Skip to main content

Se occorre una valutazione di merito per giudicare il sì del cda di Tim all’Opa lanciata dal Fondo Kkr, questa analisi deve partire da un assunto incontrovertibile: non si poteva giudicare prima e non lo si può certamente fare adesso attraverso la fobia dello straniero.

Lo spettro del timore nei confronti di investitori provenienti da altri Paesi, che in questi due anni è stato il leit motive di chi era contrario all’operazione, è invece utile ad evidenziare ancora una volta il provincialismo del capitalismo italiano, che per evitare il confronto con il mercato vuole mantenere privilegi che non ci sono più.

In questo caso si tratta di un fondo che gestisce in infrastrutture 400 miliardi di dollari, e in un Paese che a causa del Nimby, procedure farraginose e scarsa attitudine alla programmazione degli enti locali ha vanificato negli ultimi venti anni qualcosa come 20 miliardi di investimenti stranieri all’anno nelle infrastrutture, l’interessamento del Fondo americano era certamente una di quelle notizie destinate a cambiare il corso degli eventi.

Due anni fa Claudio Cerasa nel suo editoriale su Il Foglio a commento dell’Opa aveva definito “Capitali coraggiosi” quelli di Kkr, facendo tornare alla mente di ognuno di noi il “coraggio” di chi invece in passato aveva sostenuto operazioni di questo tenore in prevalenza con capitale pubblico.

L’offerta del Fondo americano invece ha evidenziato alcuni aspetti fondamentali per scrivere il futuro del Paese, che ha bisogno di tornare a dare segnali forti agli investitori privati.

L’acquisizione di Tim da parte di Kkr ribadisce nei fatti la collocazione atlantica dell’Italia, un tema sul quale Mario Draghi prima e oggi Giorgia Meloni sono stati chiari e lungimiranti fin dall’inizio del loro insediamento.

La decisione del cda di Tim, poi, è un ulteriore segnale del superamento della demonizzazione del privato e di dieci anni di cultura antindustriale, che non solo hanno contratto all’inverosimile gli investimenti privati, ma hanno rischiato di compromettere la reputazione internazionale del Paese.

Al contrario, invece, come dimostrano anche gli interessi dei Fondi immobiliari, nel mondo c’è voglia di Made in Italy.

Sostenere il privato significa dare anche una forte evidenza al contributo potenziale degli investitori nella attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’Italia, infatti, non può rinunciare all’intervento del privato, che è fondamentale, come abbiamo visto ad esempio nell’attuazione del Reddito di cittadinanza, che senza le Agenzie per il Lavoro è stata una misura fallimentare.

Ecco perché il via libera del cda di Tim all’Opa del Fondo Kkr è un’eccellente notizia per quell’Italia che vuole la concorrenza e sul mercato non ha paura di sfidare il sistema della competizione globale.

 

 

Perché il via libera di Tim a Kkr è un segnale forte agli investitori privati. Scrive Cianciotta

La decisione del cda di Tim è un segnale del superamento della demonizzazione del privato e di dieci anni di cultura antindustriale, che non solo hanno contratto all’inverosimile gli investimenti privati, ma hanno rischiato di compromettere la reputazione internazionale del Paese. L’intervento di Stefano Cianciotta, amministratore delegato Finanziaria Regione Abruzzo e presidente Osservatorio Infrastrutture Confassociazioni

Petrolio, avanti coi tagli per Riyadh e Mosca. Ma il futuro si complica

Arabia Saudita e Russia confermano che il taglio alla produzione durerà fino a fine anno, nonostante il conflitto tra Israele e Hamas e il rischio di shock energetico. Gli introiti del greggio sono una questione esistenziale per i due Paesi, che stanno navigando tra indebolimento della domanda e transizione energetica. E la sfida sarà difendere le loro ragioni nel Global South

In Spagna il prezzo del governo è l'amnistia. Il bivio del Psoe

Il Psoe inizia a temere per l’esito del negoziato, anticamera alla formazione del governo intrappolato tra il leader di Junts per Catalunya e le pretese di condono di altri separatisti. Nel frattempo l’ultimo sondaggio dà in crescita il Partito popolare, se si votasse oggi migliorerebbe l’ultima performance elettorale

Golden power, cosa dicono le prime sentenze. L’analisi dell’avv. Picotti

Di Luca Picotti

Le sentenze aventi a oggetto l’esercizio dei poteri speciali sono ancora molto poche, non tali da poter formare un solido orientamento giurisprudenziale. Ma alcune, come quelle sull’operazione Syngenta-Verisem, fanno emergere un chiaro approccio verso le operazioni che coinvolgono la Cina. L’analisi di Luca Picotti, avvocato e dottorando di ricerca presso l’Università di Udine, autore di “La legge del più forte” (Luiss)

Competitività cercasi. Con Draghi e Letta l'Europa prova a essere competitiva

L’ex presidente della Bce e l’ex premier e leader del Pd lavorano al rilancio della capacità del Vecchio continente di imporsi tra Dragone e Stati Uniti, partendo dalla sua condizione naturale di mercato unico più grande del mondo. Poi toccherà alla politica fare tesoro dei suggerimenti ricevuti

Francesco, l'Iran e la nuova Pacem in Terris

Nei giorni trascorsi la Santa Sede ha fatto sapere che il segretario per i rapporti con gli Stati ha ricevuto una chiamata del suo omologo iraniano. Ora si apprende di una conversazione tra papa Francesco e il presidente iraniano Raisi. Il Vaticano oggi, come in altre situazioni precedenti, essendo refrattario alla guerra, interloquisce per cucire, non per tagliare. È nella sua intima natura e forse missione. La riflessione di Riccardo Cristiano

Pharma, se l’Eu fa scappare Novo Nordisk (e non solo)

Il colosso danese intende espandersi negli Usa se la nuova regolamentazione del farmaco verrà introdotta dall’Unione. Secondo il rapporto stilato da Dolon, l’Europa rischia un crollo del terzo degli investimenti entro il 2040

Phisikk du role - La Terza repubblica non è dietro l'angolo

La riforma costituzionale sul premierato, che dovrebbe traghettare l’Italia nella Terza Repubblica, ha davanti a sé un percorso lungo, non univoco. Ecco le possibilità nella rubrica di Pino Pisicchio

Sottomarini, bombardieri e diplomazia. Gli Usa in forcing su Israele

Gli Stati Uniti devono gestire una partita difficilissima su Israele. Hanno la necessità di mantenere i rapporti con il governo Netanyahu (anche se innervosisce gli alleati arabi), gestire il dossier degli ostaggi, evitare l’escalation, pensare al futuro della Striscia e contenere le campagne anti-occidentali

Onore all’amb. Talò per un comportamento normale che in Italia normale non è

Il commento del generale della Guardia di Finanza in congedo Alessandro Butticé, primo portavoce dell’Ufficio Europeo per la lotta alla frode (Olaf), e primo militare in servizio presso le istituzioni europee, sulle dimissioni del consigliere diplomatico del presidente del Consiglio Giorgia Meloni

×

Iscriviti alla newsletter