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Nelle ore trascorse Matteo Salvini è comparso nelle case degli italiani, dagli schermi del TG1, davanti a una selva di immagini sacre più fitta di quelle che si vedono in molti santuari. Quella coreografia è stata proposta poche ore dopo l’indizione delle elezioni e quindi è parsa indicare il “programma valoriale” che il leader della Lega intende comunicare agli italiani. Il senatore Matteo Salvini ci ha abituato all’uso dei simboli religiosi in piazze politiche, e oggi un tale profluvio di immagini sacre non può non riguardare qualcosa di profondo. La questione è stata notata e commentata; alcuni l’hanno letta, comprensibilmente, come una candidatura al Ministero dell’Interno, visto che i riferimenti alla sicurezza sono già balzati in primo piano e proprio il rosario, simbolo mariano molto noto, coincise con la stagione della sua esperienza al Viminale. Ma cosa c’entra Maria con il no agli immigrati? E le aperture alla Russia, oggi caratterizzata dalla teologia del “mondo russo”, sono ravvisabili in quell’immagine che a me è apparsa riprodurre un’icona ortodossa? L’ortodossia non è solo russa, ma a Mosca si tinge di tinte anti-occidentali, in termini così marcati da essere stati più volte applauditi dall’ayatollah Khameni. Dunque?

Volendo soffermare la nostra attenzione solo su questo, la centralità del fatto religioso, Maria come simbolo di un impegno anti-islamico e quindi anti-migranti e Maria come simbolo di comprensione con la nuova Russia, la decifrazione di quei simboli può indicare una strategia politica o elettorale?

La Maria anti-migranti di anni fa può forse assumere un senso ancor più vasto, che propone la sicurezza anche come rifiuto di un Occidente corrotto e consumista? Sappiamo tutti che nell’odierna visione dell’ortodossia russa c’è anche la difesa della famiglia tradizionale, che sebbene non sembri di casa per molti leader anche del centrodestra, è però il cuore del messaggio: no agli immigrati, no alle unione gay. Eppure il cuore del messaggio tradizionalista che soffia da Mosca è un altro: le vostre società sono corrotte, i vostri costumi sono lascivi, la vostra cultura è in crisi. Tutto questo non si può riassumere in un no agli omosessuali. Questa visione dice anche no all’aborto, come si fa in America, no al divorzio, no alla pillola. E non basta ancora, perché è l’idea di Stato al centro della visione proposta da Kirill; lo Stato è tutto, l’individuo non può contare. Lo Stato riassume in sé tutta la società.  Nella teologia russa di oggi non si discetta di una mano pubblica in economia, ma di uno Stato totale.

Tutto questo sarebbe coerente con la Madonna del no ai migranti. È la Madonna di Lepanto, cioè quella nel cui nome l’attuale rosario è stato tutto sommato definito durante le novene contro i turchi, prima della battaglia di Lepanto. Questa visione mariana non è inventata da Salvini, la Festa della Beata Vergine del Rosario ricorre infatti proprio il 7 ottobre, il giorno della battaglia di Lepanto.

Ma se si vuole rimanere materialmente ai tempi della battaglia di Lepanto, allora non basta dire che si è contro il Concilio Vaticano II, ma anche contro la separazione tra Stato e Chiesa, che quella Chiesa riteneva pura follia, come la stessa libertà di coscienza. Il potere politico traeva la sua unica legittimità da quello religioso. Se Maria fosse quella dei tempi della battaglia di Lepanto anche il resto dovrebbe seguire quella visione.

Il senso di fondo, forse, si intuisce scorgendo un  simbolo chiaramente riconoscibile nel mondo simbolico evidenziato alle spalle di Matteo Salvini, quello di San Giorgio che uccide il drago. Simbolo famoso per tutti, anche questo medievale, può essere interpretato con una visione da lotta del Bene contro il Male, cioè dei buoni contro i cattivi. La prevalente teologia cattolica ci dice però che quella lotta avviene dentro di noi, contro i nostri mali interiori (è un puro caso – credo – sebbene divertente, che qui si potrebbe dire contro i nostri “draghi interiori”, ma io escludo un voluto riferimento al premier).

Quel vasto “madonneto” che si vedeva alle spalle di Salvini è stato da alcuni irriso, io invece credo che vada preso sul serio. C’è una possibile visione da teologia politica, che non so se sia davvero quella  in cui si crede, ma mi sembra sia quella che si propone. Nei momenti di difficoltà la fede è importante non certo per tutti ma sicuramente per molti: ma quale fede? È una fede da “Dio, patria famiglia”, da “noi contro loro”, è una fede in divinità guerriere? È una fede da cristianità unita contro gli infedeli e chi propone i diritti dell’uomo e non quelli di Dio? È la fede in una legge morale eterna, immodificabile, in uno Stato che al singolo non riconosce la sua libertà di impresa e di coscienza? L’economia è libera o è posta nelle mani di chi sa la differenza tra Bene e Male?

Personalmente non apprezzo l’uso di simboli religiosi in politica, ma so che quei simboli non possono essere letti in un modo solo. La teologia cattolica prevalente, non solo quella proposta da Francesco, è l’opposto di quella qui sommariamente descritta. Ma il dissidio cattolico è ormai diffuso in tutto il mondo e si approfondisce anziché ridursi in modo da far parlare a molti di incomunicabilità cattolica tra cattolici conciliari e anti conciliari. L’Italia non è in un altro mondo. Prendere questi temi sottogamba in un momento politico di smarrimento così evidente non mi sembra la cosa più opportuna.

Salvini, le madonne in tv e l'uso dei simboli in politica. La lettura di Cristiano

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