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Con il ritorno sulla Luna come obiettivo primario della missione Artemis III, la Nasa ha riaggiornato e selezionato nove aree candidate attorno al Polo Sud lunare come potenziali siti di atterraggio (Peak near Cabeus B, Haworth, Malapert Massif, Mons Mouton Plateau, Mons Mouton, Nobile Rim 1, Nobile Rim 2, de Gerlache Rim 2 e Slater Plain). Questa regione, mai esplorata da missioni con equipaggio, offre opportunità uniche, con terreni antichi e zone permanentemente ombreggiate, che potrebbero contenere risorse preziose come l’acqua. “Artemis riporterà l’umanità sulla Luna visitando aree inesplorate”, ha dichiarato Lakiesha Hawkins della Moon to Mars program office. Le missioni Artemis, quindi, non rappresentano solo un ritorno simbolico sul satellite, ma mirano a costruire le fondamenta per esplorazioni scientifiche a lungo termine, preparando l’umanità per future spedizioni su Marte.

Parallelamente, la Nasa compie progressi per scrutare l’universo più lontano con il telescopio spaziale Nancy Grace Roman, la cui missione sarà il culmine di anni di innovazione e collaborazione. Un componente chiave di questa missione, il Roman Coronagraph, recentemente integrato presso il Nasa Goddard Space Flight Center, rappresenta un’avanguardia tecnologica nella ricerca di pianeti abitabili e potenzialmente di segni di vita oltre la Terra. Il Coronagraph, sviluppato con il contributo di partner internazionali, come l’Esa, Jaxa, e il Cnes, è una dimostrazione tecnologica che consentirà al Roman Telescope di ridurre l’abbagliamento delle stelle ospiti e osservare direttamente esopianeti.

L’importanza di questa tecnologia è stata evidenziata da Rob Zellem, scienziato del progetto Roman: “Il Roman Coronagraph sarà un trampolino di lancio, aprendo la strada a tecnologie che in futuro ci permetteranno di cercare pianeti simili alla Terra”. L’impiego di queste innovazioni consentirà alla Nasa di fare un passo cruciale verso l’obiettivo di identificare ambienti abitabili e proseguire nello studio di esopianeti e dell’energia oscura.

Mentre la Nasa continua a pianificare il ritorno sulla Luna e avanza nelle tecnologie per l’osservazione spaziale, il suo impegno sottolinea una visione più ampia: costruire una presenza umana stabile nello spazio. La scelta dei luoghi di atterraggio per Artemis III rappresenta un’evoluzione rispetto alle missioni Apollo, come ha osservato Sarah Noble della Nasa: “Il Polo Sud della Luna è un ambiente completamente diverso rispetto alle nostre missioni passate,” affermando che questo contesto geologico potrebbe rivelare nuovi segreti sulla storia del sistema solare.

Con Artemis, la Nasa prevede non solo l’atterraggio dei primi astronauti in quest’area inospitale ma anche l’esplorazione di terreni che potrebbero essere ricchi di risorse utili per la sopravvivenza umana. Allo stesso tempo, il telescopio Roman, con il suo coronografo all’avanguardia, si prepara a scrutare il cielo in cerca di altri mondi, costruendo le basi per una nuova era di scoperta e comprensione cosmica. Questi passi riflettono il duplice obiettivo dell’agenzia: espandere la presenza umana nel sistema solare e promuovere la ricerca scientifica che potrebbe, un giorno, rispondere alla più grande delle domande umane.

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Con il programma Artemis e il telescopio Roman, la Nasa avanza verso una strategia di esplorazione spaziale focalizzata sia sulla ricerca scientifica che sull’identificazione di risorse extraterrestri. Dalla Luna alla ricerca di mondi abitabili, l’obiettivo è quello di costruire le basi per una presenza umana oltre la Terra, affrontando le sfide scientifiche e logistiche che ciò comporta

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