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L’entrata della Finlandia nella Nato, cui potrebbe far presto seguito quella della Svezia, comporta un netto spostamento del baricentro militare dell’alleanza. E non semplicemente per i 1340 km di confine che il paese scandinavo ha con la Federazione Russa, i quali comportano un effettivo raddoppiamento della frontiera diretta tra l’Alleanza atlantica e la Russia rispetto al periodo precedente l’aprile 2023. L’accesso di Helsinki infatti espande enormemente la linea di contatto tra la Nato e Mosca nell’Artico, una regione considerata cruciale a causa della sua rilevanza strategica ed economica, rilevanza che col passare del tempo continua ad aumentare.

Immediatamente dopo la sua ammissione ufficiale, la Finlandia ha iniziato a rinforzare le proprie difese ai confini con la Russia, ponendo particolare attenzione alle province settentrionali. Già nell’aprile 2023 Helsinki ha iniziato la costruzione di una barriera di filo spinato nell’area di Imatra con lo scopo di impedire il passaggio illegale dei richiedenti asilo, e di prevenire che Mosca possa utilizzarli nuovamente come strumento di pressione al pari di quanto fatto in passato.

Contemporaneamente, un ampio progetto di costruzione e rinnovamento infrastrutturale intorno è stato messo in moto, con lo scopo di integrare i sistemi di comunicazione preesistenti costruiti dai singoli paesi. In questo modo, si mira a garantire un collegamento diretto dalle coste atlantiche della Norvegia (più facilmente raggiungibili dai convogli alleati provenienti da oltreoceano) fino alla regione artica, fulcro di un eventuale confronto armato tra l’Alleanza e la Russia, anche in seguito all’inizio degli scontri.

Il controllo dell’artico permetterebbe infatti alle Forze Armate di Mosca di interdire l’accesso nemico al Mare di Barents e di minacciare direttamente il cosiddetto Giuk Gap (l’area dell’atlantico che collega Gran Bretagna, Islanda e Groenlandia), vitale per l’afflusso di rinforzi e rifornimenti dal continente americano a quello europeo. In caso di conflitto, il ruolo della Finlandia all’interno della strategia di teatro della Nato sarebbe proprio quello di impedire che ciò accada.

Tuttavia, allo stato attuale sarebbe molto difficile per Helsinki e per l’Alleanza Atlantica arrivare a una facile vittoria nella regione. Secondo le stime del Finnish Institute of International Affairs, le forze armate occidentali sono militarmente indietro di circa 10 anni rispetto alla controparte russa nell’Artico.

Sin dai tempi della Guerra Fredda, l’Unione Sovietica ha dedicato importanti risorse allo sviluppo militare dei suoi territori artici; dopo averli trascurati per un breve periodo al momento della transizione post-comunista, Mosca ha rapidamente riscoperto l’importanza di queste zone. Nucleo della postura militare russa nel settore è la Penisola di Kola, secondo il concetto sovietico di “bastione” (o “santuario”): una roccaforte virtualmente inespugnabile capace di fungere da rifugio sicuro per i sottomarini con missili balistici a propulsione nucleare (Ssbn). Grazie al suo equipaggiamento militare, questo bastione è in grado di fornire sia una difesa interna, garantendo un controllo militare del territorio, che una difesa esterna grazie alla capacità “anti-access/area denial”. I porti della penisola fungono da base per la Flotta del Nord, punta di diamante della Marina Russa e chiave di volta del sistema di deterrenza nucleare di Mosca.

Consapevole dell’importanza di colmare questo divario, la Finlandia si è già messa all’opera. Oltre agli sviluppi infrastrutturali già menzionati, Helsinki ha stanziato 150 milioni di euro per il rinnovamento della base aerea di Rovaniemi, che dovrebbe ospitare i caccia multiruolo F-35 al momento della loro consegna nel 2026. Inoltre, nel maggio scorso la Finlandia ha ospitato la sua prima esercitazione militare come membro della Nato in uno dei più grandi campi di addestramento di artiglieria d’Europa, a 25 km a nord del Circolo Polare Artico. Per queste manovre, più di 1000 uomini provenienti da Stati Uniti, Gran Bretagna, Norvegia e Svezia si sono uniti a più di 6500 effettivi finlandesi.

Sebastian Bruns, senior researcher in sicurezza marittima presso il Kiel University’s Institute for Security Policy, commenta lapidario: “Mi sembra che dobbiamo recuperare un po’ di tempo, perché negli ultimi 25 anni non ci siamo mossi in modo adeguato”.

Nell'Artico Helsinki si prepara al confronto militare con la Russia

L’entrata della Finlandia nell’Alleanza Atlantica riporta in auge il confronto militare nella regione artica, esattamente come durante la Guerra Fredda. Helsinki lancia un programma di rafforzamento delle difese nel settore, così da contrastare efficacemente i “bastioni” avversari

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