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Il singolo veto di Orban al momento può essere superato, ma va costruito un meccanismo di governance più ampio che sia efficace anche rispetto agli scenari esterni, complessi come quello ucraino. Lo dice a Formiche.net l’analista dello Iai, Matteo Bonomi, responsabile di ricerca nel programma “Ue, Politiche e Istituzioni”, secondo cui la maggiore problematica riguarda la gestione quotidiana, come accaduto in occasione di decisioni che erano praticamente già state concordate.

Il nuovo veto di Orban agli aiuti a Kyiv cosa produce per il meccanismo di eurogovernance?

Nello specifico non è nulla di nuovo. Io lo vedrei più come un elemento cumulativo, nel senso che abbiamo già visto come l’Unione europea sia in grado di mettere pressione anche ad Orban, di fronte a decisioni importanti, per riuscire a superare i suoi veti. Il problema è ovviamente nella gestione quotidiana, come accaduto ieri in occasione di decisioni che erano praticamente già state concordate: ogni volta Orban riapre il negoziato, chiede concessioni maggiori e così via. Ciò sta portando soprattutto i diplomatici che seguono questi files, all’esasperazione, perché non è possibile ogni volta dover in qualche modo mettere in conto uno sforzo ulteriore dopo aver già raggiunto una decisione, spesso non semplice, tra 26.

Ovvero?

Rimettere di nuovo tutto in discussione perché Orban chiede un’altra concessione in cambio: questa volta sembrava fosse rivolto, in particolare, verso il problema delle banche ungheresi prese di mira da Kyiv perché implicate nel fare affari ancora con Mosca. Ma anche questa storia probabilmente non è stata l’unica questione sotto discussione, dunque si è aperto il solito tira e molla tra Orban e i partner europei sui fondi all’economia ungherese.

La soluzione futura sarebbe in un sistema a maggioranza e senza veti?

In parte sì ma non sarà facile arrivare a quel risultato, soprattutto in argomenti come quelli toccati nel Consiglio dei ministri degli Esteri dell’altro giorno sulla difesa. Credo che una personalità come Orban sarà sempre problematica, indipendentemente dai meccanismi decisionali presenti o futuri, perché il premier ungherese sarebbe comunque un player sui generis rispetto anche alla sua eterogeneità con gli altri partner. Abbiamo visto quali sono i suoi rapporti con la Cina e con la Russia, senza dimenticare la sua posizione sul supporto all’Ucraina.

Cosa indicano questi elementi?

Che c’è bisogno di una governance europea che in qualche modo si muova più verso temi di maggioranza qualificata, soprattutto nelle relazioni esterne. Certamente mi riferisco alle questioni che toccano la difesa, dove sarà estremamente difficile muoversi in quella direzione, ma anche in maniera magari meno ambiziosa per esempio sulla politica di allargamento: dovremmo aspettarci un’Ungheria che mette veti ogni volta sulle tantissime decisioni tecniche anche di second’ordine. Ciò sarebbe molto problematico, ma osservo che cambiare le regole di decisione all’interno della politica di allargamento, almeno per le fasi intermedie, in realtà non è così complicato: infatti non bisognerebbe cambiare i trattati essendo più una norma convenzionale che non stabilita dai trattati dell’Unione europea.

Il governo olandese propone di assemblare “rapidamente” un sistema di difesa aerea Patriot, in stretta collaborazione con diversi partner e di consegnarlo all’Ucraina. È fattibile, anche alla luce del ragionamento sui veti?

Il problema non è la singola decisione ad hoc, perché chiaramente l’Olanda ha il potere di prenderla e farlo in coordinamento con gli altri Stati membri, non essendo una competenza esclusiva dell’Unione. Piuttosto il nodo è la sostenibilità di una certa decisione: un conto è decidere una misura ad hoc per un momento, altro renderla efficace e anche sostenibile per le finanze pubbliche degli Stati membri. Per cui penso che la soluzione ad hoc possa essere trovata, ma il problema resta quello di trovare delle soluzioni sistemiche per finanziare queste iniziative sul lungo termine: questo è molto più difficile. Anche l’Olanda quindi può mettersi a capo di un gruppo di Stati membri per fornire questo o quell’altro set di armamenti, ma poi dovrà programmare la sostenibilità anche in vista delle regole europee sul patto di stabilità. Direi pertanto che il singolo veto di Orban al momento può essere superato, ma va costruito un meccanismo di governance più ampio che sia efficace anche rispetto agli scenari esterni, complessi come quello ucraino.

Orban sarà sempre un problema per i meccanismi Ue. Parla Bonomi (Iai)

Conversazione con l’analista dello Iai, Matteo Bonomi: “Credo che una personalità come Orban sarà sempre problematica, indipendentemente dai meccanismi decisionali presenti o futuri, perché il premier ungherese sarebbe comunque un player sui generis. Abbiamo visto quali sono i suoi rapporti con la Cina e con la Russia, senza dimenticare la sua posizione sul supporto all’Ucraina”

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