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Da un lato la Germania sospende il processo di certificazione del gasdotto Nord Stream 2 sotto il Mar Baltico, dall’altro come primo effetto diretto ecco l’aumento dei prezzi del gas, già protagonisti di un’impennata anomala nelle ultime settimane. La decisione della Federal Network Agency va nella direzione auspicata dai critici dell’infrastruttura ma, dal momento che investe un vettore già completato, non è da escludere che un’intervento diretto dei players in questione risolva la questione sui cui, comunque, permane l’ombra della geopolitica che ne subirà in un modo o nell’altro le conseguenze.

QUI GERMANIA

Secondo l’autorità regolamentatrice tedesca il consorzio con sede in Svizzera è tenuto a formare una società di diritto tedesco per soddisfare ulteriori prerequisiti per ottenere una licenza d’esercizio. E osserva che una certificazione per il funzionamento del Nord Stream 2 “sarà presa in considerazione solo una volta che l’operatore sarà organizzato in una forma legale conforme alla legge tedesca”. Solo burocrazia o c’è dell’altro?

La direttiva Ue sul gas prevede espressamente che il funzionamento del gasdotto e la distribuzione del gas debbano essere separati. Ufficialmente tale processo di certificazione rimarrà sospeso fino al completamento delle procedure, solo dopo la Federal Network Agency potrebbe continuare a esaminare l’iter ma non è da escludere che il processo di approvazione potrebbe essere ritardato di diversi mesi, aggravando la crisi energetica in atto.

QUI RUSSIA

Alla notizia, il prezzo delle azioni di Gazprom è sceso del 2%, mentre i prezzi europei del gas, già elevati a causa di una crisi dell’offerta in tutto il continente, sono aumentati di un ulteriore 5%. Nonostante il Nord Stream 2 sia stato completato nel settembre scorso, per far avviare il pompaggio occorre che l’operatore del progetto sia registrato come operatore di trasporto indipendente. A quel punto si avrà il via libera. Se il pompaggio del gas verrà avviato prima di quel nulla osta, l’operatore sarà multato.

Ma i due soggetti in corsa ritengono che la nuova infrastruttura, che collega la Russia alla Germania sotto il Mar Baltico, e che corre lungo il collegamento del gas esistente Nord Stream, potrà rappresentare il 60% delle esportazioni di gas della Russia verso l’Europa.

Pochi mesi fa il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha raggiunto un accordo con la Germania per abbandonare l’opposizione al progetto, ma con un’appendice legata al ruolo dell’Ucraina che così rischia di perdere fino a 2 miliardi di dollari all’anno in mancate tasse di transito. Sul punto si registrano gli auspici dell”amministratore delegato della compagnia energetica statale ucraina Naftogaz: ha detto di essere ancora fiducioso che il gasdotto russo Nord Stream 2 non operi, affermando che non è conforme alla legge europea. Tra l’altro l’operatore del sistema di trasporto del gas ucraino, GTSOU, ha chiesto che si tenga conto dei rischi per la sicurezza ucraina.

SCENARI

Proprio verso Kiev è stata diretta la mossa solidale del Segretario di Stato Antony Blinken, che ha ospitato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba a Washington. “Ciò che si sta svolgendo in Europa ora è una cosa molto complicata con molti elementi – ha detto Kuleba – In questo gioco complicato, dobbiamo rimanere vigili, dobbiamo essere resilienti”. La replica di Putin è stata chiara: “Se il Nord Stream 2 fosse operativo domani, potrebbe aumentare il flusso di gas verso l’Europa dopodomani”.

La questione non è ancora chiusa però. Alla fine di settembre la Camera americana ha approvato un emendamento bipartisan al National Defense Authorization Act che richiederebbe all’amministrazione Biden di sanzionare tutte le società connesse con il Nord Stream 2. Inoltre la fine del transito internazionale di gas su suolo ucraino, priverà immediatamente di gas cinque città ucraine posizionate al confine russo-ucraino mentre nel resto del Paese il deficit sarà almeno del 20%.

@FDepalo

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