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Il mondo corre veloce verso le criptovalute, benché in ordine sparso. L’Europa, da parte sua, gioca la sua personalissima partita per l’euro digitale, moneta con corso legale, emessa dalla Banca centrale europea in formato elettronico. Sembra una criptovaluta, ma non lo è, è moneta sovrana a tutti gli effetti, dunque a basso, anzi zero, tasso di speculazione. E chi ha il chiavistello in mano è Piero Cipollone, che dal governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, ha preso in mano il testimone, ormai due anni orsono, di membro del Comitato esecutivo della Bce e promotore della messa a terra e in circolazione dell’euro digitale.

La tabella di marcia è chiara, nel giro di quattro anni l’euro digitale sarà fruibile dai consumatori e scambiabile dalle banche, diventando “pienamente operativo per la metà del 2029”, è la previsione dello stesso Cipollone, arrivata fa durante la conferenza Future of finance organizzata da Bloomberg per sostenere la causa della creazione di una versione digitalizzata della moneta comune. Sull’iter legislativo che porta all’euro digitale, l’Ecofin di Copenhagen ha segnato un netto passo avanti da parte dei governi. La procedura legislativa avanza, semmai, con più fatica al Parlamento europeo. Per questo, ipotizzando che l’europarlamento completi il suo dibattito per il primo trimestre del prossimo anno, la previsione che lo stesso Cipollone aveva fatto in precedenza di un accordo per la legge europea sull’euro digitale per il secondo trimestre del 2026 sarebbe ancora valida, anche se tirata.

Nel mentre, la Banca centrale europea ha diffuso il suo rapporto sulla moneta unica digitale. Che dà la cifra dello sforzo in atto a Francoforte in questa direzione. “Il panorama dei pagamenti in Europa sta attraversando una profonda trasformazione, con le transazioni digitali che stanno rapidamente diventando la norma. In questo contesto, l’Eurosistema sta sviluppando un euro digitale per garantire che tutti nell’area dell’euro continuino ad avere accesso a un mezzo di pagamento pubblico, affidabile e universalmente accettato, sia ora che in futuro. L’euro digitale non è solo una risposta al cambiamento tecnologico ma anche un investimento strategico nella sovranità monetaria, nella resilienza e nella capacità di innovazione dell’Europa, a sostegno di un mercato dei pagamenti competitivo e dell’inclusione finanziaria per tutti”, vi si legge.

Una prima conclusione. “La portata paneuropea dell’euro digitale garantirebbe un immediato accesso a tutti i consumatori e gli esercenti. Ciò porterebbe anche diversi vantaggi: ridurre la frammentazione del mercato, allineare i settori oltre i confini, sbloccare nuove opportunità commerciali che contribuiscono alla crescita dell’area dell’euro. D’altronde, l’euro digitale ha il potenziale per promuovere l’innovazione introducendo nuove funzionalità, favorendo la collaborazione tra il settore pubblico e quello privato e offrendo soluzioni pratiche per le situazioni di pagamento nella vita reale”. Insomma, l’euro digitale può stimolare l’ innovazione in tutta l’area dell’euro. Fondamentale sarà comunque la “collaborazione tra gli operatori di mercato, per liberare il potenziale innovativo dell’euro digitale. Questo impegno costante sarà essenziale per garantire che l’euro digitale sia sviluppato e implementato in modo da allinearsi alle esigenze del mercato, adattarsi e promuovere l’innovazione”.

L'Europa corre sull'euro digitale. La road map della Bce

Entro quattro anni, se non ci saranno intoppi o ripensamenti, la moneta sovrana formato elettronico potrà essere fruibile dai consumatori, dalle banche e dalle imprese. Un’operazione che punta a fermare l’avanzata delle criptovalute, mantenendo al contempo il passo coi tempi. Ecco che cosa dice l’ultimo rapporto di Francoforte

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