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Non è certamente la prima volta che l’Italia alza la voce contro la Banca centrale europea. Rea (qui l’intervista all’economista Giorgio Barba Navaretti) di averci preso un certo gusto nell’alzare il costo del denaro. E questo, nonostante un’inflazione che almeno in Europa è figlia più della guerra che della domanda. E nonostante la crescita, sempre nel Vecchio continente, sia così fragile da vacillare al primo colpo di vento. Nei giorni scorsi il governo italiano, per bocca del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha lanciato l’allarme: se Francoforte sui tassi non rallenterà il passo, per l’Italia e il suo debito saranno guai grossi.

Questo lo sanno bene anche in Bankitalia. Via Nazionale non è alla prima uscita contro l’Eurotower. Più volte il governatore Ignazio Visco ha chiesto alla Bce di essere prudente, cauta, sul terreno dei tassi. Un appello fino ad oggi inascoltato, come dimostrano le redenti indicazioni della stessa Banca centrale, che punta a portare il costo del denaro al 4%, entro fine 2023. Ma Visco, non demorde e rilancia. E in occasione della XIV conferenza Maeci-Bankitalia, ha ribadito il suo pensiero.

“Non apprezzo le dichiarazioni dei miei colleghi sui rialzi prolungati dei tassi”, ha sottolineato Visco, in chiaro riferimento a quei banchieri centrali, tedeschi in testa, che vogliono una stretta a oltranza. “Anche se la politica monetaria ha finora avuto successo nello stabilizzare le aspettative, la grave situazione geopolitica rende molto difficile prevedere i futuri andamenti macroeconomici. La politica monetaria dovrà quindi continuare a muoversi con prudenza, facendosi guidare dai dati senza mettere a rischio la stabilità finanziaria e minimizzando gli effetti negativi sull’ancora fragile ripresa”, ha aggiunto.

D’altronde, ha spiegato il governatore, “l’accelerazione della crescita dei prezzi ha imposto, dalla fine del 2021, un deciso cambio di orientamento della politica monetaria della Banca centrale europea. Dapprima abbiamo annunciato la riduzione degli acquisti netti di titoli. Nel corso del 2022 il processo ha necessariamente accelerato, evitando però variazioni eccessivamente brusche delle condizioni monetarie, anche alla luce dell`incertezza causata dall’invasione dell’Ucraina. Dal luglio scorso ad oggi, partendo da livelli particolarmente bassi, addirittura negativi per i depositi delle banche presso la banca centrale, i tassi di riferimento sono stati innalzati per complessivi 300 punti base ed è già stata espressa l’intenzione di accrescerli ancora di 50 punti nella riunione che terremo la prossima settimana”.

Per tutti questi motivi, “bisogna evitare di mettere a rischio la stabilità finanziaria e minimizzando gli effetti negativi sull`ancora fragile ripresa. Sarà però necessario evitare che lo shock di offerta, che il drammatico conflitto in Ucraina ha reso ben più persistente di quanto inizialmente previsto, dia luogo nel complesso dell’area dell’euro ad aumenti dei costi del lavoro e dei margini di profitto non coerenti con il ritorno in tempi sufficientemente rapidi all’obiettivo di stabilità dei prezzi”. Qualcuno ci sentirà questa volta?

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