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Non è stato raggiunto alcun accordo tra i Paesi membri del Mercato comune dell’America del Sud (Mercosur) sull’ipotesi di intervento richiesta dal presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky.

Raul Cano, viceministro degli Esteri del Paraguay, ha informato che è stato respinto l’appello del leader ucraino di essere ascoltato all’incontro: “Non c’è stato consenso sulla partecipazione per cui abbiamo informato la controparte ucraina che in tali circostanze non ci sono le condizioni per poter dialogare come Mercosur con il presidente”. Per statuto, l’organizzazione regionale decide all’unanimità questo tipo di richieste e, sebbene non sono stati confermati quali Paesi si siano opposti all’intervento di Zelensky, la stampa latino-americana punta il dito contro il Brasile.

Zelensky, infatti, ha dichiarato in un’intervista a Tv Globo: “Non è possibile rimanere neutrali quando c’è una guerra in corso, non posso condividere la neutralità del Brasile sul conflitto in Ucraina voluta dal presidente Jair Bolsonaro. Ho parlato al telefono con il presidente Bolsonaro e gli sono grato per questa conversazione. Gli ho detto che non condivido la sua posizione di neutralità”.

Il presidente dell’Ucraina ha avvertito Bolsonaro che “scegliendo la neutralità, permettiamo al presidente Putin di pensare di non essere solo al mondo, ecco tutto. Le altre cose, le relazioni d’affari, sono secondarie. Ma ci deve essere rispetto per le persone, di un Paese per un altro, di un leader per un altro […] La neutralità di molti Paesi permise ai fascisti di ingoiare mezza Europa e di espandersi sempre di più”.

Sono noti i legami del governo brasiliano con il presidente russo Vladimir Putin. Pochi giorni dopo l’inizio della guerra in Ucraina, Bolsonaro si è presentato a Mosca. Ha chiesto di non escludere la Russia dalla rete delle relazioni internazionali e ha denunciato le sanzioni contro il Cremlino perché considerate “inutili”.

Gli interessi di Bolsonaro nel mantenere i buoni rapporti con la Russia sono tanti. Brasilia sta negoziando con la Russia l’acquisto di diesel a un prezzo inferiore rispetto a quello di mercato. “L’accordo è quasi certo – ha dichiarato Bolsonaro -. La Russia continua a fare affari con il mondo intero e sembra che le sanzioni economiche non abbiano funzionato”.

Evan Ellis, ricercatore del U.S. Army War College Strategic Studies Institute, ha avvertito recentemente il Congresso americano dell’espansione e minaccia della Russia nella regione latino-americana. “La Russia dimostra l’intenzione e capacità, sebbene limitata, di portare avanti attività militari e altre attività strategiche orientate contro gli Stati Uniti e i nostri soci nell’Emisfero Occidentale”. Questo allargamento dell’influenza russa è avvenuto grazie al sostegno di regimi autoritari del Venezuela, Nicaragua e Cuba.

Ellis sostiene che negli ultimi mesi la Russia ha fornito materiale militare, truppe e personale per l’addestramento al regime di Nicolas Maduro in Venezuela, nonché un sistema di difesa antiaerei S-300 e 100 istruttori e tecnici militari del Gruppo Wagner. Ugualmente, è probabile che Mosca abbia dotato Maduro di un sistema radio elettronico capace di intercettare le comunicazioni in Brasile e Colombia. Al Nicaragua di Daniel Ortega, invece, sono stati forniti 230 truppe, aerei e navi, nonché un bombardiere Tu-160 Backfire con capacità nucleare.

Un altro rischio evidenziato da Ellis al Congresso americano riguarda quella che ha definito “la guerra dell’informazione”. Putin, in collaborazione con i regimi di Venezuela, Cuba e Nicaragua, sostiene da tempo una forte campagna di disinformazione tramite “trolls” e “bots” nelle diverse piattaforme digitali e social network, così come i siti di informazione Russia Today e Sputnik. L’obiettivo è aumentare la polarizzazione e diminuire la fiducia nelle istituzioni democratiche. Ci sono infatti indizi che dimostrano l’intervento dei russi nelle proteste sociali in Cile e Messico.

Il ricercatore ha criticato che fino ad oggi nessun governo latino-americano ha sostenuto Kiev, militarmente e non solo. E crede che le azioni russe in Sudamerica siano “gravi e pericolose”, ma a breve termine hanno un impatto limitato: “Sembrano disegnate per intimidire gli Stati Uniti e per compensare l’isolamento politico ed economico internazionale della Russia in seguito all’invasione in Ucraina”.

Secondo Ellis, la strategia russa si può bloccare principalmente con quattro iniziative: l’aumento dell’intelligence per identificare e anticipare i movimenti del Cremlino nel breve tempo; aumentare la contenzione dei regimi antiamericani; aiutare i governi di transizione per evitare vie antidemocratiche e fornire risorse e flessibilità normativa per l’impegno di difesa democratica degli Stati Uniti nella regione.

La risposta negativa del Mercosur di ascoltare Zelensky potrebbe riflettere l’influenza di un altro agente esterno: la Cina. Il blocco ha dovuto gestire la tensione per la decisione dell’Uruguay di avanzare su un trattato bilaterale di libero scambio con Pechino, senza il consenso dei soci e in violazione dello statuto costitutivo dell’organizzazione.

Invece ci sono stati passi avanti nei negoziati per un accordo di libero scambio con Singapore di “ultima generazione”, per ampliare l’orizzonte commerciale del Mercosur con il sud-est asiatico.  L’accordo con Singapore rientra in una più ampia politica di apertura del Mercosur in negoziati simili con l’Unione europea; con l’Associazione europea di libero scambio (Efta) (composta da Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein) e con Canada, Libano, Corea del Sud e Israele.

Il Mercosur snobba Zelensky. L’influenza russa (e cinese) in Sudamerica

Non ci sono state conferme su quale Paese membro del Mercato comune dell’America del Sud ha bloccato l’intervento del leader ucraino, ma tutto punta contro il Brasile di Bolsonaro. C’è chi però gioca a favore di Pechino…

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