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Europa e Usa non sono così lontane, se il metro di misura è l’innovazione tecnologica. Di questo sono più che convinti gli economisti di Goldman Sachs, autori di un report dal titolo Europe’s Digital Startups are Closing the Gap with Tech Companies in the Us.

“L’ecosistema delle aziende digitali in Europa”, è l’incipit del documento, “è cresciuto due volte più velocemente che negli Stati Uniti negli ultimi sette anni con i finanziamenti nelle aziende private europee che hanno superato i 100 miliardi di dollari per la prima volta nel 2021”. Secondo Clif Marriott, co-responsabile del gruppo tecnologia, media e telecomunicazioni nell’area Emea alla Goldman Sachs, il grosso del merito va alle start up innovative, “dimostratesi abili nel raccogliere immense quantità di capitale che alla fine si tradurrà in grandi aziende ben finanziate che diventeranno pubbliche”.

“Nel 2021”, afferma l’esperto, “abbiamo eseguito più di 150 miliardi di dollari di operazioni di M&A e di finanziamento per aziende tecnologiche in Europa, che è un record assoluto in termini di attività. Detto questo, quei 100 miliardi di dollari di capitale che sono andati nelle aziende europee nel 2021, significano essenzialmente due cose. Primo, le aziende tecnologiche europee stanno diventando più grandi e sono molto ben finanziate. Molte di queste imprese private hanno preso capitale l’anno scorso quando il mercato era davvero buono. Stanno usando quel capitale per far crescere il loro business e per investire. Quindi questo è un fatto positivo”

E, secondo, “il fatto che ci siano 220 start up significa che ci sono tantissime aziende che alla fine si quoteranno, faranno transazioni, condurranno M&A. Dal mio punto di vista, mentre la prima metà del 2022 sarà sicuramente più lenta del 2021, mi aspetto che nei prossimi due-cinque anni vedremo un’attività molto forte in termini di finanziamenti verso l’Europa, sponda tecnologia”.

Ma come la mettiamo con l’inflazione? Anche qui le tech europee sembrano abbastanza attrezzate per resistere all’urto, spiega l’economista di Goldman Sachs. “Pochissime, se non nessuna, delle aziende tecnologiche europee stanno assistendo ad alcun impatto sul loro business dall’inflazione, né dalla situazione geopolitica. E, molte di loro che hanno raccolto capitali negli ultimi due anni, non vedono perché la loro attività dovrebbe essere colpita dall’inflazione”.

E pensare che la stessa banca d’affari americana, nelle sue stime per l’inflazione in Europa non è stata molto tenera. Tra crisi energetica che manda in tilt i prezzi di gas e materie prime, Goldman Sachs prevede scenari drammatici. Con la produzione economica dell’Eurozona che si ridurrà nel secondo trimestre a causa del conflitto in Ucraina e la conseguente inflazione destinata a salire verso livelli mai visti.

In questo senso, Goldman Sachs prevede che l’inflazione nell’area dell’euro raggiungerà un picco del 7,7% a luglio e una media del 6,8% nel 2022. Si prevede ora che l’economia si espanderà del 2,5% quest’anno, in calo rispetto al 3,9% registrato in precedenza. La produzione dovrebbe, invece, aumentare del 2,2% nel 2023. Non bene.

Le tech europee non temono rivali (e l'inflazione). Parola di Goldman Sachs

Secondo la banca d’affari americana negli ultimi anni le aziende tecnologiche del Vecchio Continente hanno fatto il pieno di finanziamenti, sviluppando un business all’altezza dei competitor internazionali, colmando il gap con gli Stati Uniti e rendendosi immuni persino alla temibile inflazione

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