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Nella Lega e in Fratelli d’Italia si annidano alcuni scambisti. Nessuna sorpresa e nessuno scandalo. C’è qualcuno che crede, non da oggi, di potere ottenere l’autonomia differenziata appoggiando, meglio, non obiettando al premieratino di Giorgia Meloni. Meno incline a fare la scambista è la stessa Meloni, preoccupata, non da oggi, dalle conseguenze scarsamente prevedibili dell’attuazione dell’autonomia differenziata. In aggiunta a difficoltà, tensioni e conflitti sulle risorse e sulle attribuzioni di poteri, regioni forti entrerebbero in contrasto con un primo ministro rafforzato dall’elezione popolare. I più ottimisti, difficile dire quanto tecnicamente attrezzati, sostengono che lo scambio può essere evitato procedendo ad un coordinamento.

Nessuno, però, è intervenuto in maniera concreta e precisa a chiarire termini e modalità del coordinamento. Forse qualche parente di qualche governante sta già affilando le armi dei suoi saperi politici e costituzionali e verrà individuato al momento opportuno e premiato con una qualche carica appositamente create.

Uno che ha le idee chiare in materia è il leghista Luca Zaia, presidente della Regione Veneto: “Niente scambi di prigionieri [non capisco questa espressione, ma forse è del titolista del quotidiano che riporta le parole di Zaia. Semmai da scambiare sono gli ostaggi] tra premierato e autonomia [credo dovrebbe essere autonomie, al plurale, visto che sono “differenziate”], prima i cittadini poi le forme di governo”. Zaia, dunque, contrariamente a Meloni, sembra pensare che le forme di governo non concernano i cittadini, non influiscano sulle loro condizioni di vita. Strano, davvero, molto bizzarro visto che, invece, Meloni sostiene che l’elezione popolare diretta darà grande potere ai cittadini e che molto ritengono che le autonomie differenziate daranno potere ai governanti regionali non ai cittadini, comunque in forma molto indiretta. Per di più il potere dei governanti regionali Zaia vorrebbe ampliarlo con l’abolizione del limite dei mandati riforma per la quale Zaia non vede nessun inconveniente. Cito: “Se cambia il limite dei mandati per i presidenti di Regione non si crea nessuna cupola”. Chi sa cos’è la cupola di Zaia? Il problema, più che la concentrazione di potere, è l’incrostazione dei poteri. I democristiani, ex e post, dovrebbero averlo imparato. Si creano aggregazioni senza limiti e le innovazioni diventano rarissime, persino impossibili e i potenti senza limiti rischiano di essere oggetto di pratiche corruttive.

Attendo le espressioni di giubilo e di ammirazione provenienti in maniera tersa da Vincenzo De Luca, il presidente della Regione Campania. Senza limiti forse anche off-limits. Dopodiché, come si potrà suggerire il limite ai mandati anche per il primo ministro del premieratino? La precisazione di limiti, che per i capi di governi parlamentari non esistono (è il popolo a decidere chi premiare e chi cacciare) sarebbe segno di incoerenza, anzi un modo per surrettiziamente indebolirlo/a. Al secondo mandato potrebbe cominciare una vera e propria cacci al primo ministro non più rieleggibile. Insomma: scambiare, coordinare, forse, ricominciare meglio, cambiare molto? Comunque, diffidare sia degli scambisti, con scambi inevitabilmente sempre al ribasso, sia dei terribili semplificatori.

 

Autonomia per premierato. Pasquino mette in guardia da scambisti e semplificatori

“Niente scambi di prigionieri, prima i cittadini poi le forme di governo”, dice il governatore leghista Zaia. Che dunque, contrariamente a Meloni, sembra pensare che le seconde non influiscano sulle condizioni da vita dei primi. Il commento di Gianfranco Pasquino, accademico dei Lincei e professore emerito di Scienza politica

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