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“Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti”. Era il 19 Agosto 2000, un momento storico che certamente ha dato fiducia ai tanti giovani che hanno ascoltato il testamento spirituale di Giovanni Paolo II. Questo concetto esprime bene a cosa ambisce la sostenibilità. Non a divisioni, ma ad un superamento di una visione “fortemente egoistica” in cui occorre superare un grande dilemma: siamo disposti a sacrificare qualcosa nel presente per il bene delle generazioni future? Siamo in grado di rinunciare a qualcosa per consentire ai giovani di oggi di avere opportunità nel presente?

Il tema della sostenibilità è entrato nelle agende governative di diversi Paesi, con il Green Deal europeo che mira a farci diventare il primo continente a impatto climatico zero. Tuttavia alcune scelte rischiano di far allontanare i cittadini da questo cambiamento, poiché si rischia di far passare l’immagine di una sostenibilità che guarda solo alla dimensione ambientale o di essere accessibile solo ad alcune classi sociali. La transizione deve procedere anche verso scelte in cui non diventiamo dipendenti da altri continenti e in cui ci sia un reale cambiamento nelle abitudini di consumo. Ad esempio, quanti di noi sono disposti a non caricare il proprio smartphone perché l’energia proviene da fonti fossili? Quanti di noi sono disposti a portarsi a casa il cibo che non consumano in un ristorante? Quanti di noi sono disposti ad usare il proprio tempo per ascoltare le problematiche di chi ci chiede un supporto umano? Occorre quindi un cambiamento culturale, ma senza far passare il messaggio che dobbiamo rinunciare a qualcosa. L’idea è quella di ottimizzare le risorse di cui disponiamo.

In un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Scientific Reports emerge come l’educazione sostenibile e la fiducia nei giovani possono essere identificati come elementi costitutivi della società futura. Lo studio, incentrato sulle riflessioni e le opinioni di studenti universitari, evidenzia che: i) i giovani sono fortemente interessati alla sostenibilità, ma lo considerano un tema molto complesso; ii) associano i prodotti/servizi sostenibili a prezzi più alti, che non sempre possono permettersi; iii) non è necessariamente riconosciuta una disponibilità a pagare più alta per i prodotti con una certificazione sostenibile; iv) si è favorevoli a tassare le imprese e i cittadini per i comportamenti non sostenibili; v) il tema dell’indipendenza energetica richiede lo sviluppo delle rinnovabili unito ad interventi di efficienza energetica; vi) si riconosce un valore economico maggiore all’energia se ottenuta da fonti verdi; vii) i sussidi sono ritenuti necessari, in particolare un bonus per la produzione e l’autoconsumo di energia verde; viii) le comunità energetiche sono centrali per la transizione verde; ix) occorre cambiare le abitudini dei consumatori ed (x) è utile favorire lo sviluppo di nuove figure professionali.

I giovani hanno bisogno di fiducia, di sentirsi parte attiva del cambiamento, di essere responsabilizzati, di essere risolutori di problemi attuali. Istituire una giornata in cui ciò gli viene ricordato unito ad impegni quotidiani in cui dialoghiamo con loro per costruire una società civile migliore. Perché “questo chiasso ha sentito Roma e non lo dimenticherà mai”.

Immagine: RawPixel

Sani

Educazione green e fiducia nei giovani, pilastro della futura società civile

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