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La lettera che Matteo Renzi ha scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, divulgata  al pubblico con la enews del 17 dicembre, ripropone ed amplia i contenuti espressi dal leader di Italia Viva nel corso del discorso di replica alle comunicazioni del presidente del Consiglio del 9 dicembre scorso. Rispetto ai toni piuttosto secchi e forieri di crisi del discorso renziano in Senato, la lettera manifesta un respiro più ampio e progressivo, intendendo proporre una serie di punti ritenuti rilevanti per l’agenda futura del sistema Paese: dopo aver liberato il campo dalle accuse di ricerca di poltrone e aver richiesto al governo un’operazione sincerità sull’andamento della crisi pandemica ed economica e sociale, Renzi presenta un vero e proprio rilancio del programma di governo.

G20 e visione geopolitica del futuro dell’Italia nel mondo a medio termine, COP26 e sostenibilità ambientale, programmi condivisi e strutturali per mettere a frutto le risorse di Next Generation Eu, avvio del Piano infrastrutture e per il digitale, richiesta del Mes sanitario, cultura e scuola, riforme elettorali e per la messa a sistema del difficile equilibrio istituzionale emerso dal Titolo V, giustizia, economia sociale, ruolo dei sindaci. Sono temi importanti, in cui l’assenza di riforme significative ha portato alla situazione di difficoltà economica in cui l’Italia ha versato dalla fine degli anni 1990, e che, per una serie di ragioni anche legate all’assetto istituzionale, oltre che ad un certo stile di governo di Renzi, non è stato possibile condurre a riforma durante la stagione di Renzi presidente del Consiglio.

Che cosa significa presentare ora questo vero e proprio pacchetto di misure, adatto più ad un programma elettorale e di governo, che ad una richiesta di avviare un nuovo passo o una nuova stagione dell’attuale esecutivo? Due sono i temi in questione: l’attuale incerta fase politica dell’esecutivo Conte e una certa qual debolezza della leadership stessa di Conte, da un lato; l’intuito politico di Renzi per il ciclo politico dall’altro canto.

Sulle difficoltà del governo e della leadership di Conte in questa fase non c’è molto da aggiungere: essere doppiamente costretto tra le richieste della dimensione europea e le asperità dell’assetto interno della maggioranza, non è mai facile. Questo equilibrismo tra istanze europee e difficoltà istituzionali nazionali diventa una operazione di una complessità insolubile, dovendo fronteggiare Covid-19, inteso come  sindemia. Quest’ultima sarebbe la diffusione di una malattia nella popolazione come conseguenza dell’ineguaglianza sociale e dell’esercizio ingiusto del potere, secondo l’efficace definizione di Merril Singe, ripresa da Richard Horton in un recente articolo su The Lancet. Se si considera che Conte ha già fatto ricorso allo strumento della comunicazione in maniera abbondante durante il lockdown per tenere elevato il consenso su un’azione politica non sempre ferma e certa, si comprende come ora anche questa risorsa sia a disposizione in modo ridotto in una fase politica molto più difficile come la presente. In questa fase occorrerebbero maggiori risorse e risposte politiche, e non meramente comunicative, e, complice la limitata esperienza politica ed istituzionale di Conte, la carenza di tale elemento appare significativa.

Sul fiuto di Renzi per il momento politico, invece, resta da aggiungere come la percezione della prossimità delle elezioni, o di cambio di governo, influenzi le scelte politiche, in un modello in cui i leader politici intendono presentare al meglio la propria reputazione per aumentare le loro possibilità di rielezione o di inserimento in compagini governative differenti. Il protagonismo politico di Renzi, di cui l’attuale fase comunicativa è un riflesso, non un succedaneo, significa che ci troviamo in una fase istituzionale in cui nuove possibilità si aprono e il leader di Italia Viva intende presentarsi all’opinione pubblica e accreditarsi presso il sistema istituzionale come un soggetto interessato a queste nuove aperture e pronto ad essere coinvolto in una fase diversa.

In questo senso, la lettera di Renzi è una proposta di ritorno alla politica come una idea di parte per il futuro del Paese, dopo tanti mesi di approcci istituzionalizzati e delega delle scelte politiche alle statistiche e ai modelli previsionali del Cts. Un rischio nella forma della lettera pubblica bene ancorato alla concretezza delle proposte programmatiche presentate, cui nessuna delle forze politiche che si dica riformista possa opporre un rifiuto. Non resta che vedere la forza e la natura della risposta del governo Conte a questa apertura di una partita a scacchi avviata da Renzi.

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La lettera di Renzi e il ritorno della politica. L'analisi di Antonucci

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