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Tornare in classe oppure no. Non si calma la polemica sul ritorno in classe. Mentre il governo va avanti sulla strada del rientro in presenza e in sicurezza senza alcun ripensamento, dopo la Campania che ha chiuso gli istituti fino a fine gennaio per le scuole dell’infanzia, le primarie e le secondarie di primo grado è la Sicilia a rimandare di tre giorni la campanella.

La riunione tecnica tra ministero dell’Istruzione e sindacati sulle regole per la ripresa per la Cgil non ha sciolto i dubbi. A ritenere le procedure del rientro “impossibili” considerati i numerosi casi di positività al virus sono anche i presidi.

Come conciliare le due posizioni? Quella dei presidi e amministratori che chiedono la Dad e quella del ministro Bianchi? “Dovrebbero incontrarsi e parlare. Se ne esce con la completa riforma della autonomia scolastica”. Commenta così in una conversazione con Formiche.net Eusebio Ciccotti, preside e saggista. Ecco la sua testimonianza e una proposta per uscire da questo cul de sac.

Preside Ciccotti, in base a quali dati, lei ha proposto il 29 dicembre, in un suo articolo per Formiche.net, che viste le condizioni della diffusione epidemiologica, non era assurdo posticipare il rientro dopo due settimane. Pare che molti oggi la pensino così…

Sono i dati che si leggevano intorno a metà dicembre sulla variante Omicron, che si diffondeva sempre più in quelle settimane. Non si sapeva, trenta giorni fa, e non si sa ancora, scientificamente, il dato di pericolosità. Per alcuni studiosi una semplice influenza per altri qualcosa di più serio. Ma non possiamo darne colpa ai ricercatori e ai medici. È un fenomeno nuovo e occorre del tempo per studiarlo. Quello che mi spinse a scrivere quell’articolo fu che nella scuola primaria di cui sono dirigente incaricato (il termine esatto è “reggente”) tra il 18 e il 22 dicembre, sia maestre che bambini sono risultati positivi. Per cui tutta la sezione primaria del comprensivo di tale succursale è andata in quarantena. Cinque classi, ossia circa 100 bambini. E cinque maestre. Ho atteso qualche giorno, ho seguito le news, i pareri degli specialisti in Tv e sui giornali. Ho sentito colleghi presidi di altre scuole e di altre Regioni, che mi confermavano il crescente numero dei positivi. Ho tratto le conclusioni, da osservatore, oltre che da preside. Pensavo che non sarebbe stato assurdo proporre la Dad per due settimane, dopo le vacanze natalizie, e attendere miglioramenti. Al contempo dare giorni preziosi al governo, al Cts, alle Asl di emanare note ad hoc, preparare e organizzare il rientro in sicurezza e alle scuole per prepararsi.

Quale è la situazione di oggi?

Nel Polo Liceale e Tecnico che dirigo (2030 studenti), alle 14.00 di oggi, 8 gennaio, abbiamo circa 40 casi di positività. Non sono tantissimi, ma vi è stato un aumento vertiginoso tra il 6 gennaio e oggi. Nell’altro Istituto, di 500 alunni (fascia infanzia- scuola primaria – scuola secondaria primo grado), siamo a circa 30 positivi.

Ora avete un vademecum per il rientro, il DL del 7 gennaio entrato in vigore poche ore fa.

Esattamente. Va ringraziato il governo per aver chiarito le procedure del rientro a scuola in sicurezza. È il Decreto Legge 7 gennaio 2022. “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza covid-19 in particolare nei luoghi di lavoro, nelle scuole, e negli Istituti di formazione superiore”.

La questione molto dibattuta nel mondo della scuola è, mi pare, sulla opportunità del rientro in presenza il 10 gennaio, in un momento di accelerazione dei contagi o andare in Dad per alcuni giorni. In questa direzione si muove la petizione dei 1500 presidi, di alcuni sindaci, di qualche presidente di Regione…

Sì, come sempre il dibattito è aperto ed è giusto che in un sistema democratico ci sia. Siamo alle antinomie filosofiche: la vita finisce o continua? Dio esiste oppure no? Il cane o il gatto può sostituire un figlio o no? Il pianeta Terra è unico o ve ne è un altro abitabile, purtroppo lontanuccio, e magari con più ossigeno (cfr. Don’t look up, 2021, di Adam McKay). Eccoci a noi: Dad dopo la Befana oppure lezione in presenza? Le risposte dividono il mondo degli esseri pensanti. Ognuno mostra i propri razionali e “veri” ragionamenti. Che si oppongono. Ma a differenza delle “opinioni”, o “visioni del mondo” personali, attinenti alla sfera metafisica (Dio esiste/non esiste) o psicologica (“il cane è fedele, un figlio ti fa arrabbiare e poi dilapida il capitale”), davanti alla diffusione del virus bisogna prendere decisioni “obiettive”.

Quindi lei è per le due settimane in Dad?

Sì, credo sarebbe opportuno. Ripeto. Per dar tempo agli studiosi di ottenere maggiori informazioni, per organizzarsi a scuola e nelle Asl.

Ma il governo, come ricordato poc’anzi, va in un’altra direzione…

Sicuramente gli esperti hanno dati che io non ho, e la scelta va rispettata.

Qualora si arrivasse alla Dad, tra qualche giorno, ma per ora è escluso, non avremmo un danno formativo?

Per due settimane direi di no. Ricordiamoci che siamo stati in presenza, abbiamo svolto il programma regolamentare. Tutti i docenti hanno avuto tempo per spiegare e somministrare le verifiche.

Come conciliare le due posizioni? Quella dei presidi e amministratori che chiedono la Dad e quella del Ministro Bianchi?

Dovrebbero incontrarsi e parlare. Purtroppo il ministro Bianchi, che stimo per il gran lavoro che sta svolgendo per riformare la scuola, si trova in un meccanismo normativo che volente o nolente gli affida un ruolo decisionale delicato e totale. Non sono tra quelli che lo criticano semplicemente perché vuole mandare i ragazzi a scuola “a tutti i costi”.

Preside Ciccotti, ora lei si rifugia nell’antinomia diplomatica.

Guardi, se ne esce da questo cul de sac con la completa riforma della autonomia scolastica. La scuola, grazie ai propri organi collegiali, che non debbono essere dei soprammobili, Collegio docenti e Consiglio di Istituto, dovrebbe avere un potere esecutivo più ampio sul modo di somministrare la didattica, anche, per esempio, nei casi di emergenza: sanitaria, meteo, strutturale. Ovviamente sentiti altri organi istituzionali.

Questo ampliamento della autonomia, per alcuni osservatori, va in contrasto con l’idea di una scuola “nazionale” o “regionale”.

Ogni scuola sceglierà la soluzione più saggia. Nessuno, procrastinerebbe, nel nostro caso attuale, la Dad per starsene a casa più del dovuto. Tutti sono per la didattica in presenza. Tutti tengono al buon nome del proprio Istituto. Alla qualità. È giunto il momento di porre le scuole nelle condizioni giuridiche di godere d’una maggiore indipendenza nella organizzazione amministrativa, curriculare, didattica e di ricerca. E aprire a una sana competizione formativa tra scuola e scuola. È finita l’era del “siamo tutti laureati, siamo tutti bravi”.

Dad oppure no? La testimonianza del preside Ciccotti

Il 29 dicembre scorso Eusebio Ciccotti, collaboratore di Formiche.net, preside e saggista, visto l’aumento dei casi positivi dovuto anche alla variante Omicron anche nella scuola, aveva previsto l’eventualità di andare in Dad per due settimane, agganciate alle vacanze di Natale. Sentiamo il suo parere

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