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È partita, poco dopo le dieci di ieri sera in California (le sette di questa mattina in Italia), la missione Dart della Nasa che valuterà le possibilità tecniche di difendere la Terra da un eventuale oggetto spaziale in rotta di collisione con il nostro pianeta. Il lancio è avvenuto dalla base della Us Space force di Vandenberg a bordo di un Falcon9 della SpaceX. Ora la sonda si dirigerà verso lo spazio profondo dove dovrà colpire un asteroide per testare la capacità di deviarne il percorso. A bordo c’è anche il satellite dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) LiciaCube, realizzato a Torino da Argotec, che dovrà documentare la missione, raccogliendo i dati utili per la successiva analisi a Terra. Una volta sull’obiettivo sarà l’oggetto italiano ad andare più lontano nello spazio.

LA MISSIONE DART

Dart punta dritto verso Didymos, un asteroide binario nello spazio profondo a circa undici milioni di chilometri dalla Terra. Attorno al corpo principale di Didymos orbita come un satellite il più piccolo asteroide Dimorphos, che con i suoi 160 metri di diametro raggiunge comunque le notevoli dimensioni della piramide di Giza. Ad interessare particolarmente gli scienziati della Nasa, però, è il diametro dell’orbita descritta da Dimorphos intorno a Didymos, di appena un chilometro. La distanza, sufficientemente contenuta, permetterà di misurare e valutare con più precisione gli effetti di Dart. La sonda americana, infatti, si lancerà contro il più piccolo dei due, cercando di modificarne la traiettoria

LA MISSIONE DI LICIACUBE

Circa dieci giorni prima dell’impatto, si staccherà il satellite italiano LiciaCube, per consentirgli di registrare le immagini dell’impatto di Dart sull’asteroide e dei detriti generati dalla collisine. Non è un caso che tale incarico sia stato affidato all’Italia, unico partner internazionale della missione, a conferma della solidità dei rapporti bilaterali tra Nasa ed Asi e dell’affidabilità dell’industria nazionale e del team scientifico composto da enti di ricerca ed università italiane”, ha spiegato il presidente Giorgio Saccoccia. Dopo la separazione dalla sonda americana, LiciaCube procederà in navigazione autonoma verso l’obiettivo, compiendo anche un sorvolo del sistema binario e mantenendosi sempre a circa 50 chilometri di distanza dai due asteroidi. Sarà a questo punto che la missione del satellite italiano entrerà nel vivo: LiciaCube dovrà infatti testimoniare l’avvenuto impatto di Dart sulla superficie di Dimorphos, studiandone contemporaneamente la formazione della nube di detriti generata dallo scontro. Questa sarà anche l’occasione per studiarne la struttura e l’evoluzione del materiale presente sull’asteroide. Infine, anche a seconda della nube generata da Dart, dovrà misurare e studiare il sito dell’impatto e del cratere creato dalla sonda americana. La parte fondamentale, ovviamente, sarà l’ultima, con la misurazione dell’avvenuto spostamento della traiettoria di Dimorphos.

IL VALORE SCIENTIFICO

“Tutti i dati prodotti in questa fase della missione – ha spiegato l’Asi – saranno fondamentali per verificare l’efficacia della capacità di variazione dell’orbita degli asteroidi tramite questa tecnica”. Inoltre, i team scientifici italiani e americani utilizzeranno i dati acquisiti per investigazioni sulla natura e composizione dell’asteroide. A bordo di LiciaCube c’è un concentrato di eccellenza italiana. Il piccolo satellite utilizzerà un’ottica potente e un software basato sull’intelligenza artificiale, in grado di effettuare il riconoscimento degli oggetti celesti nel campo di vista della camera, di attuare in modo autonomo manovre orbitali e di catturare immagini e dati scientifici che saranno indispensabili nella validazione di questa tecnica per la difesa della Terra da potenziali minacce esterne come gli asteroidi.

LA PAROLE DI AVINO

“Dopo circa due anni di lavoro, questa mattina è stato davvero suggestivo poter assistere alla partenza del microsatellite LiciaCube completamente progettato e realizzato all’interno dei nostri stabilimenti di Torino”, ha spiegato  David Avino, ceo di Argotec. “La piattaforma satellitare di Argotec è tra le più avanzate tecnologicamente al mondo, in grado di operare nello spazio profondo garantendo elevate prestazioni nonostante le dimensioni ridotte. Siamo davvero orgogliosi di essere a bordo di una missione della Nasa così ambiziosa e di futura utilità per la difesa planetaria”, ha aggiunto”. Ora, “il prossimo appuntamento è fissato per l’autunno 2022 quando, dal nostro centro di controllo di Argotec a Torino, supporteremo in tempo reale le attività del satellite: dal rilascio dalla sonda americana fino all’acquisizione di immagini ad alta risoluzione dell’impatto di Dart”.

L’IMPEGNO EUROPEO

La missione americana rientra nell’iniziativa “Asteroid impact & deflection assessment”, frutto della collaborazione tra le due sponde dell’Atlantico per scoprire le possibilità di una difesa interplanetaria. Lo scorso settembre, l’Agenzia spaziale europea (Esa) ha avviato i lavori per “Hera”, in partenza nel 2024 per verificare i risultati di Dart dopo diversi anni dalla sua missione. C’è tanta Italia anche qui. Al consorzio guidato dalla tedesca OHB (che ha ricevuto un contratto da 129,4 milioni di euro) partecipano tra gli altri Avio, OHB Italia e Thales Alenia Space. Intorno al 2026, Hera dovrebbe avvicinarsi a Didymos, per un rendez-vous con l’asteroide e sei mesi di studi ravvicinati sul “cratere sostanzioso” che la sonda americana dovrebbe essere riuscita a produrre su Dimorphos.

Come si devia un meteorite? Risponderà il satellite (italiano) LiciaCube

È partita  dalla base di Vandenberg, in California, la missione di difesa interplanetaria della Nasa “Dart”. A bordo anche il satellite dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) LiciaCube, realizzato a Torino da Argotec, il cui compito sarà documentare la missione e raccogliere i dati per l’analisi successiva. Obiettivo: testare le capacità di proteggere la Terra da una minaccia dallo spazio

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