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Il salto di qualità che è mancato a Liberi e Uguali. Rossella Muroni ha lasciato il gruppo per confluire nel Misto e rifondare i ‘Verdi’ che mancano “da tredici anni” in Parlamento. L’ex presidente di Legambiente, in un’intervista su Repubblica, dice a chiare lettere che, pur essendo riuscita ad aggiudicarsi 18 seggi, “non ha mai raggiunto la forma del partito”. Stefano Fassina, deputato di Leu, ammette che per il gruppo parlamentare sia “una fase di grande discussione”. “Faccio i miei auguri alla collega Muroni – aggiunge il deputato – anche se mi spiace abbia lasciato Leu”.

Ma, ammette, “ne comprendo le ragioni: in questi anni chi ha dato vita al gruppo di Liberi e Uguali non è stato poi in grado di costruire qualcosa che andasse oltre un gruppo parlamentare. Insomma non è stato concepito un progetto politico”. Eppure, dice il deputato “occorre dare una soggettività politica a Liberi e Uguali. Una formazione politica che incarni, nel momento storico in cui tutti fanno a gara a definirsi liberali, il pensiero socialista, ambientalista e keynesiano. Un soggetto da crearsi anche sulla scorta delle sollecitazioni che ha fornito Rossella, uscendo dal gruppo. E, con la finalità precisa di occupare uno spazio politico che attualmente in Italia vacilla”.

La prima occasione nella quale Leu deve presentarsi con una “lista propria” sono le amministrative romane. Anche se, muovendosi nel solco di un’alleanza che richiama la maggioranza del Conte bis (con Pd e Movimento 5 Stelle), incombe la figura di Virginia Raggi. “La sua ricandidatura – osserva il deputato – è un elemento divisivo. Per le amministrative servono figure in grado di fare sintesi. La Raggi non è il profilo giusto”. Come Leu, prosegue, Fassina “abbiamo il compito di inserirci nello scacchiere politico come formazione in ossequio a una cultura politica ben precisa”.

Al di là delle amministrative nella Capitale, il tema che anche l’ex presidente di Legambiente rimarca a più riprese è quello della transizione ecologica. Argomento centrale anche nelle attenzioni del premier Mario Draghi, fermo rimanendo che una buona parte dei fondi europei del Recovery sono destinati al comparto ‘green’. Su questo non si sottrae Stefano Fassina che, confermando la fiducia nel capo, propone la sua visione.

“Il Governo deve affrontare la transizione ecologica partendo dalla radice del problema – rimarca – attraverso una politica industriale da pianificare coinvolgendo le grandi imprese pubbliche: da Eni a Leonardo, passando per Fincantieri. L’idea alla base della nuova strategia politica dovrebbe prevedere l’utilizzo della leva pubblica per aumentare l’attenzione sull’impatto ambientale da parte delle realtà produttive”.

E’ pur vero che il tema ecologico e ambientale non solo non è esclusivo appannaggio della sinistra extra piddina, bensì è una delle cinque stelle del Movimento. Che, ora, può contare su Giuseppe Conte nel nuovo ruolo di playmaker e responsabile del rilancio. Operazione, quest’ultima, che il parlamentare di Leu vede di buon occhio.

“Conte può dare ai 5 Stelle una dimensione molto simile al tipo d sinistra che io ho in mente – dice – è un leader che si è mostrato capace di tenere ‘la barra dritta’ in un momento storico drammatico. Per questo mi aspetto che i pentastellati non smarriscano il senso del mandato popolare che hanno ricevuto da una fetta consistente di popolazione e che adesso pretende di essere adeguatamente rappresentata”. In particolare, chiosa, “mi aspetto una folta rappresentanza del Mezzogiorno (per evitare sbilanciamenti) e un europeismo maturo”.

Capisco l'addio di Muroni per i Verdi, a Leu manca un progetto. Il bilancio di Fassina

L’esponente di Leu commenta la decisione dell’ex presidente di Legambiente di uscire dal gruppo parlamentare e rifondare i Verdi. “Liberi e Uguali deve trovare la sua maturazione politica conquistando lo spazio nell’elettorato rivendicando la tradizione socialista ed ecologista di stampo keynesiano”

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