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Una nave in gran tempesta sicuramente. Ma con un timoniere che “non può lasciare”. Parafrasando Dante, dalle parole pronunciate dal presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, se non altro si chiarisce una posizione: Mario Draghi deve rimanere dov’è. A Palazzo Chigi. “Non bisogna fermare i motori – ha proseguito l’ex premier – e non possiamo cambiare equipaggio”. Un sostanziale mantenimento dello status quo, dunque. Ma il tutto nell’ottica di preservare “l’interesse nazionale”. “Bisogna garantire la stabilità dell’attuale quadro politico e istituzionale – ha aggiunto Conte – preservare questo quadro” e, nello stesso tempo “garantire agli italiani un presidente di cui possano essere tutti orgogliosi”. Messaggio chiaro.

D’altra parte, il centrodestra ha ufficializzato il suo tridente: Letizia Moratti, Carlo Nordio e Marcello Pera. Nomi sui quali però, il presidente del Movimento 5 Stelle dice che “si riserverà una valutazione”. L’ex premier riconosce alla coalizione non tanto il dovere quanto “il diritto” di proporre la rosa di quirinabili. Forse le prove di dialogo con il leader della Lega Matteo Salvini sono riuscite quantomeno in un intento: abbassare il livello dello scontro per arrivare a un’intesa. Che, comunque, rimane ancora lontana. Tanto più che, come conferma a Formiche.net un autorevole esponente del Movimento, i grillini stessi non hanno raggiunto alcuna convergenza. Anzi. Da quanto riferisce il parlamentare, la linea espressa da Conte rappresenterebbe soltanto una visione minoritaria all’interno di gruppi parlamentari estremamente frammentati.

In effetti è una chiave di lettura che ha un suo senso e una sua logica, quella di tentare fino all’ultimo di mantenere gli assetti governativi attuali. Da questo quadro piuttosto nebuloso nel quale Conte ha cercato di mettere un po’ d’ordine, emerge una certezza: il partito che in Parlamento detiene la maggioranza relativa non ha ancora deciso un nome da proporre alla successione di Sergio Mattarella. “No, ancora nessuno”, dice un altro parlamentare pentastellato. Eppure il candidato, poi ritirato, di area grillina Paolo Maddalena, ieri al primo scrutinio è quello che ha collezionato più preferenze. C’è anche da dire che rivaleggiava con Amadeus, Zoff e con il diluvio di schede bianche che sono state depositate nelle insalatiere.

Anche la seconda giornata di votazione volge al termine con un nulla di fatto. Prevedibile. Il barometro politico segna alta pressione: mentre il leader dice che incontrerà ancora Letta e Conte, da Italia Viva volano coltelli. Metaforicamente, s’intende. Teresa Bellanova, l’ex ministra dell’Agricoltura, tetragona del renzismo, cinguetta in un tweet a margine del discorso del leader di 5 Stelle: “Conte – mentendo – afferma che loro un anno fa hanno chiamato Draghi ad una assunzione di responsabilità. Io ricordo, e non sarò la sola, che proprio un anno fa erano impegnati a far telefonate da Chigi per dar vita al Conte ter. Più che chiamare, hanno subito la chiamata”. Insomma, se Conte e il Matteo fiorentino si dovranno incontrare per trovare la quadra, non partiranno con i più rosei presupposti.

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