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Più democrazia in Europa. Si tratta di un’esigenza sempre più sentita, secondo quanto scrive Nicolaus Heinen, analista di Deutsche Bank, mentre contemporaneamente, dall’inizio della crisi, le competenze dell’Unione sono considerevolmente aumentate. Tanto che i governo nazionali sembrano piuttosto spettatori di ogni cosa accade e viene decisa nell’Ue. Tuttavia i governi affrontano sempre maggiori pressioni soprattutto in merito alle politiche europee di contabilità, che dovrebbero essere migliorate o riportare a livello nazionale.

SE LA SUSSIDIARIETÀ NON FUNZIONA

“A livello nazionale – continua Heinen – i Parlamenti usano differenti tecniche di esame delle decisioni dell’Ue. Variano il numero di parlamentari coinvolti nello scrutinio, i ruoli dei Comitati, il ricorso a riserve, i diritti di informazione e l’abilità di intavolare dibattiti plenari. A bilancio, non c’è una singola ricetta per uno scrutinio efficiente. L’unico dato certo è che in Europa, i parlamenti hanno visto la propria influenza crescere stabilmente. Anche se il principio di sussidiarietà, introdotto con il Trattato di Maastricht nel 1993, è la base per definire il ruolo dei diversi Parlamenti”. La sussidiarietà stipula che la legge a livello di Unione è appropriata solo nei casi in cui i suoi obiettivi non possano essere ottenuti a livello nazionale o subnazionale. Ma nel tempo i Parlamenti nazionali sono stati considerati sempre più in concorrenza con la posizione del Parlamento europeo.

PARLAMENTI NAZIONALI PIÙ FORTI?
Soprattutto dal 2009, anno a partire dal quale hanno sensibilmente aumentato gli input per il Parlamento europeo. Facendo emerge nere due sfide chiave: innanzitutto la definizione di sussidiarietà solleva diverse questioni legali. “Inoltre – continua Heinen – è emersa la possibilità di una integrazione asimmetrica tra l’area euro e il resto dell’Ue. L’incertezza sulla questione rappresenta una sfida importante alla riforma dei meccanismi di contabilità. Le proposte politiche rivelano che c’è spazio per agire, tanto che negli ultimi anni sono state proposte una serie di riforme procedurali, istituzionali e legali per rafforzare il ruolo dei parlamenti nazionali nel prossimo futuro”.

UN ACCORDO INTER-ISTITUZIONI
Lo sviluppo di un meccanismo di contabilità europeo sarà la sfida chiave dei prossimi cinque anni. Rafforzamento della sussidiarietà e maggiore influenza per i parlamenti nazionali sono le richieste più pressanti. “L’incertezza legale intorno al concetto di sussidiarietà è una sfida particolarmente difficile – scrive Heinen – lo scrutinio parlamentare delle politiche europee può essere rafforzato solo se cambiando I trattati europei, un processo lungo e complesso ed è improbabile che i capi di Stato e di governo lo sostengano per il solo fine di avere potere di vaglio sull’Europa”. Secondo l’autore del report c’è un modo per aggirare questo ostacolo, ed è un accordo inter-istituzionale. “Un accordo del genere può contenere una definizione funzionante del principio di sussidiarietà e aumentare l’efficacia della cooperazione interparlamentare. Quanto questo genere di accordo sia fattibile dipende dalla volontà e dalla prontezza degli attori politici a livello sia nazionale che europeo di delegare le responsabilità – o di assumersele”. Fino a quel momento i Parlamenti nazionali potranno solo stare a guardare.

Quanto contano in Europa i parlamenti nazionali? La visione di Deutsche Bank

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