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Fisco, Pnrr, agenda Draghi. Ma soprattutto rinnovamento e crescita. Il terzo polo si presenta con un programma ambizioso che da gambe a un progetto, altrettanto ambizioso, che esce dallo schema del bipolarismo. La scommessa di Matteo Renzi è stata illustrata questa mattina in conferenza stampa dai maggiorenti dei due partiti coinvolti. A margine dell’incontro, formiche.net ha intervistato il deputato di Italia Viva, fedelissimo del leader, Luigi Marattin.

Quali sono i punti di forza del programma nazionale di Italia Viva? Ci sarà una ‘ripresa’ dell’agenda Draghi?

La parte più importante del programma Italia sul Serio è la prima pagina. Lì abbiamo scritto quali sono i nostri valori, e qual è la nostra analisi sui problemi dell’Italia. È la carta d’identità, il filtro attraverso cui leggere le successive 60 pagine e le decine di proposte concrete che facciamo. Non voglio togliervi la sorpresa, andatevela a leggere. Una delle declinazioni che preferisco, per ovvie ragioni, è quella fiscale. Il fisco è l’emblema del problema italiano: terreno di battaglia da decenni di opposti populismi chiacchieroni e inconcludenti. A destra c’è chi ogni giorno spara la balla più grossa, come nell’incredibile caso della flat tax che poi – quando vai a leggere – in realtà è un sistema a 18 aliquote. A sinistra chi è ancora a rimorchio delle prediche di Vincenzo Visco, che guardano al mondo degli Anni 70, nella migliore delle ipotesi. E nel frattempo, famiglie e imprese hanno ancora a che fare con un fisco tra i più complessi del mondo, iniquo ed inefficace. Noi abbiamo presentato un programma dettagliato di riforma realistica e credibile del nostro sistema fiscale, attraverso un’azione coordinata sulle principali imposte (Irpef, Irap, Ires e Iva) e su tutta la filiera del sistema, dal tax design fino a riscossione e giustizia tributaria. Il tutto indicando chiaramente le coperture, in dettaglio. Vedremo se gli italiani premieranno la concretezza e la serietà o se preferiranno premiare chi sa parlare di fisco solo in campagna elettorale, dimenticando che nessun manifesto e nessuno slogan orecchiabile hanno mai cambiato la busta paga di un lavoratore o il bilancio di una piccola impresa.

Le imprese e le famiglie chiedono in particolare misure per calmierare i costi energetici, interventi sul reperimento delle materie prime e blocco dei rincari. Che idee avete su questi fronti?

L’extra-gettito del 2022, secondo i primi dati molto consistente, può essere usato per consentire a chi lo vuole di erogare nell’ultimo trimestre una mensilità in più, pesantemente detassata. Così si rimettono un po’ di soldi in tasca alle famiglie, per contrastare l’inflazione nell’ultima parte dell’anno. Altre misure riguardano l’aumento della produzione di gas nazionale, sciaguratamente interrotta dai populisti negli anni scorsi. E infine continuare la battaglia per un price cap europeo, nei confronti del gas importato. Una battaglia in cui sarebbe stato cruciale avere la competenze e l’influenza internazionale di Mario Draghi, che invece un mese fa è stato disgraziatamente disarcionato dal populismo di M5S, Lega e Forza Italia.

Uno dei primi grossi scogli che dovrà affrontare il prossimo governo sarà la legge Finanziaria. Quali le incognite e gli elementi da tenere in considerazione?

Il prossimo anno l’effetto-rimbalzo della crescita post-Covid si esaurirà, e tutte le stime al momento ci riportano ai livelli di crescita dello “zero-virgola”. Per evitarlo, serve innanzitutto un miglioramento del clima internazionale: in primis normalizzazione (se non proprio conclusione, come tutti speriamo) della crisi in Ucraina e fine della fiammata inflattiva e conseguente stabilizzazione dei livelli dei tassi di interesse. Poi veniamo alle scelte domestiche: il prossimo anno sarà il primo nel quale gli obiettivi Pnrr non saranno preliminari (come lo sono stati l’anno scorso) o abbastanza generici (come quest’anno) ma richiederanno veri e propri risultati. Tradotto: non solo più bandi, ma cantieri aperti e magari pure finiti. Quindi ogni energia dovrà essere rivolta alla realizzazione del Pnrr. Con un governo che abbia la credibilità e l’esperienza necessaria per saper cogliere questa enorme sfida.

Che cosa rappresenta il terzo polo come offerta politica nella compagine nazionale?

Rappresenta l’embrione di quel partito liberal-democratico e riformista (lontano da conservatorismi e populismi di destra e di sinistra) capace di interpretare le migliori energie dell’Italia. Quelle che finora si sono sentite escluse perché mortificate dalla cronica mancanza di meritocrazia del nostro paese; quelle che pensano che la globalizzazione – se governata – presenti ancora molte più opportunità che rischi; quelle che pensano che ad essere redistribuite debbano essere soprattutto le opportunità, in un paese a bassissima mobilità sociale come il nostro; quelle che pensano che nella scuola non dobbiamo appiattire tutti sullo stesso livello ma premiare gli insegnanti migliori; quelle che pensano che la valutazione di un dipendente pubblico (persino se un magistrato!) non sia una bestemmia, ma la garanzia irrinunciabile di qualità del servizio per i cittadini; quelle che pensano che l’Italia non abbia bisogno di “più Stato” ma di “meglio Stato”, e che occorra costruire il mercato come strumento di democrazia economica e di allargamento di opportunità per imprese e consumatori. Tutto questo, finora, è stato sparso all’interno di due coalizioni che per 30 anni sono state unite non da un coerente progetto di governo della società italiana, ma dal solo obiettivo di “non far vincere quegli altri”.

Come sono i rapporti con gli alleati?

Se per alleati intende Azione, non sono alleati. Sono i partner di una nuova avventura, che dopo le elezioni avrà gruppi parlamentari unici e che costruirà il partito liberal-democratico. In passato ci sono stati screzi, ma pari a circa un millesimo di quelli che ci sono tra Forza Italia e Lega, tra Lega e FdI o all’interno di quella variegatissima alleanza di sinistra in cui non ne trovi tre che la pensino allo stesso modo su un qualsiasi argomento.

Dopo la compilazione delle liste, nel Pd si è scatenato il caos. Prevede tanti delusi anche tra di voi? Con che criterio saranno compilati gli elenchi dei candidati nei diversi collegi sui territori?

La riduzione del numero dei parlamentari (e i movimenti di consenso tra i partiti, che in questi anni sono estremamente volatili) rende inevitabile in tutti i partiti il dover fare delle scelte, con la sola eccezione di Fratelli d’Italia che nel 2018 aveva il 4% e ora si trova a gestire un consenso pari ad un multiplo di quel numero (vedremo poi esattamente che tipo di multiplo…). Sarà inevitabile quindi avere scontenti o critici dei metodi e dei criteri adottati. La scelta dei quali, con questa legge elettorale che tutti criticano ma che tutti si sono anche ben guardati dal toccare, spetta ai leader di partito.

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“Il terzo polo rappresenta l’embrione di quel partito liberal-democratico e riformista capace di interpretare le migliori energie dell’Italia”, ha detto Marattin dopo la presentazione odierna del programma di Azione e Italia Viva. Tutti i dettagli

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