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Edito nel 2021 da Maigret & Magritte, Dopo. Diario corale in periodo di pandemia. Anno 2020. Il dentro e il fuori in un ospedale della città di Torino è un documento importante circa l’evento cronistorico che è già entrato nell’annalistica; come noto, numerose sono le uscite editoriali che si sono occupate di questo tema (dal collettaneo Andrà tutto bene. Gli scrittori al tempo della quarantena, Garzanti, fino all’ultimo thriller di Petros Markaris, Quarantena, edito da La nave di Teseo, 2021), ma quella in commento si contraddistingue per calore, ironia, generosità e originalità.

Secondo un’illustre scuola di pensiero, infatti, un libro storico è quello tramite il quale, de facto, si riescono a cogliere tutte le sfumature sociologiche del momento (presente) che detto libro indaga; tale ricchezza può essere poi studiata, commentata, analizzata in un momento futuro, quando appunto il presente descritto sarà divenuto passato, tradizione, dato enciclopedico. E delle certezze, negazionismi a parte, l’interprete serio non dubita mai: casomai esamina il mosaico nella sua interezza; in tal caso, la tessera di cui si sta parlando è particolarmente importante.

Anzitutto si spendano alcune parole sull’importante personaggio che ha dato vita al volume.

Il curatore della raccolta, Emilio Locurcio, è stato un importante artista italiano, figura poliedrica che ha prestato la propria visione all’arte, alla musica, alla scrittura; purtroppo, lo stesso Locurcio ha perso la vita a causa del virus, e assieme a lui la compagna. La notizia ha destato ovviamente notevole tristezza, dal momento che la coppia era un punto di riferimento importante nel mondo del teatro torinese e dell’arte in generale; basti ricordare che Locurcio è stato compositore per Lucio Dalla e Ron, oltre che attore, scenografo, fondatore di scuole di recitazione e di teatri.

A tal proposito, Locurcio ha fatto sì che nascesse la Maigret & Magritte nel 1989, e in quella sede ha insegnato teatro e scrittura per più di trent’anni, formando centinaia di allievi tramite il teatro e la scrittura creativa; suo fine peculiare era anche la collaborazione con realtà difficili (quartieri disagiati, istituti di pena, ecc.).

Locurcio viene ricordato affettuosamente dai familiari (le figlie Solvejg e Isabella), dai collaboratori e da tutti quelli che hanno avuto il piacere di conoscerlo; di tale memoria è presente traccia nel volume in commento, specialmente in apertura e in chiusura.

Volume che si pone, appunto, come diario corale; a tal proposito, ci si interroga sul momento presente e si effettuano speculazioni sul proverbiale “dopo”, il momento successivo alla fine della pandemia. Il libro, infatti, scaturisce da un laboratorio di scrittura, ma la sopravvenuta scomparsa dell’autore ha indotto una sua storica collaboratrice, Stella Sorcinelli, a terminare l’opera.

È dunque un’indagine sui due tempi che più rendono affannate le vite umane: il presente e il futuro. Il presente è caratterizzato dalla crisi sanitaria, che coinvolge i testimoni e i narratori.

I capitoli (116) si alternano come se si fosse in un epistolario, e infatti ogni sezione è caratterizzata da un dato preliminare e, a seguire, dalla riflessione delle singole voci narranti: operatori sanitari, infermieri, psicoterapeuti, portantini, che lavorano nell’Ospedale Infantile Regina Margherita. Il fatto che sia stata data loro l’opportunità di esprimersi non è casuale: da numerosi anni, infatti, i reparti dell’ospedale collaboravano con l’associazione di Locurcio, mediante la partecipazione a laboratori teatrali o multidisciplinari, finalizzati a coinvolgere i piccoli malati. Durante il distanziamento imposto dalla quarantena, le operazioni culturali sono state ovviamente sospese; nonostante questo, permane una toccante traccia scritta, costituita da questo diario, il cui prezioso valore è anche quello di testimoniare lo svolgimento delle attività benefiche di stampo associativo.

Il tono narrativo è di alta qualità e di spettro completo, perché vengono prese ad esame tutte le emozioni umane provate all’inizio della crisi (dell’esecutivo, dei singoli consociati): rabbia, sdegno, ironia nera, passione lavorativa. E ancora: umanità, intimismo, nuove sensazioni, inedite fino al momento dell’isolamento forzato. L’iperrealismo dei momenti di tensione e di professionalità vivida, che emergono dalla pagina scritta, come nella migliore letteratura.

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