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L’attacco alla base statunitense di al Tanf, in Siria, ha portato una conseguenza importante: la posizione forte presa da Washington, che dichiara l’Iran responsabile di quanto successo. È un aspetto interessante, perché viene incolpata la Repubblica islamica nel suo complesso — come fosse un atto di guerra — e non i gruppi regionali controllati dai Pasdaran.

I funzionari statunitensi dicono di credere che Teheran sia dietro il bombardamento con droni avvenuto la scorsa settimana nell’avamposto militare nel sud siriano. Lunedì dal Pentagono hanno spiegato che non si è trattata di una di quelle azioni in cui il ruolo dei Pasdaran è solo di organizzare i raid (come avviene molto spesso attraverso le milizie che agiscono per procura in Iraq e Siria), ma hanno definito l’Iran responsabile. Le informazioni arrivano alla Associated Press e ad altri media, diffuse a condizione di anonimato per discutere dettagli che non sono stati resi pubblici ma contemporaneamente inviare un messaggio netto.

I funzionari hanno detto che credono che gli attacchi abbiano coinvolto fino a cinque droni carichi di esplosivo, e che hanno colpito sia il lato statunitense della guarnigione di al-Tanf che il lato dove stanno le forze dell’opposizione siriana. Confermata l’assenza di feriti.

Le truppe statunitensi e della coalizione sono basate ad al-Tanf per addestrare le forze siriane per pattugliare il territorio che è ancora oggetto di operazioni anti-terrorismo contro lo Stato Islamico. La base si trova anche su una strada che serve come connettore vitale per le forze sostenute dall’Iran, perché collega la Siria fino al Libano meridionale (e Israele). Molto spesso l’area è finita oggetto di raid aerei israeliani: Gerusalemme colpisce la linea di rifornimento verso Hezbollah, e considera l’Iran diretto responsabile di tutto ciò che accade.

Il portavoce del Pentagono John Kirby ha rifiutato di fornire dettagli quando gli è stato chiesto delle informazioni diffuse ai media durante una conferenza stampa. L’ha definito un “attacco complesso, coordinato e deliberato” e ha detto che gli Stati Uniti ne hanno già visti di simili da gruppi di miliziani sciiti sostenuti dall’Iran. Ma non ha voluto entrare nello specifico e ha detto di non avere aggiornamenti sulle munizioni usate nell’attacco.

Kirby ha anche rifiutato di dire se le truppe sono state avvertite in anticipo o se gli Stati Uniti intendono fare una risposta militare. “La protezione e la sicurezza delle nostre truppe all’estero rimane una preoccupazione fondamentale per il segretario”, ha detto Kirby, riferendosi al segretario della Difesa Lloyd Austin, “e se ci deve essere una risposta, sarà in un momento, in un luogo e in un modo di nostra scelta, e certamente non ci metteremo davanti a questo tipo di decisioni”.

I media collegati alle milizie iraniane e ai Pasdaran hanno detto che l’attacco ad al Tanf è stato effettuato da “alleati siriani” — un apparente riferimento ai gruppi sostenuti dall’Iran — come rappresaglia per un raid avvenuto giorni prima vicino alla storica città siriana di Palmira. Israele è stato incolpato di quel bombardamento; la base con i soldati americani, com’è avvenuto in tante altre occasioni, è diventata bersaglio per lo sfogo di tensioni regionali.

“Si può considerare che l’attacco su Tanf è stata un’attuazione” di precedenti promesse da parte degli alleati siriani di rappresaglia per Palmira, ha spiegato ad AP un funzionario del cosiddetto Asse della Resistenza, un’alleanza politico-militare anti-occidentale che comprende Iran, Siria, Hezbollah e altri gruppi che combattono a fianco delle forze del presidente siriano Bashar Assad.

L’attacco di al-Tanf è arrivato in un periodo di crescenti tensioni con l’Iran. L’amministrazione Biden questa settimana ha detto che gli sforzi diplomatici internazionali per riportare l’Iran nei negoziati per tornare a un accordo nucleare del 2015 erano a un “punto critico” e che la pazienza si sta esaurendo. L’obiettivo di chi organizza gli attacchi è proprio questo: mettere sotto pressione la situazione e portare a reazioni più ampie.

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