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Il know how italiano al servizio del mondo: il vaccino anti Covid è una coccarda che l’Italia può appuntarsi al petto, osserva a Formiche.net l’ex ministra della Salute Beatrice Lorenzin che, riflettendo analiticamente sul percorso che dalla sperimentazione in atto allo Spallanzani conduce alla produzione, mette l’accento su un elemento significativo: la cultura scientifica di massa da rafforzare e la medicina scolastica da reintrodurre grazie ai fondi del Mes.

È iniziata la sperimentazione del vaccino made in Italy: anche il know how italiano al servizio del mondo?

Assolutamente. Il know how italiano è al servizio del mondo da sempre: siamo produttori di ricerca al livello mondiale pur essendo un piccolo Paese rispetto ad altri e con investimenti non paragonabili a quelli ad esempio degli Usa. Inoltre sono numerosissimi i direttori italiani dei grandi centri di ricerca all’estero. In questo caso lo Spallanzani ha fatto la differenza per quanto riguarda la tempestività della sua scoperta. Ciò ci potrebbe consentire di essere competitivi ed autonomi anche per la produzione del vaccino.

Come può cambiare l’impatto alla malattia?

Avere l’accesso alla fase 2 e 3 con alle spalle una sperimentazione positiva, sarebbe per l’Italia un ottimo risultato: avremo a disposizione un vaccino, pubblico, che si potrà autoprodurre. Ciò attesta la grande valenza del sistema della ricerca italiana, che viene riconosciuta a livello mondiale e che, anche grazie agli investimenti fatti dalla Regione Lazio e dal Miur, dimostra tutto il proprio potenziale. In via di sperimentazione nel mondo vi sono anche altri vaccini, alcuni già in fase 2 e in fase 3: se saranno positivi avremo a disposizione più strumenti contro il Covid per vaccinare il globo. Prima ci arriveremo e meglio sarà. Aggiungo che sarebbe utile giungere a quell’obiettivo con vaccini che ci permettano di essere efficaci e immunizzare tutta la popolazione.

È questa una risposta alla aspra contrapposizione tra ideologia e scienza che c’è stata anche in Italia?

È quello il lavoro della politica, che è chiamata a scegliere. In passato ha scelto spesso di cavalcare posizioni massimaliste piuttosto che affidarsi al metodo scientifico di cui ricordo la paternità è italiana: di Galileo. La politica ha una enorme responsabilità. Tra l’altro oltre al vaccino per il Covid che avremo probabilmente nel 2021, mi auguro nel frattempo possano essere disponibili delle terapie, la cui sperimentazione degli anticorpi monoclonali è in corso a Roma tra lo Spallanzani, Tor Vergata e Siena. Prima di tutto però a settembre ci sarà il vaccino anti influenzale che dovremo fare tutti. Apprendere dalla stampa che ci sono Regioni sprovviste di quel vaccino, se non dopo novembre, è davvero una notizia preoccupante.

Scienza e politica si sono pericolosamente sovrapposte durante questa emergenza mondiale, con il rischio di disorientare l’opinione pubblica: come evitarlo?

Anche con una maggiore responsabilità da parte dei media: viviamo in un Paese che ha purtroppo dimostrato di avere poca cultura scientifica di massa, come dimostra l’avvento dei no-vax, anche perché tale aspetto non è stato sufficientemente coltivato negli ultimi decenni. Questi movimenti hanno avuto molta rilevanza dinanzi all’opinione pubblica. Ricordo che quando parlano gli scienziati, essi non sono politici: esprimono le singole opinioni con proprie sfumature e ciò fa parte dell’appartenenza scientifica. Dal momento che il messaggio finale può essere difficilmente comprensibile, esso a volte può essere manipolato da una comunicazione sbagliata. Per cui occorrerebbe, in primis, nel medio-lungo periodo accrescere la capacità della popolazione di comprensione, diffondendo maggior cultura scientifica. E in secondo luogo migliorare anche la comunicazione di massa, visto che la cosiddetta casalinga di Voghera ha sempre bisogno che certe notizie le vengano decrittate. Abbiamo ascoltato eminenti medici sostenere che il virus sia clinicamente morto, che non significava che il virus fosse effettivamente scomparso. Ma la gente ha compreso solo questo.

Negli Usa la Fda autorizza terapia anti-Covid a base di plasma: è una strada alternativa?

Lo facciamo anche qui: siamo stati i primi a usare il plasma per Ebola allo Spallanzani. È uno strumento terapeutico ma non è una alternativa per il Covid. Durante la fase emergenziale abbiamo usato alcuni farmaci tra cui anche il plasma rilavorato per malati gravi, certificando come alcuni farmaci funzionano su alcuni pazienti e in alcune fasi della malattia. Ma nessuna di queste è la terapia definitiva. In questo senso possiamo ben dire che gli Usa su questo aspetto ci stanno seguendo, in altri no come dimostrano i numeri spaventosi dei contagiati per via di errori politici e comunicativi commessi. Non è quello l’esempio da prendere.

Si festeggia il 50esimo compleanno delle Regioni: come vi avvicinate a queste elezioni?

Credo che la prospettiva dovrebbe essere quella approntata un anno fa, ovvero un fronte comune anti-sovranista. Abbiamo delle ovvie e fisiologiche differenze con il M5S, come sul Mes, ma il comune denominatore è l’avversario antieuropeo da fronteggiare nelle urne. Questo dovrebbe essere il succo di un’alleanza politica. Le risorse del Mes dovrebbero essere utilizzate per costruire un sistema di prevenzione e di controllo per reintrodurre la medicina scolastica.

twitter@FDepalo

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