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Occhio per occhio. Alta tensione fra Europa e Russia. Mosca risponde alle sanzioni europee per il caso Navalny e l’occupazione della Crimea con un round di contromisure che mette nel mirino anche l’Italia.

Nel mirino finisce anche l’Italia. Sono otto gli alti funzionari dell’Ue colpiti, fra loro c’è il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli. Con lui la vicepresidente della Commissione Ue Vera Jourova per i lavori e la trasparenza, Ivars Abolins, presidente del National Electronic Media Council della Lettonia, Maris Baltins, direttore del National Language Centre della Lettonia, Jacques Maire, membro della delegazione francese all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, Jorg Raupach, capo dell’ufficio del procuratore di Berlino, Asa Scott, capo del laboratorio di sicurezza chimica, biologica e nucleare, Total Defence Research Institute, Svezia e Ilmar Tomusk, capo del Language Department dell’Estonia. A tutti e otto sarà vietato entrare in Russia.

“L’Unione europea continua la sua politica di misure restrittive unilaterali e illegittime contro cittadini e organizzazioni russe”, tuona un comunicato del ministero degli Esteri di Sergei Lavrov.

Immediata la reazione del ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, che, riporta l’Adnkronos, avrebbe espresso “piena solidarietà” a Sassoli. Ma la vicinanza è trasversale alle forze politiche. Il Commissario Ue Paolo Gentiloni parla di sanzioni “tanto ingiustificate quanto inutili”. Dal Pd una vera e propria levata di scudi per il collega dem alla guida del Parlamento Ue.

“Dopo le sanzioni di Mosca, ci rappresentano ancora di più”, scrive su Twitter Lia Quartapelle, deputata dem in Commissione Esteri. Le fa eco la vicesegretaria Irene Tinagli, “sbaglia chi pensa di intimidire l’Ue”. Un “atto di ostilità senza precedenti”, scrive in una nota il segretario dem Enrico Letta, “il Pd tutto reagisce con durezza, a difesa della democrazia europea. E continuiamo a chiedere con ancora più forza la liberazione di #Navalny”.

Solidarietà anche dal gruppo degli eurodeputati della Lega guidato da Marco Zanni, a riprova di una virata nei rapporti con la Russia del partito di Matteo Salvini che a Strasburgo ha visto diverse dichiarazioni di condanna di Mosca per il caso Navalny e le manovre in Ucraina. Roberto Fico, presidente della Camera e volto di punta del Movimento Cinque Stelle, parla di “un gesto di ostilità non compatibile con i valori Ue”.

Lo scorso 2 marzo il Consiglio Ue aveva imposto misure restrittive (travel ban e congelamento degli asset) su quattro cittadini russi “responsabili di gravi violazioni dei diritti umani”: Alexander Bastrykin, capo del Comitato investigativo russo; Igor Krasnov, procuratore generale; Viktor Zolotov, numero uno della Guardia nazionale; Alexander Kalashnikov, direttore del Sistema penitenziario federale.

“È la prima volta che l’Unione europea impone sanzioni nel contesto del nuovo EU Global Human Rights Sanctions Regime”, sottolinea la nota del Consiglio con riferimento al cosiddetto Magnitsky Act europeo. Una mossa coordinata con il Dipartimento di Stato americano, con un’inedita applicazione simultanea delle sanzioni a Mosca, lo stesso giorno.

Il 16 aprile l’amministrazione Biden ha rincarato la dose con un nuovo round di sanzioni contro il governo russo per le interferenze nelle elezioni presidenziali di novembre e l’hackeraggio dell’azienda di software Solarwinds. Nel mirino 32 tra individui ed entità russi legati al governo e all’intelligence, mentre dieci diplomatici legati ai Servizi russi sono stati cacciati dall’ambasciata a Washington.

La reazione del Cremlino contro l’Ue segna però una nuova tappa dell’escalation diplomatica fra le due parti. Non accade spesso infatti che funzionari del calibro di un presidente del Parlamento europeo siano colpiti da sanzioni individuali. Ora si attende una contromossa da parte del Consiglio Ue.

David Sassoli

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