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“Non c’è più spazio per l’ambiguità”. Enrico Borghi è deputato e responsabile Sicurezza nella segreteria del Pd e siede da anni nel Copasir, il comitato di controllo dell’intelligence. Mentre l’armata russa assedia e bombarda Kiev, capitale europea aggredita dal presidente russo Vladimir Putin, in Italia si pongono due emergenze collegate. Una riguarda la politica, l’altra la sicurezza nazionale.

Borghi, partiamo dalla prima. Quale deve essere la risposta politica all’aggressione di Putin?

I fondamentali, prima di tutto: chi crede sinceramente all’articolo 11 della Costituzione deve riconoscere che è stata la Russia a infrangerne la lettera. La nostra carta ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Qui siamo di fronte a un deliberato attacco e un’invasione militare su larga scala contro uno Stato sovrano. Una missione nazionalista che ha come obiettivo riportare l’Europa e il mondo a una novecentesca divisione in sfere di influenza.

Serve fare chiarezza in Parlamento?

Serve riconoscere la realtà, che è molto semplice. Gli aggressori sono la Russia e Putin, gli aggrediti l’Ucraina e l’Occidente.

Cosa si può fare per Kiev mentre i militari russi sono alle porte?

La nostra Costituzione parla chiaro. Ci si affida all’attività delle organizzazioni internazionali, si mette in campo una deterrenza per difendere gli alleati Nato.

Non è tardi per la deterrenza?

Dobbiamo anzitutto salvaguardare la legalità di fronte a un atto contro il diritto internazionale. Facilitare in ogni modo l’operato delle organizzazioni internazionali che mettano subito la Russia di fronte alla responsabilità di questa gravissima e inaudita aggressione.

La politica italiana non è sembrata molto compatta sul da farsi.

In questi giorni e in queste ore ci sono state ambiguità non accettabili, anche all’interno della maggioranza. Le dichiarazioni iniziali di Salvini contro le sanzioni sono superficiali, dannose per la credibilità dell’Italia.

Come uscire dalla zona grigia?

È il momento di chiarezza, fermezza, unità. Anche la problematica energetica, che pure ha un suo rilievo, non può condizionare completamente un grande Paese come l’Italia. Qui sono in ballo i diritti fondamentali su cui si regge l’impalcatura della nostra democrazia. Chi pensa di ricattarci non ha capito che non li metteremo da parte per salvare il portafoglio.

Anche il presidente Draghi poteva essere più chiaro?

Al Cdm Draghi ha tenuto una posizione corretta. Riconosciamo anche il lavoro del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, cui va la nostra solidarietà per l’attacco della diplomazia russa.

Cosa rimane dei putiniani  da sempre presenti dentro e fuori il Parlamento?

I putiniani di casa nostra sono fuori dalla dialettica, fuori dalla storia. Anzi, chi sostiene un dittatore che usa strumenti di coercizione militare per scuotere l’intera architettura di sicurezza europea è senza dubbio dalla parte sbagliata della storia.

Va detto che il vostro principale alleato, il Movimento Cinque Stelle, è sempre stato piuttosto ambiguo sui rapporti con la Russia.

Noi restiamo al merito e valutiamo il lavoro nelle sedi competenti di chi ha responsabilità istituzionali. E, ribadisco, non possiamo eccepire il lavoro del ministro degli Esteri. Non è il momento dei distinguo. La nostra linea sull’aggressione russa è precisa e la difenderemo in Parlamento, quando si voterà sull’informativa del presidente Draghi.

Il Pd presenterà una risoluzione?

Dobbiamo arrivare in aula con la più larga unità possibile. In queste ore ci sono persone, penso ad alcuni diplomatici, che rappresentano l’Italia sul fronte bellico. Quel voto non lascerà spazio a vie di mezzo.

Al Copasir avete audito l’autorità delegata dell’Intelligence Franco Gabrielli. Vi aspettate una campagna ibrida che colpisca anche l’Italia?

Non solo la aspettiamo, è già in atto. Questa azione bellica contro l’Ucraina combina forme tradizionali di guerra sul campo insieme alla minaccia ibrida, che è rivolta all’intero Occidente.

Dunque ci sono operazioni di destabilizzazione in corso?

Non lo scopriamo oggi. Da quando è iniziata la pandemia è stato un susseguirsi di campagne ibride, aggressive, mirate. L’obiettivo è attaccare le debolezze sistemiche dei Paesi nel mirino per destabilizzarli o indebolirli. Noi non siamo esenti, e per questo ora più che mai è fondamentale non mostrare il fianco alla propaganda putiniana che ha ripreso vigore.

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