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Mentre quattro anni fa il partito conservatore greco di Nea Dimokratia doveva “sanare” gli effetti collaterali del memorandum imposto alla Grecia dalla troika, oggi la prospettiva è decisamente un’altra: i mercati e gli investitori internazionali sono favorevolmente impressionati dalla continuità politica che apre, plasticamente, una fase del tutto nuova per il Paese, con la possibilità di raccontare l’exploit dei bond greci e di sfruttare il dossier energetico anche in chiave geopolitica, oltre che meramente economica.

Questo lo scenario in cui si svolgono oggi le seconde elezioni politiche in Grecia, dopo che al primo turno un mese fa il premier uscente Kyriakos Mitsotakis aveva sì staccato di 20 punti Alexis Tsipras, vincendo, ma con l’impossibilità di una maggioranza in grado di governare. Oggi gli sarà sufficiente confermare il risultato di 30 giorni fa per ottenere il premio di maggioranza e bissare il mandato da premier.

Quale continuità

Perché è importante il tema della continuità politica e programmatica nel Paese? Per due ragioni di fondo che rispondono al nome di finanze e geopolitica.

La prima concerne un fattore assolutamente inaspettato fino a un lustro fa: i titoli greci sono stati la sorpresa assoluta dell’Europa, come ammesso da Goldman Sachs e Bank of America. Ovvero, il governo Mitsotakis è riuscito, con mille difficoltà, a rispettare i parametri europei, tornare sui mercati al fine di autofinanziarsi, procedere speditamente sulla strada delle riforme, ma senza tagliare la spesa sociale.

Anzi da un lato ci sono stati vari interventi mirati per le classi deboli e, dall’altro, politiche di ampio respiro per attirare gli investitori internazionali: il nuovo stabilimento Pfizer a Salonicco o il laboratorio ateniese di Tesla sono solo due esempi di questa impostazione, che continua con la fusione tra Marinakis e Ross. 

Le obbligazioni greche sono vicinissime ai livelli di cui godono i Paesi con le migliori performance continentali, con la prospettiva che lo spread tra Grecia e Spagna possa verosimilmente azzerarsi. Ciò significa che il profilo del debito ellenico è migliorato sensibilmente, mentre il Paese gode del sostegno dei fondi europei. Inoltre il governo ha puntato molto (anche comunicativamente) sul settore economico, in quanto perno centrale in grado di influenzare tutte le altre dinamiche strategiche.

Energia e difesa

Il riferimento è alla geopolitica, che abbraccia due sotto-ambiti come energia e difesa. Lo sfruttamento dei nuovi giacimenti del Mediterraneo orientale, accanto al rafforzamento della sicurezza su Tap e Igb, fanno della Grecia un player riconosciuto, reso ancora più rilevante dall’accordo di difesa siglato con gli Usa. Esso comprende l’uso di quattro basi elleniche, il raddoppio della base som di Souda Bay a Creta, l’arrivo entro il 2028 dei primi F-35 e la presenza costante della sesta flotta americana nell’Egeo, anche per via della presenza di un porto utile anche alla Nato come quello di Alexandroupolis.

Altro asse è in piedi con la Francia (che ha venduto 18 caccia Rafale alla Grecia) e con il Medio oriente e l’Indopacifico, anche per bilanciare le continue intemperanze con la Turchia e le policies comuni sui nuovi gasdotti. 

Più in generale, il secondo mandato di Mitsotakis se conferma la postura euroatlantica e l’apporto in seno alla Nato e all’Ue, offre la possibilità concreta di completare il processo di trasformazione della Grecia, così da affiancare al turismo che vale il 20% del Pil altre voci interessanti, come gas, difesa, Ict, green (da mesi è operativa la prima isola completamente ecologica).

Il macrotema su cui anche le agenzie di rating hanno da tempo ragionato riguarda la rottura tra la crisi del debito e lo scatto in avanti concretizzatosi in una vocazione internazionale, con le alleanze storiche nell’alveo dell’atlantismo e le nuove interlocuzioni con i paesi del golfo e con Israele: questo il marchio di fabbrica imposto da Mitsotakis, tanto alla diplomazia quanto alle imprese.

@FDepalo

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