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“La space economy è uno dei settori portanti per lo sviluppo e la competitività del nostro sistema industriale”, ha esordito il ministro Adolfo Urso, nel corso della sua audizione presso la Commissione Attività produttive nel quadro dell’esame del disegno di legge sulla Space economy, sottolineando come il comparto spaziale si collochi accanto ai tradizionali settori di punta italiani. L’industria spaziale italiana, con le sue oltre 300 imprese e 15 distretti tecnologici, rappresenta una rete unica nel panorama globale, capace di integrare grandi aziende e Pmi iper-specializzate.

Urso ha ribadito che l’Italia è “protagonista lungo tutta la catena del valore”, dai moduli lunari del Gateway realizzati da Thales Alenia Space a Torino, ai lanciatori Vega-C e Vega-E sviluppati da Avio. “Grazie al successo dei nostri lanciatori, l’Europa può contare su una sua autonomia nell’accesso allo spazio”, ha dichiarato, sottolineando anche il ruolo strategico della costellazione Iride, progetto cardine del Pnrr.

L’Italia sta investendo risorse senza precedenti: “7,2 miliardi di euro tra il 2023 e il 2026”, ha annunciato, evidenziando come questi fondi siano destinati a rafforzare i programmi spaziali nazionali, le collaborazioni europee e le infrastrutture strategiche. Tuttavia, per massimizzare questi sforzi, è necessario un quadro normativo moderno.

“Questo disegno di legge sulla Space economy non è solo una regolamentazione, ma una visione per il futuro”, ha spiegato Urso. Tra i principi fondamentali, la garanzia di accesso equo ai dati e ai servizi delle infrastrutture spaziali, la riserva di capacità trasmissiva per evitare dipendenze esterne e l’armonizzazione della gestione delle stazioni terrestri.

Un elemento centrale è anche la sostenibilità, con misure volte a ridurre i detriti spaziali e a responsabilizzare gli operatori. “La nostra legge punta a essere un modello per l’Europa”, ha affermato, sottolineando come i criteri per le autorizzazioni spaziali coniughino sicurezza, resilienza e sostenibilità ambientale.

Il ministro ha poi elencato una serie di accordi internazionali che rafforzano la posizione dell’Italia nel panorama globale: dalla collaborazione con Nasa per il modulo abitativo lunare, alla firma di un’intesa con l’Agenzia spaziale africana nell’ambito del Piano Mattei. “Stiamo lavorando per trasformare la base di Malindi in un hub per piccoli lanciatori e dati satellitari al servizio dell’Africa”, ha annunciato, mettendo l’accento sull’importanza strategica di questa iniziativa per lo sviluppo sostenibile del continente.

Un altro punto cruciale è stato il rapporto con l’Agenzia spaziale europea (Esa). “Con un impegno di 3,2 miliardi di euro nel triennio in corso, l’Italia si è confermata il secondo maggior contributore dell’Esa, consolidando il proprio ruolo in programmi chiave come Ariane 6 e Vega-C”, ha detto Urso. Inoltre, il ministro ha posto l’accento sui successi ottenuti in occasione dei summit di Parigi e Siviglia, dove l’Italia ha assicurato importanti ritorni per le imprese italiane, dalla libertà commerciale sui lanciatori a nuove collaborazioni per tecnologie di punta.

Un capitolo significativo è stato dedicato al sostegno alle piccole e medie imprese e alle start-up innovative. “Il nostro obiettivo è creare un ecosistema nazionale in cui le start-up possano crescere e diventare campioni nazionali”, ha spiegato Urso, ricordando che almeno il 10% delle commesse pubbliche sarà riservato alle Pmi, con misure per velocizzare i pagamenti e incentivare la loro partecipazione. “La sfida della space economy non può essere vinta senza l’apporto delle start-up”, ha concluso, sottolineando che il disegno di legge integra strumenti per stimolare l’innovazione e la competitività delle nuove imprese.

Un aspetto rilevante riguarda l’approccio integrato che questo disegno di legge intende promuovere tra pubblico e privato. Urso ha sottolineato come le innovazioni tecnologiche e gli investimenti privati debbano essere bilanciati da una governance pubblica che garantisca l’interesse nazionale. “Il progresso nello spazio non può essere lasciato a pochi grandi attori; serve un equilibrio illuminato che favorisca la partecipazione di tutti, senza perdere di vista le priorità strategiche del Paese”, ha detto, evidenziando come la normativa introduca misure per regolamentare il lancio e l’operatività di oggetti spaziali, proteggere i dati sensibili e promuovere la sicurezza nazionale.

Chiudendo il suo intervento, Urso ha evocato l’immagine di un’Italia che guarda al futuro con una doppia vocazione: lo spazio e il mare. “Accanto alla Blue economy, la Space economy è una sfida che riflette la nostra storia e il nostro potenziale”, ha dichiarato, ricordando che l’Italia è stata il terzo Paese al mondo ad accedere allo spazio.

Con il disegno di legge in discussione, l’Italia si prepara a giocare un ruolo da protagonista nello scenario globale, puntando a innovare, collaborare e crescere. “Il nostro Paese ha tutte le carte in regola per essere un leader della Space economy, un settore che non è solo un’opportunità economica, ma una visione strategica per il futuro”, ha concluso il ministro.

Ddl Spazio, il ministro Urso annuncia strategie e sfide per la Space economy

L’audizione del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, presso la Commissione Attività produttive si è rivelata una dichiarazione programmatica per il futuro spaziale dell’Italia. L’evento si è svolto nel quadro dell’esame del disegno di legge sulla Space economy, un documento che mira a dotare il Paese di una cornice normativa per affrontare le sfide globali dello spazio

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