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E se il tapering della Bce fosse già iniziato? Sì, a leggere le ultime mosse di Francoforte, tassi ancora una volta invariati e possibile fine del Qe già nel terzo trimestre dell’anno, sembra che il vero disimpegno dell’Eurotower dalle politiche monetarie ultra-accomodanti sia ancora lontano o comunque non imminente, persino con un’inflazione al 5,1% nella zona euro e la crisi energetica in atto.

Invece no, qualcosa già si è mosso, dice a Formiche.net Alberto Quadrio Curzio, economista della Cattolica di Milano e presidente emerito dell’Accademia dei Lincei.

La Banca centrale europea ancora una volta non ha toccato i tassi. Ma funziona un simile immobilismo, se così si può chiamare?

La sensazione è quella dell’attesa da parte della Bce. Un’attesa dovuta al fatto che l’inflazione sta crescendo e che non sembra temporanea, perché nasce dalle materie prime e come tutte le pressioni inflazionistiche che partono dalle materie prime, durano nel tempo. Però attenzione, un simile atteggiamento non deve ingannare.

Che cosa intende dire?

La Bce ha detto, stavolta in modo chiaro ed eloquente, che gli acquisti di titoli si ridurranno fino ad esaurirsi, forse già subito dopo l’estate. Ora, questa decisione impatta sui tassi di interesse sul mercato i quali, aumentando, costringeranno i Paesi con un alto debito, come l’Italia, ad approvvigionarsi di liquidità emettendo debito ma a costi più alti.

Sta dicendo che nonostante i tassi non siano stati toccati, una qualche forma di stretta è già in atto?

Nella sostanza sì. Anche se la Bce ha detto che non toccherà il costo del denaro, restringendo i volumi di acquisto di titoli, finanziare il debito costerà di più e i tassi aumenteranno, facendo aumentare lo stesso costo del denaro.

Quadrio Curzio, molti esperti vedono un pericolo di stagflazione a stretto giro, aumentano i prezzi ma la crescita non rimane al passo. Lei che dice?

Forse è ancora presto per dirlo, ma il rischio va messo in conto. A mio avviso, se davvero vogliamo fermare questa spirale e determinare una ripresa durevole, dobbiamo spingere l’Europa ad attivarsi, rivedendo lo stesso Recovery Fund, affinché diventi più snello, più veloce, più efficiente, anche nella sua attuazione.

Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, qualche giorno fa ha lanciato una proposta: riscrivere un pezzo di Pnrr, alla luce della guerra in Ucraina…

Guardi, se parliamo della crisi energetica, la mia proposta è un’immediata unificazione a livello europeo dei sistemi di approvvigionamento dell’energia.

Una Unione europea dell’energia…

Sì, occorre un vasto coordinamento di tutte le politiche energetiche. Francia, Italia, Germania, Spagna…tutti. Sembra utopia, ma sarebbe la soluzione.

E perché, mi scusi, dovrebbe funzionare?

Perché se ci presentiamo in forma di consorzio a contrattare forniture e materie prime, abbiamo maggiori chances di farcela. Se invece andiamo in ordine sparso, invece no. Si ricordi, se l’acquirente è grande, allora il venditore deve trattare con esso, se è piccolo non c’è trattativa.

Ma l’Europa sarà mai indipendente dalla Russia?

Difficile nel breve termine, se ognuno va per la sua strada. Serve una politica comune, basta andare in ordine sparso.

Forse faccio il guastafeste, ma ci vorranno anni…

Ne potrebbe valere la pena però, non crede? E poi anche per fare l’euro ci sono voluti anni.

Sveglia, il tapering è già iniziato. Quadrio Curzio e l'Unione energetica

Intervista all’economista della Cattolica e presidente emerito dell’Accademia dei Lincei. Non serve aspettare l’aumento dei tassi, accelerare lo stop all’acquisto titoli aumenterà il costo del denaro e renderà più caro per l’Italia finanziare il proprio debito. Presto per parlare di stagflazione ma una cosa è certa: per sganciarci dalla Russia e battere l’inflazione serve una Unione europea dell’energia

 

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