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Insieme alle elezioni federali del 2021 in Germania, le presidenziali del 2022 in Francia rappresentano l’appuntamento cruciale per il futuro del Vecchio Continente. Secondo un sondaggio realizzato da Ifop-Fiducial per Cnews e Sud radio, fra due anni avremo una replica del confronto del 2017: Macron e Le Pen a contendersi la presidenza con i partiti tradizionali fuori dal ballottaggio.

Il leader di En Marche!, in realtà, avrebbe confidato di temere l’avvento sulla scena politica nazionale di un outsider di cui avrebbe fornito persino un identikit (“una figura popolare carismatica, del tutto estranea al mainstream politico”) in cui l’esperto giornalista John Lichfield vede Jean-Marie Bigard. Quest’ultimo, comico ed attore seguitissimo in patria, è noto per le passate simpatie golliste e per essere stato amico personale di Sarkozy che nel 2007 lo incluse nella delegazione transalpina ricevuta in Vaticano da Benedetto XVI.

Bigard, a mano a mano che le voci su una sua possibile candidatura sono diventate insistenti, ha cominciato a prenderci gusto e sabato scorso ha annunciato di non avere alcuna intenzione di “gettare l’asciugamano” in segno di resa. Il comico, supporter dei Gilet gialli, non è l’unico nome fuori dagli schemi che si sente fare per la corsa all’Eliseo: c’è anche quello di Éric Zemmour, intellettuale allergico al politicamente corretto e molto seguito tra gli elettori sovranisti, che però ha finora smentito l’intenzione di scendere in campo.

Ma questi candidati di destra estranei ai partiti tradizionali hanno davvero qualche possibilità di diventare l’anti-Macron? E Marine Le Pen può realmente sperare di prendersi l’agognata rivincita? Molti commentatori francesi restano convinti che solo un erede del gollismo abbia chances di intercettare i voti necessari per prevalere al ballottaggio. Ma Les Républicains, dopo il doppio flop del 2017 e del 2019, continuano a non godere di ottima salute. Il sondaggio di Ifop-Fiducial dà Xavier Bertrand, presidente della regione Hauts-de-France e papabile candidato di LR, al 12% del gradimento, terzo dietro Macron e Le Pen. Tuttavia, non è affatto detto che sarà Bertrand, prima fuoriuscito e poi riavvicinatosi al partito, l’uomo su cui punteranno i repubblicani.

Un’altra alternativa in campo è rappresentata da François Baroin, presidente dell’associazione dei sindaci di Francia e con un profilo più apprezzato dall’elettorato anziano. Anche lui, però, secondo l’analista politico Frédéric Dabi raccoglierebbe al massimo un inutile 12% al primo turno, non sufficiente per impedire la replica del duello del 2017. A non far decollare il consenso dei due nomi più ricorrenti nella partita interna dei LR potrebbe essere l’attrazione esercitata da Macron sull’elettorato tradizionalmente gollista.

D’altra parte, il “suo” premier è il popolarissimo Edouard Philippe che Monsieur le President ha pescato tre anni fa proprio nel partito fondato da Sarkozy e che, però, grazie alla gestione dell’emergenza coronavirus comincia a fargli ombra tanto che in questi giorni si sta parlando molto di una sua possibile sostituzione. Alla luce di ciò, l’ex segretaria di gabinetto di Sarkozy, Emmanuelle Mignon, ha lanciato nelle scorse ore un’ipotesi suggestiva: e se fosse proprio Philippe l’uomo indicato dai post-gollisti per sfidare il capo dello Stato in carica? Un recente sondaggio BVA per RTL e Orange ha documentato che l’indice di gradimento dell’attuale primo ministro ha toccato il 54% durante la pandemia, superando di gran lunga il 38% raggiunto da Macron.

Con la sua rimozione dalla guida del governo in un momento di simile popolarità, il leader di En Marche! strizzerebbe l’occhio all’elettorato di sinistra, ma potrebbe consegnare ai repubblicani quel candidato ideale – e di cui finora sembrano sprovvisti – in grado di riportarli all’Eliseo.

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