il precedente tra le privatizzazioni di quest’anno, Fincantieri, non depone certo a suo favore. La società cantieristica, che in Borsa è sbarcata il 3 luglio, non ha avuto un’accoglienza calorosa dal mercato e per quotarsi ha dovuto ridurre l’ammontare dell’offerta e fissare il prezzo delle azioni al minimo della forchetta a 0,78 euro.

PUNTI DI FORZA…

Ray Way non ha una politica di dividendi ma punta a distribuire il 100% dell’utile netto proforma, che tiene conto cioè degli effetti contabili del nuovo contratto di servizio concluso con Rai il primo luglio. Lo ha detto l’ad Stefano Ciccotti nel corso del roadshow. “Abbiamo aperto i book, i segnali sono positivi ma la prudenza è d’obbligo”, ha detto Andrea Mayr, responsabile investment banking di Banca Imi che coordina e dirige l’offerta insieme a Credit Suisse e Mediobanca. La platea di potenziali interessati è ampia secondo Mayr: investitori internazionali, compagnie assicurative e i principali investitori italiani. “È un titolo che dà un ottimo rendimento con potenziale di crescita e basso rischio adatto a un momento di scarsa propensione al rischio”, ha sottolineato, ricordando che RaiWay ha una redditività pari a circa il 50% dei ricavi.

…E DI DEBOLEZZA

I fattori di rischio non mancano e sono elencati nel prospetto informativo. Innanzitutto l’elevata esposizione a un unico cliente, la Rai, che al 30 settembre 2014 pesava per l’83% del fatturato, con l11,7% in mano ai 4 principali operatori telefonici in Italia (Telecom, Vodafone, Omnitel e H3G). questa eccessiva concentrazione della clientela mette il bilancio del gruppo sotto pressione in caso di mancato rinnovo anche di un singolo contratto. Ray Way ha una rete di 2300 siti dislocati su tutto il territorio nazionale, di cui solo il 39% di piena proprietà: su tutti gli altri pesa il rischio che gli accordi per l’utilizzo non vengano rinnovati.

IL REPORT DI BANCA IMI

La stessa Banca Imi un paio di settimane fa aveva delineato questi rischi in un report, aggiungendo come fattori potenzialmente pericolosi anche “il possibile permanere di uno scenario deflattivo, la trasformazione del comparto in settore regolamentato… oltre al possibile incremento della penetrazione della tv satellitare e dell’Iptv”.

Alitalia, Luigi Gubitosi

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