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A cavallo della festività del May Day il box-office cinese ha visto conquistare la vetta dei film più visti a “Il re del cielo”, 长空之王, inglesizzato in “Born tuo Fly”, un action di guerra molto simile a “Top Gun” per capirci – tanto che Google inserisce la query “Qual è il film cinese con Tom Cruise” tra le domande suggerite quando si cerca il titolo.

Di cosa si parla

Uscito il 28 aprile e prodotto da Han Han – ma con la partecipazione dell’Esercito di liberazione popolare (Pla) – il film racconta di piloti collaudatori che rischiano (e perdono) la vita per perfezionare un nuovo caccia stealth. L’aereo è necessario per combattere contro una potenza straniera che, anche se non definita, parla un inglese dall’accento americano.

Il film si apre con una scena simbolica e paradigmatica della narrazione nazionalista-vittimistica e militare cinese. I jet stranieri mandano in frantumi le finestre di alcuni edifici e scagliano in mare pescatori e operai cinesi con “un volo radente”, come diceva Maverick in Top Gun. Gli “aggressori” si scambiano un “well-done” inconfondibile (come Mav con Goose). Avvisati via radio che si trovano in un’area sotto la giurisdizione della Cina, gli stranieri replicano: “Possiamo andare e venire quando vogliamo”. Poi procedono a superare gli aerei obsoleti del Pla. Alla fine del film, gli intrusi ritornano, ma questa volta, il Pla dispone di jet avanzati e li respinge.

Narrazioni e interessi

Quel “andare e venire quando vogliamo” somiglia la messaggio americano che accompagna le Fonop, le operazioni di libera navigazione con cui i mezzi statunitensi passano attraverso le acque del Mar Cinese e dello Stretto di Taiwan, ignorando le rivendicazioni unilaterali di Pechino e sottolineando il carattere internazionale di quelle rotte. Missioni navali e aree sotto il motto del “free and open” Indo Pacifico che sono detestate dalla Repubblica popolare quasi a livello di un atto di guerra. L’evoluzione durante il film trasforma l’underdog cinese – posizione che Pechino tiene con relativa convinzione nei confronti dell’America, utile per sentimento di condivisione con quella parte di mondo sottosviluppato a cui rivolge la sua narrazione.

Born To Fly ritrae la Cina che supera l’arretratezza per combattere l’America uno contro uno: una storia molto più cruda di quanto finora visto nei film cinesi. Evidentemente Pechino ha intenzione di sfruttare anche questo ambiente di soft power per promuovere la linea che sembra caratterizzare questo terzo, storico mandato di Xi Jinping alla leadership del Partito, dunque dello Stato. Xi intende dimostrare al mondo che il suo Paese resta un attore impegnato per la pace e per l’armonia tra i popoli, a questo mirano le iniziative globali sulla sicurezza, sullo sviluppo e sulla civilizzazione. Ma allo stesso tempo in più di un’ occasione ha rimarcato la necessità di modernizzare le forze armate, perché vuole avere a disposizione anche un’efficace opzione militare – in qualsiasi caso dovesse essere utile.

È questo per esempio il mood che circonda il dossier Taiwan: l’annessione pensata da Pechino deve essere pacifica, frutto di un moto naturale (che poi naturale non è, perché mosso da infowar e propaganda costante) che sposti i taiwanesi verso il mainland. Ma se dovesse servire la forza, Xi vuole averla a disposizione. E vuole essere pronto il più presto possibile. Sotto questo punto di vista, Born To Fly è emblematico. L’evoluzione militare passa attraverso quella personale dei piloti del film, a cui viene detto che stanno combattendo contro un blocco tecnologico e una strategia di contenimento imposti da potenze straniere, una linea che riecheggia gli appelli di Xi all’autosufficienza.

Individuo, stato, partito

La vicenda personale del protagonista sembra ripresa dai video motivazionali che circolano su TikTok (in Cina) pensati come propaganda filo-governativa e nazionalista. Xi stesso ha tenuto svariati discorsi ai giovani in cui ha enfatizzato la disciplina, deplorato la mollezza, osannato lo spirito di dedizione (individuale e per lo stato). Per capirci: quando il giovane protagonista viene ferito, i genitori gli chiedono di lasciare la carriera militare; si lamentano del suo precedente rifiuto di un’offerta di studio all’estero e dubitano che la Cina possa mai eguagliare gli aerei occidentali. Lui, l’eroe del film e della narrazione, li rimprovera e rivendica il ruolo che la sua generazione ha nel ridare fiducia alla Cina.

Born To Fly è un film pensato per essere proiettato non solo nelle sale cinematografiche. Probabilmente in futuro le autorità cinesi lo faranno vedere agli studenti, ai membri del Partito e nelle sedi delle associazioni locali. Lo useranno per iniziare a sdoganare un concetto feroce: la missione delle forze armate cinesi è quella di diventare tecnologicamente fortissime per poter primeggiare su una potenza straniera che parla con accento americano. Dopo che per anni il cinema statunitense ha cercato di escludere i cinesi dalla lista dei cattivi, prendendosela con signori della guerra ex sovietici e terroristi di varia natura, ora sono i cinesi a inserire una potenza anglofono come nemico da sconfiggere.

Il Top Gun cinese che se la prende con gli americani

Born To Fly è un film che segna un momento: da Pechino iniziano a uscire allo scoperto direttrici narrative (pensate per catturare l’attenzione delle collettività) che indicano una potenza straniera con accento americano come il nemico da sconfiggere grazie alla dedizione per la patria dell’eroe di turno

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