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Pochi giorni, ormai, ci separano dalla prima seduta comune del Parlamento per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. La scomparsa dei cosiddetti “catafalchi”, utilizzati per la prima volta nella votazione del 1992 che portò all’elezione di Oscar Luigi Scalfaro, è un simbolo di come il Covid abbia inevitabilmente condizionato anche la più importante “liturgia” laica delle istituzioni.

Il problema principale provocato dalla pandemia è probabilmente quello relativo al voto dei parlamentari e dei delegati regionali positivi al Covid o in quarantena. È un tema che è stato posto in anticipo da alcuni colleghi e che è diventato di una certa attualità con l’aumento dei contagi tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio. La tesi di chi sostiene che un numero rilevante di assenti all’elezione del Capo dello Stato sia da sempre fisiologico viene smentita dai dati dei verbali del passato pubblicati sul sito della Camera: in occasione dell’elezione di Sergio Mattarella, ad esempio, furono appena 14 gli assenti su più di mille grandi elettori.

Ieri la Camera ha approvato un odg del nostro capogruppo Paolo Barelli – e un altro del capogruppo di FdI Francesco Lollobrigida – nel quale si è chiesto la “collaborazione” del Governo per consentire che tutti i grandi elettori possano partecipare alle votazioni. I voti contrari sono stati appena 4, segno di come questa venga sentita come un’esigenza trasversale. Oggi nel corso della capigruppo, il presidente della Camera Roberto Fico ha recepito quest’istanza, assicurando che proporrà un’area ad hoc per permettere di votare anche a chi è in quarantena se il Governo farà una normativa sugli spostamenti.

Come ha fatto notare il costituzionalista Giovanni Guzzetta, non stiamo parlando un privilegio, ma dell”’adempimento di un dovere costituzionale che i parlamentari (e i delegati regionali) hanno assunto al momento della propria nomina”. Quindi è necessario che si consenta a tutti i grandi elettori – anche quelli in quarantena – di votare il prossimo Presidente della Repubblica, garantendo le massime condizioni di sicurezza per sé e per gli altri.

C’è chi lo ha già fatto, più di un anno fa: alla rielezione della speaker della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, nel gennaio 2021 poterono partecipare anche tre deputati in quarantena grazie all’allestimento di un percorso ad hoc protetto da plexiglass nella galleria generalmente riservata ai visitatori. In quell’occasione, Brian P. Monahan, medico curante del Congresso degli Stati Uniti e della Corte Suprema degli Stati Uniti, rilasciò un documento in cui spiegava che quelle misure venivano prese “per consentire ai membri in stato di quarantena di adempiere ai loro doveri costituzionali”. È un precedente che non si può ignorare: non a caso, ci arriva dalla più grande democrazia del mondo.

Spena, casa, grano, accise

Grandi elettori in quarantena, il precedente americano

Di Maria Spena

È necessario che si consenta a tutti i grandi elettori – anche a quelli in quarantena – di votare il prossimo Presidente della Repubblica, garantendo le massime condizioni di sicurezza per sé e per gli altri. Come avvenne lo scorso gennaio negli Usa in occasione della rielezione della speaker della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, Nancy Pelosi. L’intervento della deputata di Forza Italia, Maria Spena

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