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Gli osservatori più occhiuti hanno messo in rilievo uno scarto “politico” nelle battute di Draghi a commento del “green pass” appena deliberato dal consiglio dei ministri. Forte e monitoria è apparsa la sua tranciante bocciatura dei sostenitori del no vax, appellanti “dell’invito alla morte”. E non si è mancato di ricordare che in quella pattuglia si situerebbe anche un pezzo dei sostenitori del suo governo, più o meno combaciante con la Lega di Salvini, il quale ultimo non perde occasione di manifestare il suo sentimento di insofferenza rispetto al rigore sanitario imposto.

Gli editorialisti rinomati, pertanto, leggerebbero nella reazione di Draghi un altolà preventivo a tentativi destabilizzanti che potrebbero determinarsi tra una manciata di giorni. Il tre agosto, infatti, segna l’avvio del semestre bianco che sospende la minaccia di uno scioglimento anticipato delle Camere da parte del Presidente della Repubblica in fine mandato, e potrebbe significare “tana libera tutti”, quella specie di sfida all’ok corral nel piccolo mondo antico del Parlamento che tanto piace alla politica politicante.

Draghi, con lo stile che lo contraddistingue e la forza reputazionale conquistata nel Paese e presso le cancellerie occidentali, sfida la politica dei cabotaggi minori e getta sul tavolo il PNRR dicendo: “vediamo fin dove siete capaci di arrivare”. L’aria che tira gli è favorevole, un Winston Churchill antagonista non sembra, per il momento, aggirarsi tra i palazzi romani( e,per la verità, stiamo scarsi pure nella media e bassa classifica), dunque superMario ha il vento in poppa.

Per adesso e, vogliamo azzardarci, anche per il prossimo semestre bianco: vista l’opacità strategica degli attori politici in partita, sia nel quadrante rissoso del centro destra che in quello stralunato del centro sinistra, e considerato che il primum movens del parlamentare è restare il più possibile in parlamento, non ci pare che il governo e la legislatura saranno destinati ad avere inciampi seri fino al prossimo febbraio. Dopo è come guardare alle colonne d’Ercole e all’ignoto oceano dal punto di vista di un uomo dell’anno mille.

E allora, visto che il governo mostra di potersi muovere in ( relativa) libertà almeno sui temi che gli sono stati consegnati per portarci fuori dalla lunga malattia, perché non si prende il coraggio a due mani stabilendo con un provvedimento legislativo l’obbligatorietà del vaccino?

Insomma, siamo onesti: l’azione governativa di fatto ha disabilitato parecchie possibilità di vita diversa dal soggiorno coatto domiciliare per chi non è vaccinato e comunque non gli ha reso un’estate molto facile. Niente cinema, niente musei, niente danze per i cultori del genere, niente ristoranti se non all’aperto, eccetera.

In sovrappiù il generale Figliuolo già poneva il tema del vaccino obbligatorio per i docenti nelle scuole, portandosi avanti in modo razionale col lavoro. Allora perché, invece di girarci attorno, non si fa l’unica cosa che si deve in circostanze come questa e cioè obbligo per tutti? Non c’è nessun ostacolo costituzionale, visto che l’art. 32, com’è stato da molti giuristi ricordato, consente l’obbligo vaccinale- peraltro già pacificamente praticato per una serie di importanti malattie- nell’interesse del superiore bene collettivo, purché sia previsto da una disposizione di legge.

Peraltro la “narrazione” governativa si muove proprio su questa linea, dichiarando quanto sia “civica” e “commendevole” la volontaria opzione vaccinale e quanto riprovevole, invece, la spinta al suo diniego: un invito alla morte, appunto.

Quindi cosa osta oggi, di fronte all’aggressività delle varianti del virus sempre più varie e disgraziate, all’assunzione della responsabilità di una scelta netta del governo, in grado di scoperchiare le nicchie di ambiguità in cui si annida la strategia di chi pensa di lucrare politicamente nelle sacche dei no vax senza assumersene fino in fondo le responsabilità?

Non si capisce. A meno che, come in tutte le strategie di guerra che si rispettano, si mandi avanti la pattuglia per saggiare il terreno e poi si proceda. In questo caso ci sarebbe un generale. Perdipiù un alpino.

Pino Pisicchio

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