Skip to main content

A lungo rinviata, nella ricerca di un possibile quieto vivere all’interno della maggioranza, la questione Mes sta diventando una piaga verminosa.

I toni tra i diversi alleati diventano sempre più duri. Lo stesso presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che sembrava aver avviato una lenta marcia di avvicinamento verso posizioni più ragionevoli, si è invece, improvvisamente impuntato. Nella conferenza stampa di domenica ha riaperto all’improvviso il cahier de doléance, rispondendo alla domanda di un giornalista. Che i maligni hanno subito etichettato come mossa preventiva concordata con il prode Rocco Casalino, che da gran cerimoniere officiava la riunione.

La risposta fornita è stata tutt’altro che convincente. Rispetto agli stereotipi sull’argomento, poche le novità. Di nuovo l’evocare lo stigma, ossia quel danno reputazionale che deriverebbe dal richiedere l’intervento del Mes. E che non sarebbe altro che la dichiarazione preventiva di un presunto fallimento. Quindi l’osservazione che non si trattava di grants, vale a dire aiuti a fondo perduto; ma di loans: prestiti da ripagare, seppure ottenuti a bassissimo tasso d’interesse e con una scadenza decennale. Tutte cose su cui alcuni economisti, specie della Lega, avevano sprecato, fin dall’inizio, fiumi d’inchiostro. Non riuscendo tuttavia ad avere successo nella nobilissima arte della costruzione del consenso.

L’unica notizia, se così si può dire, era stata l’affermazione che i 37 miliardi del Mes non potevano essere utilizzati per nuove spese. Notizia che avrebbe richiesto un supplemento d’indagine e la presentazione di prove, data la novità dell’argomentazione. Ma così non è stato, alimentando il sospetto che si trattasse della semplice voce dal sen fuggito. Piuttosto che di una meditata comunicazione. Il che spiegherebbe l’irritazione postuma di Nicola Zingaretti ed il suo invito ad essere meno approssimativi nell’affrontare argomenti così delicati. Posizione, quella del segretario dei Dem, che non poteva che alimentare ulteriormente una polemica, destinata ad investire tutti gli stati maggiori delle diverse forze politiche italiane.

Ed ecco allora il formarsi degli schieramenti di sempre: da una parte 5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia, ferocemente contrari; dall’altra Pd, Italia viva, Forza Italia e le altre forze della sinistra. Tutte disponibili a correre il rischio, se di rischio si può ancora parlare. La dimostrazione che un’antica frattura non solo non si era rimarginata, ma che, se fatta esplodere nelle sedi proprie, quella parlamentare, non sarebbe potuta rimanere senza conseguenze. Alla luce di queste considerazioni, quindi, il comportamento di Giuseppe Conte appare poco comprensibile.

Doveva, come aveva fatto nei giorni e nelle settimane precedenti, usare il silenziatore. Smussare gli angoli. Rinviare ad un futuro lontano. Nella speranza di poter ripetere quanto aveva già fatto a proposito della Tap e della Tav. Mettendo, alla fine, su un piatto della bilancia l’amaro calice della rinuncia ad uno dei tanti slogan del MoVimento e sull’altro la sopravvivenza del governo e, forse, della stessa legislatura. Ed invece ha, in qualche modo, colpito a freddo, con un cambiamento di strategia che non poteva rimanere senza conseguenze.

Il perché di questa scelta rimane, al momento, un mistero. Si può argomentare sulle difficoltà che sta incontrando il varo del Recovery Fund, mentre la pandemia accelera, mietendo vittime in tutta Europa. I soldi promessi arriveranno, ma con tempi che non sono congruenti con quelli della diffusione del Covid-19. In simili circostanze diventa sempre più difficile non utilizzare gli unici che, al momento, sono disponibili. Certo c’è sempre il bazooka della Bce, che assorbe una massa crescente di titoli dei debiti sovrani. Ma gli impegni corrono ancora più in fretta. C’è un’economia da salvare, per quanto sia possibile. Famiglie da sostenere, lavoratori da garantire. Sempre più difficile allora rinunciare a somme che possono essere usate esclusivamente per far fronte alle spese dirette ed indirette collegate con il virus. Quella che all’inizio sembrava essere una limitazione nel possibile uso delle risorse, con il trascorrere dei mesi, è divenuta, invece, una grande attrazione.

Ed allora: non c’è più tempo per le bizze ideologiche. Questa purtroppo è la dura verità. Dire ad esempio che quei prestiti comporteranno spese aggiuntive per gli interessi, di qualche centinaio di milioni, mentre si spendono miliardi, seppur per nobili ragioni, appare essere un non senso. Un sentimento che accentua il fossato tra la pubblica opinione e le élite del Paese. E che innervosisce soprattutto i Dem: i quali non devono rispondere solo ad un pugno di “militanti”, ma ad un elettorato ben più vasto e diffuso. Potrebbe forse essere questa un’altra ragione del comportamento del presidente del Consiglio. Sempre più sottoposto alla pressione dei suoi alleati e forse degli stessi vertici europei. Si pensi agli interventi di Paolo Gentiloni. Alla fine ha detto basta. E reso pubblico un condizionamento fino allora sotterraneo. Che ognuno – soprattutto gli Stati generali dei 5 Stelle –  si assuma le proprie responsabilità.

Sarà così? Difficile dirlo, considerato anche lo spostamento della resa dei conti interna alla sua forza politica di riferimento. Su un dato, tuttavia, occorre riflettere. Si è continuamente ripetuto che tutto poteva essere garantito dal Recovery Fund.

A ben vedere, invece, le scelte europee sono andate in tutt’altra direzione. Mettere insieme quei 750 miliardi di euro, ha comportato la soppressione o il ridimensionamento di altri programmi. Tra questi quello dell’Eu4Health: il programma sanitario di 9,5 miliardi concepito per la lotta contro le possibili epidemie. Divenuto pleonastico dopo la nascita del nuovo Mes, con le sue specifiche linee di credito (Pandemic Crisis Support). C’è quindi il rischio che le spese sostenute contro il Covid potranno essere finanziate solo con il ricorso a quest’ultimo strumento. Un’ultima beffa, oltre naturalmente al danno subito. Ma sarà anche questa colpa di un’Europa matrigna o delle inconcludenze della politica italiana?

 

 

Mes in alto mare, perché Conte ha colpito a freddo. L'analisi di Polillo

Il presidente del Consiglio doveva, come aveva fatto nei giorni e nelle settimane precedenti, usare il silenziatore. Smussare gli angoli. Rinviare ad un futuro lontano. Nella speranza di poter ripetere quanto aveva già fatto a proposito della Tap e della Tav. Mettendo, alla fine, su un piatto della bilancia l’amaro calice della rinuncia ad uno dei tanti slogan del MoVimento e sull’altro la sopravvivenza del governo e, forse, della stessa legislatura. Il commento di Gianfranco Polillo

maio

Non dite a Casaleggio che Di Maio vuole il partito a Cinque Stelle

Cinque punti programmatici per fare del Movimento Cinque Stelle un vero partito. Luigi Di Maio loda su Facebook il programma del sociologo De Masi, poi lancia il suo. Territorio, alleanze (col Pd), Ue. Neanche un accenno a Rousseau e alla democrazia diretta di Davide Casaleggio

Unioni civili, così Francesco sugli omosessuali contrasta i pregiudizi. Il commento di Cristiano

Ora che il mondo ha bisogno di pensarsi fraterno, il messaggio di Francesco acquista un significato che va al di là del suo messaggio esplicito, e ci invita ad applicare criteri e non pregiudizi nei nostri rapporti, tra persone certamente diverse, ma “della stessa carne”

Farmaceutica, al via la riforma. Le parole del ministro Speranza

Si è tenuta questa mattina l’Assemblea di Assogenerici, che cambia volto e si trasforma in Egualia. Fra gli ospiti, moderati da Alessandro Cecchi Paone, il presidente dell’Associazione Enrique Hausermann, il ministro della Salute Roberto Speranza, il direttore generale di Aifa Nicola Magrini, il segretario generale di Cittadinanzattiva Antonio Gaudioso e Paola Testori Coggi, special advisor di Alisei

malattie rare

La Difesa contro il virus. Al via l'operazione Igea per trentamila tamponi in più

Circa 1.400 unità distribuite in 200 team eseguiranno dal prossimo fine settimana 30mila tamponi al giorno. È il nuovo contributo del ministero della Difesa nella lotta al Covid-19. Il ministro Guerini: “Gli uomini e le donne di tutte le Forze armate, continueranno ad operare al servizio dei cittadini con impegno e determinazione”

Caos in Nigeria, perché i giovani protestano contro la polizia

Le proteste di piazza organizzate dai giovani contro le brutalità della polizia sono uno slancio per le rivendicazioni sociali di questa enorme fetta demografica che chiede sicurezze sul futuro

Spazio, ecco le tecnologie (italiane) che proteggono i siti Unesco

Con Dario Franceschini, Marina Sereni e Giorgio Saccoccia, è andato in scena ieri l’evento organizzato dall’Iila e dedicato alle tecnologie per la tutela di siti archeologici e museali. Per Leonardo è arrivato l’annuncio di un progetto-pilota per proteggere i siti Unesco del Messico

Economia circolare pilastro della ripresa. Il messaggio dell'Ecoforum

Gli spunti e le riflessioni dall’evento di  Legambiente, dedicato quest’anno ai mercati dell’economia circolare e realizzato in collaborazione con Conai, il Consorzio Nazionale Imballaggi, e al Conou, il Consorzio Nazionale Oli Usati

Caro Di Maio, 300 milioni valgono bene un Mes. La versione di Marattin

Il presidente della Commissione Finanze della Camera e deputato di Italia Viva: dall’intergruppo parlamentare un segnale al premier affinché la smetta di dare retta a mesi di bugie e faccia finalmente una vera riflessione su dei fondi di cui la sanità ha un disperato bisogno. A Di Maio dico che 300 milioni all’anno di risparmi su 37 miliardi sono tanti soldi. Il debito italiano è sostenibile, ma se si fa cilecca sul Recovery Fund la musica cambierà

5G

5G, come coniugare tecnologia e sicurezza? Ecco cosa si è detto al Centro Studi Americani

Dalle auto all’agricoltura 4.0 fino alle Smart cities, il 5G cambia il mondo in cui viviamo. La rivoluzione va cavalcata, perché moltiplica investimenti e sviluppo, ma anche governata in sicurezza. Una road map nel dibattito al Centro Studi Americani “5G e tecnologie emergenti”
×

Iscriviti alla newsletter