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Bisogna saperli vendere, i gioielli. E anche comprarli. Il gioiello in questione è l’Atalanta, una delle rivelazioni calcistiche degli ultimi anni, tutta bel gioco e conti in ordine. Ora però, al vertice della Dea, questo il soprannome di matrice mitologica del club bergamasco, potrebbe esserci un passaggio di consegne con la famiglia Percassi, proprietaria della società sportiva e attiva nel settore della moda. Sarebbe infatti in fase di negoziazione con il fondo americano Kkr, agli onori della cronaca recente per aver lanciato un’offerta da 50 centesimi ad azione per il 100% di Tim. Indiscrezione che lo stesso fondo ha però smentito.

Un affare da 350 milioni di euro per non meno del 70% del club, oggi guidato da Antonio Percassi, imprenditore classe 1953 a capo della holding di famiglia, la Odissea, che gestisce tra le altre cose i marchi Kiko e Vergelio e con un passato da calciatore, nel ruolo di difensore, proprio con la maglia nerazzurra. Ora, a dispetto dei rumors che vorrebbero il passaggio di proprietà imminente, al termine di una due diligence di Kkr conclusasi poche settimane fa, Formiche.net è in grado di rivelare come stanno davvero le cose, in casa Atalanta.

Tanto per cominciare, sul tavolo della famiglia Percassi sarebbero arrivate non una ma ben tre offerte, delle cui successive negoziazioni, due sarebbero in stato avanzato. La trattativa con il fondo americano c’è, ma il deal non è ancora certo. E questo perché nell’ambito della famiglia bergamasca (Percassi è natio di Clusone, paese della provincia da 8.500 anime) ci sarebbero non poche divisioni. C’è chi preme per la vendita e chi, invece, ne farebbe volentieri a meno, tenendosi stretto uno dei club più sani e competitivi nella massima serie degli ultimi anni.

Tra chi preme, per esempio, ci sarebbe Sabrina, attuale compagna di Percassi senior, che ha sei figli, l’ultimo dei quali, una bambina, è nata proprio dalla relazione con Sabrina, circa 10 anni fa quando il patron dell’Atalanta aveva 59 anni. La compagna dell’imprenditore non sarebbe così felice di andare allo stadio tutte le domeniche, preferendo piuttosto andare a sciare. Ma non è tutto.

A rendere più complessa la cessione del club ci sono anche i numeri. Non bisogna mai dimenticare che l’Atalanta, oltre ad aver sfornato numerosi talenti, ha i bilanci in utile da diversi anni, il che nel mondo del pallone non è certo la prassi. I conti al 31 dicembre 2020 hanno fatto registrare un nuovo record di ricavi con 241,9 milioni di euro, in netta crescita rispetto ai 188 milioni del 2019. Si tratta del quarto club per fatturato in Italia, dietro a Juventus (573 milioni), Inter (372 milioni) e Napoli (274 milioni), ma davanti al Milan (192 milioni). E per il 2021 gli utili potrebbero arrivare fino a 70 milioni.

Dunque, se è vero che non c’è momento migliore di questo per vendere il club, al suo massimo potenziale e con i conti più in salute che mai, è anche vero che per la famiglia si aspetta un’offerta all’altezza delle aspettative. Inoltre, alla luce dei numeri, non si può dire che i Percassi, che hanno gestito il club come una vera e propria azienda, con logiche lontane da quelle di un fondo, vendano per necessità, semmai per sfruttare il picco di valorizzazione. Non resta che aspettare.

L'Atalanta nel mirino di Kkr, segreti e ragioni di una trattativa

Il club nerazzurro ha ricevuto più offerte ma la strada maestra è quella che porta al fondo americano, già noto per il blitz su Tim. Che però smentisce ogni interesse per l’Atalanta. La famiglia Percassi è in ogni caso divisa e soprattutto vuole un prezzo congruo per una società tra le più sane e competitive del campionato

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