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Chi pensava a soluzioni fulminee è rimasto ancora una volta deluso. Anche il quarto appuntamento del cosiddetto “C8 Vaticano”, il consiglio degli otto cardinali che sta aiutando Papa Francesco nella riforma della Curia, tenutosi dal 28 al 30 aprile, si è chiuso con un nulla di fatto. “La riforma della Curia, non è facile, richiede coraggio e determinazione“, ha detto ieri Papa Francesco.

LE TAPPE

Tutto è rimandato a non prima del 2015: o meglio, vi saranno altre riunioni intermedie, la prossima dall’1 al 4 luglio, ma nessuna decisione definitiva entro la fine di quest’anno. A dimostrazione che rimuovere qualche prelato scomodo o cancellare qualche struttura inefficiente sono mosse necessarie, ma non sufficienti, e che sconfiggere le resistenze è più dura del previsto.

I PRECEDENTI

In realtà, nonostante i gossip e le indiscrezioni all’interno e all’esterno delle Sacre Mura, solo i più ottimisti e i rivoluzionari “a prescindere”, potevano credere che tutto potesse risolversi in pochi mesi. Per la precedente costituzione apostolica, la Pastor Bonus del 1988, che ancora costituisce la carta amministrativa del Vaticano, ci vollero ben dieci anni.

MUGUGNI DENTRO E FUORI LE MURA

Le lungaggini sono frutto di tempi tecnici, dunque. Fisiologici in una struttura abituata a pensare con il metro dell’eternità, qual è la Chiesa cattolica. Del resto, come ricorda una nota emanata dal portavoce della Sala Stampa, il gesuita Padre Federico Lombardi, “il lavoro da compiere è ancora molto”. E tuttavia, qualche mugugno inizia a percepirsi, soprattutto nei cosiddetti ambienti progressisti, se è vero che l’americano National Catholic Reporter parla di “minimizzazione e svilimento” del lavoro dei cardinali del C8, e che qualche voce interessata, ma attribuibile in questo caso al “partito della conservazione”, inizia a ironizzare sulle frequenti, ma infruttuose, trasferte romane degli otto porporati, perché “come vedete, la rivoluzione è una cosa, il governo tutt’altra”.

LAICI PIÙ PROTAGONISTI

Nessuna conclusione nella tre giorni post-canonizzazioni, quindi, ma molte le ipotesi sul tavolo, soprattutto per quanto riguarda i dodici pontifici consigli, ovvero le strutture che coadiuvano il Papa nella promozione di singole istanze e che sono stati al centro delle riflessioni. La più accreditata è quella che punta in ogni caso a dare ai laici maggiori responsabilità, soprattutto all’interno della Curia. Non è un caso che lo abbia ripetuto anche il cardinale Timothy Dolan, intervenuto a un seminario per comunicatori della Chiesa presso la Pontificia Università della Santa Croce, appartenente all’Opus Dei: “Abbiamo bisogno di laici competenti che rappresentino la Chiesa”, ha detto l’arcivescovo di New York, considerato, assieme al gruppo degli americani, uno dei kingmaker di Bergoglio un anno fa.

LA PROPOSTA DI DOLAN

Così la proposta potrebbe sfociare nella creazione di una nuova “Congregazione per il Popolo di Dio”, che assommi gli attuali pontifici consigli per i Laici, per la Famiglia e per la Pastorale sanitaria, magari da affidarsi a una coppia di sposi, come suggerì in febbraio il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, che da coordinatore del C8 non si può dire parli a caso.

LE ALTRE IPOTESI

Altra ipotesi è quella che vuole l’accorpamento dei pontifici consigli dedicati alle attività di promozione umana e sociale, come Cor Unum, Giustizia e Pace e Pastorale per i Migranti, o la riconduzione a un unico controllo dei servizi di comunicazione, oggi divisi in un pontificio consiglio per le Comunicazioni sociali, la Sala Stampa, il CTV, la Radio Vaticana, L’Osservatore Romano, il sito internet di informazioni news.va, ma anche in competenze sparse in altri uffici della Segreteria di Stato. E il ridimensionamento di quest’ultima, che già sta adeguandosi al nuovo corso impresso, su impulso del Papa, dal nuovo segretario di Stato Pietro Parolin, è probabilmente il tema più scottante, vista l’influenza che la stessa ha acquisito soprattutto con Tarcisio Bertone, oggi sempre più ai margini.

MANO ALL’ECONOMIA

Nel corso dei precedenti incontri di ottobre, dicembre e febbraio, il C8 aveva affrontato il capitolo delle congregazioni e quello delle strutture economiche e amministrative, dopo che nei mesi passati il Vaticano era stato al centro degli scandali per le questioni Ior e Apsa. Papa Francesco ha così dato vita a un nuovo dicastero, la Segreteria dell’Economia, presieduto dal cardinale australiano George Pell, con lo scopo di mettere sotto un unico organo di controllo tutte le finanze vaticane, e facendo storcere il naso a molti, soprattutto nella prefettura per gli Affari Economici che dovrebbe pian piano sparire, e a un Consiglio per l’Economia, coordinato dall’arcivescovo di Monaco e Frisinga Reinhard Marx, in barba alle ironie sul suo ingombrante cognome. Marx riunirà per la prima volta il Consiglio nei prossimi giorni, contestualmente alla Commissione per la Tutela dei Minori, affidata al cappuccino di Boston Sean O’Malley, nata a dicembre per lavorare sulla prevenzione della pedofilia da parte dei sacerdoti e, forse, a migliori strategie sul tema in sede Onu.

A che punto è la riforma della Curia voluta da Papa Francesco

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