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Due mosse che impatteranno sul mercato del petrolio. Che, in tempi di guerra in Ucraina non è certamente un dettaglio. Tanto per cominciare l’amministrazione Biden ha deciso di sbloccare circa un milione di barili di petrolio al giorno dalle riserve strategiche Usa. L’obiettivo degli Usa, manca solo l’annuncio ufficiale, è compensare i problemi di fornitura sui mercati causati dalla Russia con la guerra contro l’Ucraina. Secondo le fonti, la quantità totale liberata dalle riserve strategiche potrebbe ammontare a 180 milioni di barili.

Naturalmente, più aumenta la produzione, più il prezzo scende. E infatti, a stretto giro dalle indiscrezioni, il Brent è sceso del 4,23%, a 108 dollari a barile. Il piano di Biden sarebbe accompagnato da una spinta diplomatica sull’Agenzia Internazionale dell’Energia per coordinare un rilascio globale che coinvolga anche scorte di altri paesi. Nonostante una decisione finale non sia stata ancora raggiunta, i segnali ci sono tutti: i futures del West Texas Intermediate sono scesi fino al 5,5% oggi sui segni che gli Stati Uniti stavano considerando la mossa.

Anche dall’Opec+ sono arrivate notizie importanti. Come atteso, infatti i ministri dell’energia dell’Opec e dei Paesi alleati hanno confermato in una breve riunione la strategia di un aumento graduale della produzione di greggio, con un incremento di 432mila barile al giorno a maggio. Tutto questo che effetti avrà? Alcuni analisti interpellati da Bloomberg hanno dato la loro lettura.

Secondo Goldman Sachs, per esempio, un potenziale rilascio di greggio dalla Strategic Petroleum Reserve (Spr) statunitense aiuterebbe il mercato a riequilibrarsi quest’anno, ma non risolverà un deficit strutturale né può essere considerata una fonte di approvvigionamento per il lungo termine. Ancora, secondo Jeffrey Halley, analista di mercato senior di Oanda Asia Pacific Pte il rilascio delle riserve aiuterebbe a limitare i prezzi del petrolio nel breve termine, ma è improbabile che compensi le perdite delle esportazioni petrolifere russe.

Ancora, secondo ClearView Energy Partners “è difficile sopravvalutare la portata di questo intervento. Sarebbe il più grande prelievo (dalle riserve, ndr) annunciato nei 45 anni di storia della Spr. Il rilascio di 1 milione di barili al giorno potrebbe riportare l’offerta e la domanda più o meno in equilibrio in assenza di ulteriori interruzioni”.

Secondo S&P, poi, “è probabile che la mossa americana non abbia un grande impatto, perché qualsiasi perdita di esportazioni russe potrebbe essere semmai sostituita da una maggiore produzione dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti. Se le esportazioni russe scendessero di 3 milioni di barili al giorno dai livelli pre-invasione da aprile a dicembre, sarebbero 825 milioni di barili, ben al di sopra dei 575 milioni di barili attualmente detenuti dalla Spr”.

Sul petrolio gli Usa giocano la carta riserve. Ma per gli esperti non basta

L’amministrazione Biden è pronta a sbloccare fino a 180 milioni di barili di riserve detenute presso la Strategic Petroleum Reserve, per compensare il calo delle esportazioni russe e raffreddare il prezzo. Una quantità mai decisa fino ad ora. Ma per gli esperti è solo una soluzione tampone che non può essere risolutiva. Intanto si muove anche l’Opec+

 

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