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“Le incertezze senza precedenti sul mercato turistico non consentono di procedere alla prevista operazione tra Chantiers de l’Atlantique e Fincantieri”. Dopo quasi cinque anni dal accordo tra Roma e Parigi, il naufragio dell’acquisto dei cantieri francesi da parte del Gruppo italiano è affidato a una nota del ministero dello Sviluppo economico. Perde probabilmente l’Unione europea (che dimostra regole sulla concorrenza inadatte ai tempi) e perdono sicuramente i cantieri della ex Stx, che avranno difficoltà a meno di un forte sostegno dallo Stato francese. Perde meno Fincantieri, che avrà altri modi per rafforzarsi e che appare solida sul fronte dell’internazionalizzazione.

IL NAUFRAGIO

Scadrà ufficialmente il 31 gennaio l’ultima proroga concessa da Parigi all’accordo siglato a novembre 2017, concessa per dare altro tempo all’antitrust europeo per valutare l’operazione. A fine dicembre, Bruxelles aveva fatto sapere di attendere ulteriori documenti, ma Fincantieri aveva già risposto di non poter fare di più. Come raccontavamo allora, gli spazi per ottenere luce verde erano davvero risicati. Sicuramente non ha aiutato la convinzione di Parigi, che oltre alle dichiarazioni ufficiali non è mai sembrata convinta di voler procedere con l’operazione. A metà dicembre, i legami tra Fincantieri e la Cina campeggiavano sui quotidiani d’oltralpe e apparivano uno spauracchio agitato ad arte per sollevare nuove contrarietà all’acquisto dei cantieri Stx.

UNA LUNGA STORIA

Tutto è iniziato a maggio 2016, quando la gestione di Stx France venne affidata al tribunale fallimentare di Seul, essendo allora il 66% dell’azienda in mano ai sudcoreani. Nel giro di pochi mesi partì la vendita, e alla fine dell’anno l’unica offerta pervenuta fu quella del Gruppo italiano. A maggio 2017 arrivò l’accordo tra Fincantieri e il governo francese, che conservò il diritto di prelazione sulla maggioranza dei cantieri da esercitare entro la fine del luglio successivo. Nel frattempo, Emmanuel Macron era salito all’Eliseo. A due giorni dalla scadenza del diritto di prelazione, il ministro delle Finanze Bruno Le Maire, tutt’ora titolare del dossier per Parigi, annunciò la decisione di nazionalizzare Stx, in barba al precedente accordo.

I TENTATIVI

Si susseguirono incontri tra i rappresentanti di governo, fino a settembre 2017, quando a Lione Macron e l’allora premier Paolo Gentiloni raggiunsero l’intesa sulla struttura dell’azionariato della società: il riscatto del 50% da parte dell’azienda italiana, con l’aggiunta del prestito di un ulteriore 1% concesso dallo Stato francese per dieci anni, previo via libera delle autorità antitrust. Via libera che è stato demandato alla Commissione europea, che ha accettato di aprire il dossier Fincantieri-Stx a gennaio 2019 su richiesta di Berlino e Parigi. Richiesta che, dato l’interesse europeo e degli stessi francesi sull’operazione (ribadito sempre, quanto meno di facciata), sorprese l’Italia, la quale reagì in maniera piuttosto compatta, con maggioranza e opposizioni, Parlamento e governo, a chiedere “rispetto per le aziende italiane”.

L’EFFETTO PANDEMIA

Dall’apertura dell’indagine europea sono passati due anni e cinque proroghe, l’ultima lo scorso dicembre. Intanto è però scoppiata l’emergenza Covid che ha cambiato tutte le previsioni sul futuro mercato crocieristico. Anche il Mise oggi riconduce la cause del naufragio dell’operazione alla pandemia: “Nel contesto dell’epidemia di Covid 19 e delle sue relative conseguenze sulla ripresa del mercato della cantieristica, la Commissione europea non ha raggiunto una posizione finale sulla transazione”.

E ORA?

Ora, come ci spiegava il vice presidente dello Iai Michele Nones (qui l’intervista) “le aziende e i due governi dovranno decidere che fare, se rimettere in piedi tale accordo, se indirizzarsi verso una nuova intesa, oppure se lasciar cadere l’ipotesi di fusione delle capacità cantieristiche francesi e italiane”. Difficile capire come evolverà la situazione, ma di base resta la consapevolezza che le regole antitrust dell’Ue siano piuttosto datate, quantomeno inadatte all’attuale competizione sui mercati internazionali dove colossi asiatici si fondono e crescono. A dirlo sono gli stessi commissari europei, alla concorrenza Margrethe Vestager e al Mercato interno (francese)  Thierry Breton, spesso a invocare in interviste la revisione delle regole sulla concorrenza

GLI ARGOMENTI ITALIANI

Il dossier è stato al centro di un incontro a febbraio 2020 a Bruxelles tra il premier Giuseppe Conte e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. “Ho rappresentato che le norme sulla concorrenza sono state elaborate anni fa, non c’era ancora il mercato globale”, spiegava il premier. “Riproporre quelle regole adesso e applicarle in modo pedissequo – aggiungeva – è un errore, perché è auto-limitativo per i nostri campioni industriali”. Difatti, rimarcava, “noi dobbiamo invece favorire la crescita di questi campioni e metterli nelle condizioni di poter competere”.

IL FRONTE MILITARE

In tutta questa storia c’è un ulteriore paradosso, ricordato nella nota odierna del Mise, e cioè che l’intesa cantieristica tra Francia e Italia è proceduta senza problemi nel campo militare, quello tradizionalmente più delicato. A settembre 2017, oltre all’intesa su Stx, i governi tracciarono la strada per una progressiva alleanza tra Fincantieri e Naval Group. Un anno dopo, i dicasteri della Difesa annunciavano il pieno sostegno dei rispettivi esecutivi all’accordo raggiunto dalle due società per una joint venture paritetica. A gennaio dello scorso anno, Naviris è entrata nella piena operatività, ottenendo a giugno i suoi primi contratti per ricerca e sviluppo. Il mese dopo sono arrivati anche quelli per l’ammodernamento di mezza vita dei cacciatorpediniere di classe Orizzonte, con gli occhi puntati sul programma per le future corvette europee.

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