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“L’uccello è stato liberato”. La trattativa tra Elon Musk e Twitter è terminata con l’acquisizione del tycoon sudafricano del social network, al prezzo stabilito il 4 aprile scorso: 54,20 dollari ad azione per un totale di 44 miliardi di dollari. Nonostante le tante giravolte del proprietario di Tesla e SpaceX, alla fine si è quindi tornati all’offerta iniziale e questo non può che essere una vittoria dell’ormai ex amministratore delegato della piattaforma, Parag Agrawal.

Tutte le puntate della telenovela sono state dettagliatamente raccontate su questo sito, ma adesso è iniziata una nuova storia. Con delle novità importanti. La prima riguarda il fatto che Musk si è già promosso a Ceo – o Chief Twit come si è auto definito – e, di conseguenza, ha deciso di mandare a casa Agrawal. La stessa sorte è toccata al Cfo Ned Segal, così come al capo del dipartimento legal policy, trust e sicurezza Vijaya Gadde e al general counsel Sean Edgett.

Il primo regalo che il multimiliardario di Pretoria ha donato alla sua nuova società è stato un lavandino, che ha portato ieri nella sede di San Francisco. “Let it sink in”, ovvero fatevene una ragione (con il gioco di parole sink=lavandino), con un video pubblicato su Twitter. Sempre sul suo account si è mostrato in perfetta sintonia con i dipendenti, con i quali si è fermato a prendere un caffè. Probabilmente non basterà una bevanda calda a tranquillizzare le 7.500 persone che leggono le indiscrezioni sui licenziamenti. Sono state confermate ancora una volta da Musk stesso, ma con la promessa che il taglio non sarà del 75% della forza lavoro.

L’altra grande questione riguardava i famosi bot, su cui Musk ha puntato i piedi con il rischio di mandare all’aria tutta la trattativa. Twitter aveva risposto con una percentuale che si poteva avvicinare alla realtà (5%), ma l’acquirente voleva maggiore precisione. Il problema a quanto pare non era di vitale importanza, visto che la trattativa si è conclusa ugualmente e così come si immaginava già quasi sette mesi fa.

L’obiettivo è quello di creare una super app, in cui l’utente può svolgere qualsiasi attività. Che sia lo shopping o il trasferimento di denaro, oltre al mero ruolo di social network che già svolge Twitter, servono utenti sempre attivi ma soprattutto reali. Quelli più attivi sono solo il 10%, ma allo stesso tempo generano il 90% di tutti i tweet e il 50% dei ricavi della piattaforma.

Da vedere, invece, cosa deciderà Musk con gli account bannati. L’idea di riportare Donald Trump dentro Twitter, dopo la sua esclusione a causa del ruolo svolto dall’ex presidente nell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, è naufragata per il volere del diretto interessato, che nel mentre si è già aperto la sua piattaforma, Truth. Questo potrebbe non rappresentare un problema, perché entrambi condividono la stessa concezione di libertà di parola e potrebbero rappresentare un asse da tener d’occhio. Ancor di più se a loro aggiungiamo il nuovo arrivato, Kanye West, pronto a rilevare Parler con il quale si potrebbe andare a formare la triade del free speech.

Tutto questo sarà oggetto di discussioni future. Al momento, la notizia certa e sicura (questa volta anche ufficiale) è che Twitter ha un nuovo proprietario. Agrawal durante tutti questi mesi ha parlato sempre a mezza bocca della trattativa, senza fare drammi o accusare Musk del suo comportamento a dir poco ondivago – anche quando avrebbe avuto tutte le ragioni – e senza sbilanciarsi mai. Ha sempre mantenuto il basso profilo, affidandosi alla realtà oggettiva e, quindi, non ponendosi troppi problemi nel portare Musk in tribunale visto che la ragione era tutta o quasi dalla parte del Board di Twitter.

Soprattutto, l’ex Ceo è riuscito laddove tanti altri suoi omologhi al momento non arrivano. Tenendo duro, è riuscito a portare a casa i 44 miliardi di dollari che Musk aveva offerto nell’incredulità generale. La cifra è altissima anche per un social network della portata di Twitter, tanto che in molti credevano che i tentennamenti del tycoon potessero essere una mossa intelligente per pagare la penale prevista nel pre accordo (pari a 1 miliardi di dollari) per poi ripresentarsi dopo qualche tempo con un’offerta molto più bassa. Invece, mentre il mondo tech cade a picco, Agrawal ha incassato il bottino pieno. Come ha twittato il professor Scott Galloway, l’intera storia potrebbe essere riassunta così: “Oggi Parag ha guadagnato 42 milioni ed Elon ha perso 33 miliardi. Let it sink in”.

Musk e un lavandino da 44 miliardi di dollari

Dopo quasi sette mesi di tira e molla, il tycoon acquista la piattaforma al prezzo che aveva inizialmente proposto (44 miliardi di dollari). Ora si parla di licenziamenti, del numero di bot e di come intende realizzare la super app che ha in mente. Per ora, l’unico vincitore è l’ex ceo Parag Agrawal, mandato a casa dopo un anno ma con in tasca 42 milioni di dollari

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