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Più Artico nelle ambizioni energetiche di Mosca con la prima centrale nucleare galleggiante al mondo: l’esperimento dell’uso di acqua riscaldata dal nucleare che viene pompata da un reattore galleggiante nelle case delle persone in una remota città siberiana è riuscito. Ora andranno valutati da un lato i rischi legati alla sicurezza e dall’altro i riverberi geopolitici. Ma il progetto della Akademik Lomonosov è di ampia portata e coinvolge il mega giacimento di Baimskaya.

CHERNOBYL GALLEGGIANTE

Il riscaldamento nucleare residenziale è stato introdotto a Pevek utilizzando l’energia generata su una chiatta vicina nell’Oceano Artico, soprannominata la “Chernobyl galleggiante”. Attore principale è la compagnia nucleare statale russa Rosatom, che usa il calore scaricato sotto forma di vapore attraverso le torri di raffreddamento degli impianti di fissione nucleare della chiatta, che altrimenti andrebbe sprecato. Il mezzo utilizzato è un’unità di potenza galleggiante a bordo della Akademik Lomonosov che fornisce energia.

“È molto eccitante”, ha detto al New York Times Jacopo Buongiorno, professore di scienza e ingegneria nucleare presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT), aggiungendo che “la decarbonizzazione della rete elettrica consentirà di raggiungere solo un quarto del percorso e il resto verrà da tutte queste altre cose, ma ovviamente questo non funzionerà se le persone non si sentono a proprio agio con la tecnologia”. Il riferimento è ai potenziali rischi dell’utilizzo dell’energia nucleare per riscaldare l’acqua destinata al consumo pubblico.

IL PROGETTO

Da tempo la Russia ha messo nel mirino l’Artico e quel settore ancora selvaggio del suo nord-est per implementare nuovi progetti legati al dossier energetico. La proposta iniziale di Rosatom della scorsa primavera prevedeva di costruire cinque centrali nucleari galleggianti per alimentare una miniera di oro e rame sulla remota costa nord-orientale del Pacifico, proposta in concorrenza con un’altra della società del gas, Novatek (che insidia il primato di Gazprom), basata su centrali galleggianti alimentate a Gnl. Testimoniano entrambi l’estrema vitalità del Cremlino a quelle latitudini.

Per questa ragione ha spinto non poco per ordinare cinque unità di potenza galleggianti con una capacità totale di 500 MW presso il Cantiere Baltico. La mossa porta in pancia evidenti effetti socio-economici sull’economia russa, puntando così a migliorare le performances delle industrie nucleari e navali russe. Inoltre sarebbe allo studio la creazione di un futuro mercato di esportazione per i reattori galleggianti a bassa potenza.

BAIMSKAYA

Il progetto della Akademik Lomonosov è di ampia portata. Risale infatti allo scorso settembre la firma di un “accordo preliminare” per la fornitura di energia da parte di Kashka e Oleg Novachuk, presidente della controllata di KAZ Minerals GDK Baimskaya all’Eastern Economic Forum di Vladivostok. Baimskaya rappresenta uno dei più grandi giacimenti minerari del mondo ed è molto ricco di rame e oro. Tuttavia, lo sviluppo del sito nella regione orientale della Chukotka in Russia richiede centrali elettriche e trasmissioni per la futura miniera.

L’accordo con Atomflot consentirà quindi di sviluppare economicamente il giacimento di Baimskaya, che si trova in un’area depressa dove non esistono infrastrutture rilevanti e dove la clava dell’energia nucleare rappresenterà un potenziale jolly, lì dove i primi impianti sono alimentati dalla centrale nucleare galleggiante Akademik Lomonosov a Pevek.

SCENARI

Per capire la portata della mossa russa, basti pensare che a Baimskaya servirà un nuovo porto che sarà costruito a Cape Nagloynyn, con una domanda che verrà soddisfatta da due nuove centrali galleggianti, ciascuna con due reattori RITM-200M. I primi due dovrebbero essere operativi a Cape Nagloynyn entro l’inizio del 2027, il terzo nel 2028 e l’ultimo all’inizio del 2031. L’accordo con GDK Baimskaya è significativo non solo per lo sviluppo di Atomflot, ma anche per il mercato globale delle centrali nucleari trasportabili di bassa potenza. E ovviamente per le complessive strategie russe nel dossier energetico a quelle latitudini.

Per cui da un lato c’è da valutare il lato tecnico della questione, ovvero la possibilità di ridurre al minimo i cambiamenti climatici riducendo l’uso di opzioni che emettono gas serra come carbone e gas. Dall’altro c’è l’elemento geopolitico, che impatta sui riverberi mondiali che tale azione avrà.

Il riferimento è alla concorrenza di altre società che stanno iniziando ad apprezzare il potenziale contenuto nel mercato dei reattori galleggianti. È il caso della start-up danese Seaborg Technologies.

@FDepalo

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