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“Quando ti rendi conto che sei del tutto inerme, ti assale uno strano senso di libertà. Vada come vada, in ogni caso non puoi farci niente. Accettare fino in fondo il senso di impotenza è molto liberatorio”. Questa è una delle frasi più descrittive del carattere di Novak Djokovic. È nelle pagine del suo libro Il punto vincente. La mia strategia per l’eccellenza fisica e mentale (Sperling & Kupfer, 2016), una sorta di autobiografia (con ricettario alla fine) pubblicato sulla scia del successo di Open di Andrea Agassi.

Tuttavia, in questi giorni, Djokovic è poco libero. Poco prima dell’inizio degli Australian Open, il tennista numero uno al mondo si trova al centro di uno caso internazionale con diverse sfumature politiche. Ha vinto la battaglia legale contro il governo australiano, ma la questione non è chiusa. Il giudice Anthony Kelly ha ordinato il suo rilascio perché è stata constatata l’irragionevolezza nella cancellazione del suo visto, decisa dal responsabile della frontiera.

Djokovic ha detto di avere ottenuto un’esenzione medica perché era guarito dal Covid-19 (per la seconda volta) da poco, ma sono state sottolineate molte incongruenze sulle date e gli spostamenti recenti dello sportivo.

Allora, Djokovic potrà o no scendere in campo? In queste ore è aumentata la confusione. Il Daily Telegraph, riprendendo dichiarazioni del padre, sostiene che il tennista è stato di nuovo fermato dalle autorità australiane e rischia ancora di essere espulso. Anche la Camera di commercio serba in Australia sostiene che Djokovic sia in stato di arresto.

L’ipotesi è confermata da un avvocato del governo e si basa sulla possibilità che il ministro dell’Immigrazione, Alex Hawke, possa esercitare il potere personale di cancellare il visto. Ha quattro ore di tempo per farlo.

Il fratello, Djordje Djokovic, ha però altre informazioni. Ai media serbi ha detto che il tennista non è in stato di arresto, ma si trova invece in compagnia dei suoi avvocati.

Infatti, fonti del governo australiano hanno detto al quotidiano The Age che Djokovic non è in arresto ma si trova ancora in attesa della decisione del ministro dell’Immigrazione, che potrebbe ancora espellerlo non essendo vaccinato contro il Covid-19.

Il caso di Djokovic è diventato politico. Il primo ministro australiano Scott Morrison è stato molto criticato dopo la vittoria del ricorso del tennista. Kevin Rudd, ex premier, ha descritto la situazione a Sky come una “totale incompetenza […] Se sul serio non lo volevano, perché mai gli hanno dato un visto per volare qui? Il caso è stato concepito come una gigantesca strategia di distrazione”.

Proverà Djokovic ad entrare, comunque, senza vaccino? Punta ancora a giocare agli Australia Open, che sono iniziati ieri ma che vedranno le fasi finali nella settimana dal 23 al 30 gennaio? Come si legge nel suo libro Il punto vincente: “La sconfitta peggiore non è il fallimento in sé, ma decidere di non provarci nemmeno”.

La partita (politica) di Djokovic. In arresto o in campo?

È tornato libero o è di nuovo in arresto? Aumenta la confusione sul caso del tennista no vax. Nonostante abbia vinto il ricorso, il serbo rischia di non giocare. Il ministro dell’Immigrazione australiano ha quattro ore di tempo per ordinare l’espulsione

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