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Perché fermarsi solo alla crisi di governo, dice a Formiche.net Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera e autore, tra gli altri, de Il tramonto dell’avvenire (Marsilio)? L’occasione dello scenario più inedito di sempre, dove un personaggio senza biografia politica è diventato premier con due maggioranze diverse e disomogenee, ragiona con Formiche.net, è utile anche per interrogarsi su come l’ultimo partito non post-ideologico rimasto in Italia, il Pd, stia gestendo l’oggi ma soprattutto il domani.

Zingaretti in bilico per il futuro? Le leadership sono a disposizione, si farà un bilancio dell’esperienza giallorossa che al momento è un esperimento non riuscito”, osserva.

Il Pd rischia l’irrilevanza, stretto da un lato dal possibile partito di Conte che drenerebbe voti anche ai dem e, dall’altro, da una guida molto schiacciata sui grillini più che sulla Ditta?

Sì. Ci sono due antecedenti storici come il partito di Dini e di Monti che, da Presidenti del Consiglio in uscita, hanno raccolto nelle previsioni più di quanto poi ottenuto effettivamente nelle urne. E’ l’effetto Chigi: per cui un conto è se si è dentro quel palazzo, altro se fuori. Sulle previsioni numeriche che circolano oggi, osservo che riguardano appunto solo l’oggi. In qualche modo al nascente partito di Conte si attribuiva il compito di fare da coagulo al famoso centro moderato, come precisato in alcune interviste da Bettini. Penso che anche Di Maio sia molto preoccupato di questa eventualità. Lo dimostra il suo “non morire per Conte”. Ma la situazione del Pd è politicamente più imbarazzante.

Ovvero cerca un nuovo leader?

Conte è stato rappresentato come una specie di capo della sinistra italiana, sulla scorta di quell’assunto degli anni Novanta secondo il quale alla sinistra per governare serviva un papa straniero. Una specie di altro Prodi. Ovviamente però le cose non stano affatto così, perché il Pd ha una sua parte in commedia: essere il partito di sistema con politiche fungibili, sempre presenti all’appello quando si tratta di essere architrave. Stavolta il partito di Conte rappresenta una minaccia molto forte per i dem.

Ma Pd e Cinque Stelle non si era detto che erano nati sotto un destino comune?

Sì, un destino al termine del quale non ci sarebbero stati più né l’uno né l’altro: bensì una nuova sinistra, teorizzata da Grillo quando dette il beneplacito al rovesciamento delle alleanze con Conte e si rivolse ai ragazzi del Pd. Quel discorso però, che secondo me non stava né in cielo né in terra, oggi non ha più nulla di realistico e il Pd ha solo da perdere sul piano elettorale. I principali sostenitori di quella linea di “Conte perinde ac cadaver” non sono neanche nel Pd, come D’Alema e Bersani. Mi sembra un destino abbastanza segnato: si andrà ad una ristrutturazione dello scenario attuale, con il Pd vera vittima di un’operazione di cui si è fatto protagonista.

Un errore imputabile alla strategia del Segretario? A crisi finita sarà ancora al suo posto?

Nei partiti classici la leadership era sempre contendibile, per definizione, motivo per cui se il capo falliva saltava e avanzavano altre forze.Si farà un bilancio dell’esperienza giallorossa che al momento è un esperimento non riuscito. Alcune delle profezie sulla nascita del Pd, quelle più fosche, si sono avverate. Le ricordo oggi, a pochi giorni dalla scomparsa di Emanuele Macaluso, che scrisse un libro intitolato “Al capolinea” proprio mentre nasceva il Pd. Oggi il partito è un agglomerato di gruppi, che sono cosa diversa rispetto alle correnti. Da partito di cambiamento si è fatto partito di servizio del sistema.

La Ditta davvero ha in mano le carte della sinistra e della crisi, come si è detto dopo l’arrivo di Zingaretti, oppure ce ne ha ancora qualcuna Renzi? Guerini appare più strategico di Bettini?

Sì, anche non so se sia colpa dell’influenza di Renzi. Non so quante leve di comando abbia effettivamente in mano Zingaretti: certo, non è solo la vendetta degli ex rottamati sull’ex rottamatore. C’è stata la spinta di un popolo ben più vasto della sola Ditta che si espresse alle primarie. Ma la Ditta aveva in mano gli strumenti dell’esperienza e del potere: oggi ho l’impressione che il Pd se li stia spendendo solo in una politica di conservazione dell’esistente, senza indicare una prospettiva politica se non quella grillina delle origini.

Zingaretti e Salvini in comune hanno avuto solo la voglia di elezioni dell’agosto 2019 o vede mosse/errori sovrapponibili?

Due personaggi clamorosamente diversi: Salvini dice chiaramente di andare oltre Conte, Zingaretti non so se davvero se ne voglia liberare. Magari sta pensando, alle consultazioni, di partire con Conte, per poi virare su altri nomi. Dovremo aspettare. Il tema centrale è che ne sarà del Pd dopo questa crisi. Non dimentichiamo che i dem sono prigionieri di una situazione, creata per evitare i pieni poteri a Salvini: l’unica ragione sociale del governo giallorosso è stato l’antisalvinismo. Ma dopo un anno e mezzo, non avendo trovato un’altra ragione di esistenza più forte, cosa succede?

Non solo in questa crisi, crede sia mancata una certa grammatica istituzionale?

Sì. E’stata una volgarità verso il Colle aver preso le parole di Mattarella sui costruttori per definire i responsabili. Poi penso al premier che arriva in ritardo all’appuntamento col presidente per girare un video. Un tempo tali atteggiamenti avrebbero suscitato un’ira di Dio.

Paolo Gentiloni da Bruxelles a Chigi è un’ipotesi così inverosimile?

Non so se sarebbe tattico per l’Italia ritirare un suo Commissario. Nulla è così inverosimile da essere escluso in questa crisi davvero inedita. Ma non dimentichiamo che ci troviamo in un momento in cui, prima di diventare premier, Conte era senza biografia politica. Un inedito non solo per la storia repubblicana italiana ma per tutte le democrazie occidentali. Ormai sembra tutto normale, ma certo lascia colpiti.

twitter@FDepalo

Che ne sarà del Pd (e Zingaretti) dopo la crisi? Risponde Franchi

Cosa succederà in questa crisi? Non bisogna dimenticare che Conte era senza biografia politica. Un inedito non solo per la storia repubblicana italiana ma per tutte le democrazie occidentali. Paolo Franchi e il destino del Pd, che da partito di cambiamento si è fatto partito di servizio del sistema

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