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“Chi controllerà il futuro dell’intelligenza artificiale?”. A chiederselo in un lungo editoriale apparso sul Washington Post ormai un anno fa era Sam Altman. Il capo di OpenAI proponeva due scenari, impossibili da far convivere: “Sarà un mondo in cui gli Stati Uniti e le nazioni alleate promuoveranno un’IA globale che diffonderà i benefici della tecnologia e vi renderà accessibile, oppure un mondo autoritario, in cui nazioni o movimenti che non condividono i nostri valori la useranno per consolidare ed espandere il proprio potere?”. Quale dei due scenari preferisse Altman è semplice, il primo, e adesso torna a Washington per riportare l’accento sulla necessità di un’intelligenza artificiale democratica.

Lo farà intervenendo a una conferenza sulla regolamentazione bancaria alla Federal Reserve e alla vigilia del tanto atteso annuncio da parte di Donald Trump sul AI Action Plan. In un momento, tra l’altro, in cui il suo rivale Elon Musk non è più l’alter ego del presidente – tanto che per il Wall Street Journal starebbe addirittura tentando di sostituirlo nelle grazie del tycoon per essere il suo consigliere tecnologico. L’intenzione di Altman è quella di continuare a dominare il dibattito sull’intelligenza artificiale per indirizzarlo laddove vorrebbe. Il suo approccio, racconta una fonte ad Axios, è molto simile a una “terza via”. Non è pessimista e non sminuisce le preoccupazioni e i rischi che orbitano attorno all’AI. Semplicemente, Altman è “focalizzato sulla democratizzazione dei benefici e non sulla concentrazione nelle mani di pochi”.

Un monopolio accelererebbe la strada verso quegli autoritarismi da lui citati. Al contrario, la tecnologia deve essere al servizio dell’uomo, per supportarlo nella sua quotidianità. Aiutandolo dunque, e non sostituendolo. ChatGPT ne è l’esempio migliore, con la versione gratuita che vanta 500 milioni di utenti attivi ogni settimana. Quando inoltre l’omologo di Nvidia, Jensen Huang, aveva dichiarato che grazie all’AI ci saranno più posti di lavoro, Altman sottoscriveva tutto ricordando che permetterà di “fare molto di più di quanto potessimo fare prima”, facendo aumentare “sia la capacità che le aspettative”. Per questo si diceva “ancora molto motivato” nel creare qualcosa di estremamente positivo per altre persone.

“Open AI – continua la fonte ascoltata da Axios – vede l’intelligenza artificiale come fondamentalmente una tecnologia che guida la produttività. La grande domanda non è se farà crescere la torta economica, ma chi prenderà quante fette. Non si tratta di fermare la disruption, ma di metterla nelle mani delle persone affinché abbiano l’opportunità di trarne beneficio”. Le previsioni sulle conseguenze dell’impatto dell’AI sono ancora in corso: Altman ribadirà qual è la via da seguire.

Sam il democratico. Altman batte il ferro sui valori dell'AI

Meno potere nelle mani di pochi. Il principio che il ceo di OpenAI ha più volte espresso è un crocevia fondamentale per il futuro. Più l’intelligenza artificiale sarà al servizio dell’uomo, maggiori saranno i benefici e migliore sarà la considerazione che si avrà della tecnologia. Lo ribadirà di nuovo in una conferenza alla Federal Reserve

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