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“Sanità Digitale: inizia la rivoluzione?” è il titolo di un libro decisamente innovativo, per la forma in cui è scritto e per il contenuto che veicola.

Si tratta di un testo che rivela come l’autore, Gianluca Polifrone, direttore dell’Ufficio di Presidenza e Segretario del Cda di Aifa, abbia un quid particolare rispetto alla media dei dirigenti pubblici italiani.

A seguito della presentazione dell’opera, che Formiche.net ha potuto seguire, e che ha avuto luogo presso la Camera dei deputati, con la presenza di Giorgio Palù (presidente di Aifa), della ministra Mariastella Gelmini, di Andrea Mandelli e di altri importanti figure istituzionali – anche il ministro Roberto Speranza ha voluto farsi presente, inviando un messaggio di saluto e ringraziamento –  possiamo dire di aver colto una nota in particolare della personalità dell’autore: capacità di visione e dono della sintesi.

Polifrone è un dirigente che ha intuizioni efficaci, prospettiva, pragmatismo e intelligenza progettuale, e in questo libro che consigliamo a tutti – agli addetti ai lavori ma non solo – è riuscito a rendere pure in un discorso lineare e semplice, utilizzando un linguaggio chiaro e coerente, l’essenza di una sfida politica e culturale come la digitalizzazione della sanità italiana, che presenta per sua natura complessità contorte e criticità molteplici e sfaccettate.

Nella conferenza di presentazione del volume edito da Edra e Lswr, tutti gli ospiti, infatti, hanno sottolineato con grande consapevolezza, come il libro si inserisca nel racconto di quella che fino a poco tempo fa veniva ritenuta una utopia necessaria (la sanità digitale) e che ora finalmente sta diventando (faticosamente) progetto e priorità politica.

Il prof. Palù, che ha collaborato attivamente alla stesura del libro, scrivendo un capitolo sui “Nuovi Scenari di Salute definiti dalla Tecnologia e dal Digitale” ha fatto presente come nel testo di Polifrone non ci siano riflessioni e soluzioni valide solo per l’ambito sanitario, ma vi si trovi piuttosto una grande idea di futuro per l’intero Paese all’insegna della salute: questo è il vero salto in avanti che l’autore indica come possibile e necessario. Si parla di una trasformazione da interpretare, accompagnare e governare, che va dalla ricerca alla produzione farmaceutica, all’erogazione dei servizi sanitari, perseguendo un miglioramento organico della vita dei cittadini, nell’ottica di una coesistenza europea e globale che in forza della transizione digitale sta cambiano nelle sue strutture fondamentali.

Palù ha parlato di come la Scienza, oggi, grazie alle capacità di utilizzo dei dati, stia conoscendo una fase completamente nuova e innovativa, davanti alla quale non possono che cadere tante rigidità e storture, proprie del vecchio mondo (tema che in effetti Polifrone tratta dall’inizio alla fine del libro). Sono mutati i ritmi e i riti, i templi della ricerca. Dal laboratorio al computer, dalla biblioteca al cloud, è impossibile continuare a ragionare come se il salto evolutivo rappresentato dal digitale non fosse ancora avvenuto.

Anche la ministra Gelmini ha voluto sottolineare come la dimensione della Sanità e della Sanità Digitale, a partire dalla quale Gianluca Polifrone ripensa pure le dinamiche di coordinamento regionale e di rapporto tra territori e Ssn, appare chiaramente, e finalmente, per quella che è: un settore assolutamente strategico per la vita sociale, politica, economica del Paese, nella quale non ci si gioca un aspetto importante dell’Italia futura, ma ci si gioca, senza mezzi termini, il futuro dell’Italia.

La Sanità Digitale, come premessa e promessa di un futuro che stiamo tardando a costruire, pur avendo gli strumenti per farlo (vedi la riflessione sul Pnrr che si trova in uno degli ultimi capitoli del libro) parte dalla ricerca, e quindi dall’utilizzo e lo scambio agile dei dati trasformati in informazione, e arriva alla produzione farmaceutica e a tutti i servizi che garantiscono e favoriscono l’accesso alle cure e l’accompagnamento terapeutico dei pazienti, rappresentando, nella sua configurazione sistemica, “il motore di una crescita che consentirà all’Italia di restare competitiva nello scenario internazionale” (G. Palù, pag. 62).

Dopo “Sanità Digitale. Prospettive e criticità di una rivoluzione necessaria” (2019) e “Sanità Digitale: la rivoluzione obbligata” (2020), quello presentato ieri è il terzo volume di Polifrone, il terzo momento di una riflessione strutturata e continua, che prende avvio almeno un decennio fa, quando l’autore ha iniziato a lavorare sulle iniziative dell’Agenda Digitale di Poste Italiane, occupandosi soprattutto dell’ambito sanitario.

Il traguardo di ieri è un punto di partenza. Si tratta da oggi di “cambiare modo di pensare, per cambiare modo di essere” (G. Polifrone, pag. 97), e si tratta soprattutto di farlo in fretta, senza aspettare che l’onda del cambiamento ci travolga, ma piuttosto approfittando del cambiamento che sta già avvenendo sotto i nostri piedi per cambiare passo, e direzione, e obiettivi. Riformando davvero tutto ciò che necessita di riforma, in modo serio e intelligente, e smettendola di mettere toppe qua e là, fingendo di cambiare ciò che invece resta sempre identico a sé stesso, e per questo, sempre ugualmente vecchio e stantio.

Mandelli, nel suo intervento, non a caso ha citato papa Francesco, che più volte ha detto come “una cosa soltanto può essere peggio di questa pandemia: sprecarla, non imparando nulla, non cambiando nulla”.

Questo testo può diventare un riferimento a livello progettuale (nonché uno strumento semantico e concettuale efficace) che scardina alla base la retorica dell’”andrà tutto bene” e fa presente una verità che per le persone intelligenti resta un mistero come possa non essere, in generale, buon senso: andrà tutto bene se faremo le cose per bene.

Per raggiungere in futuro un miglioramento significativo e tangibile per tutti, bisogna intendersi sul serio sulle cose da fare, sul “per chi” e il “perché” farle, e da lì, accettando anche che ci sono modi più corretti di altri per farle, e non si ha paura di mettere in discussione tutto ciò che da decenni non funziona, anche se questo costa rompere gli equilibri.

Il costo della mancata trasformazione, ci fa capire l’autore, potrebbe davvero essere insostenibile per il Paese. Il momento di agire è questo.

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