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Perché il governo andrà avanti senza scossoni. Scrive Reina

Il prestigio delle istituzioni si conquista attraverso la buona politica, pensata da formazioni politiche esperte, stabili e operose. Bisogna smetterla coi partiti politici improvvisati, personali, evanescenti, aleatori, senza stella polare, senza peculiarità etiche, culturali

Centristi wannabe. Il Dc Bianco dà le pagelle

Intervista all’ex ministro Dc, nove legislature: bravo Di Maio, ha fiuto e la sua è un’operazione di respiro politico. Grande centro? Serve un grande popolo. Da Renzi a Calenda fino a Carfagna, le pagelle di un veterano

Quanto costa al Pd la scissione di Di Maio. Parla Ignazi

Il politologo: “Il Pd ora nuota in un mare di macerie. Con un centro affollato di ‘galli’ ed elettoralmente poco significativo. Tramonta il campo largo”. E sulla mossa del titolare della Farnesina: “Le scissioni non convengono mai a chi le provoca. E il simbolo nel quale gli elettori si riconoscono rimane in capo a Conte”

Centro, chi include e chi no. I metodi Mastella e Calenda a confronto

Di Giorgio Merlo

Se si vuole rompere il meccanismo dei partiti personali e della eccessiva e spietata personalizzazione della politica, la strada non può che essere quella della leadership diffusa da un lato e della pluralità delle culture politiche dall’altro. Una sorta di Margherita 4.0. L’analisi di Giorgio Merlo

Se in Italia il partito cinese perde pezzi

L’implosione dei Cinque Stelle con l’uscita dell’area moderata e atlantista ha anche riflessi internazionali. Va in frantumi un partito (trasversale) cinese in Italia già picconato da Draghi e da una parte del Pd. Dal 5G allo shopping, la posta in gioco per Pechino

Di Maio, l'Ucraina e le scelte irrimandabili

Una questione di tempo. Di fronte all’orrore della guerra russa e un posizionamento atlantico presidiato da Draghi, Di Maio ha preso una decisione irrevocabile. Pregi e rischi di una scissione in mezzo alla tempesta. Il corsivo di Joseph La Palombara

Phisikk du role - Divorzio all’italiana (imparino i francesi)

Di Maio ha avuto il doppio merito di rompere scegliendo un tema alto, di politica estera e facendo un’onesta abiura delle false credenze: il suo “uno non vale uno” è stato il più potente detonatore che potesse scegliere per far saltare il Movimento. La rubrica di Pino Pisicchio

La fine dei partiti nati dal basso. Carone legge l'addio di Di Maio

Il vero sottotesto di questa vicenda rimane un messaggio chiave a tutto il mondo politico, in questo caso anche fuori dall’Italia: l’uno non vale l’altro. E infatti il discorso di Di Maio sancisce la fine di un’era in cui l’attenzione andava alle esperienze dei partiti nati dal basso, in cui il mandato veniva concepito con un potenziale disvalore, con chiavi populiste e anti-estabilishment. L’analisi di Martina Carone, YouTrend e Università di Padova

Per capire come andrà la scissione, leggere Machiavelli. Il punto di Mayer

Oggi Di Maio è stato bombardato di attacchi dai suoi ex compagni di strada. Accantonare la demagogia dell’“uno vale uno” non sarà facile. Ma il leader del nuovo movimento dovrà dedicare il minimo di attenzione a ricandidature e terzo mandato e viceversa impegnare il massimo delle sue energie per aggregare talenti e appassionarli alla politica

Cari centristi, il Centro non esiste. Parola di Rotondi

In realtà cosa è il Centro? Helmut Kohl ne dava una meravigliosa definizione sociologica: “Il Centro non esiste, è solo il perimetro degli elettori che si spostano da una parte all’altra”. E allora cosa era la Democrazia cristiana? Non era il Centro e non si definiva tale, aveva al suo interno una destra, una sinistra, e cento sfumature di moderatismo. Ma non era il Centro

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