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La Francia ha reagito all’accordo tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti (con la rottura del contratto per la fornitura di 12 sottomarini francesi all’Australia) adottando un linguaggio durissimo nei confronti degli alleati e ritirando i suoi ambasciatori da Canberra e Washington. Una settimana dopo lo scoppio della crisi in seno alla Nato, il presidente Emmanuel Macron ha incassato una dichiarazione congiunta con l’omologo statunitense Joe Biden con qualche impegno neanche troppo preciso e poco più. Secondo Ulrich Speck, analista del German Marshall Fund, il risultato è “piuttosto scarso”. Perché la Francia, dopo aver mostrato un po’ di gollismo (anche in vista del voto in primavera?), si è accontentata così in fretta? Secondo l’esperto di politica estera, la ragione è semplice: “ha scoperto di non avere partner e alleati” al suo fianco; “invece, il rischio di allontanarne molti cresceva giorno dopo giorno”.

Durante un colloquio telefonico di mercoledì sera, Macron ha concordato con Biden il ritorno a Washington dell’ambasciatore francese Philippe Etienne la prossima settimana. E Biden ha detto sì a un incontro con Macron da tenersi in Europa a fine ottobre, quando l’inquilino della Casa Bianca sarà per la prima volta a Roma in occasione del summit del G20, “per arrivare a dei punti di accordo e conservare in questo processo tutto il suo dinamismo”, come si legge nella nota congiunta diffusa da Casa Bianca ed Eliseo. I due leader hanno anche concordato di “lanciare un processo di consultazioni approfondite” che punterà a creare le condizioni necessarie a garantire “la fiducia ed a proporre delle misure concrete per raggiungere obiettivi comuni”.

Inoltre, “il presidente Biden ha riaffermato l’importanza strategica dell’impegno francese ed europeo nella regione dell’Indo-Pacifico, incluso nella cornice della strategia dell’Unione europea per l’Indo-Pacifico recentemente pubblicata. Gli Stati Uniti riconoscono anche l’importanza di una difesa europea più forte, che contribuisca positivamente alla sicurezza transatlantica e globale e che sia complementare alla Nato”, si legge nella nota diffusa dalla Casa Bianca, che si chiude affermando l’impegno degli Stati Uniti a rafforzare il sostegno alle operazioni anti-terrorismo condotte dai Paesi europei – Francia in primis – nel Sahel.

Nei giorni scorsi la Francia aveva cercato di fare dell’Aukus un “problema europeo” incassando la solidarietà dell’Unione ma anche qualche dichiarazione molto prudente su un eventuale reset delle relazioni con gli Stati Uniti evocato da Thierry Breton, commissario europeo al Mercato interno, molto vicino al presidente Macron.

A Bruxelles sembrano indebolirsi sempre più i tentativi francesi di far slittare l’inaugurazione del Consiglio Ue-Usa per il commercio e la tecnologia, fissata per mercoledì 29 settembre, a Pittsburgh. Parigi sperava in un rinvio per dare un segnale europeo a Washington: si era ipotizzato di aspettare almeno la cena informale dei leader programmata per il 5 ottobre a margine del summit con i Paesi dei Balcani in Slovenia. Ma le pressioni sulla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, anche da parte di alcuni membri dell’esecutivo (in particolare quelli dei Paesi del Nord e di quelli dell’Est), sono molto forti. Il timore è che i progressi raggiunti dall’intera Unione europea con gli Stati Uniti sul fronte commerciale vengano messi a repentaglio dal dossier sottomarini francesi che coinvolge non troppo gli altri 26 Stati membri.

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