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Il governo ha detto no al Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes). Ha usato argomenti solidi. I sostenitori del Mes non accettano il rifiuto, e insistono nel richiederlo con ragionamenti deboli, soprattutto perché monchi. Non vogliono nemmeno affrontare la possibilità di chiedere una revisione delle condizioni che il Mes imporrebbe ai prestiti, almeno in fase di pandemia: via la Troika.

Da cosa deriva questa ossessione per il Mes? Il fatto che sono 37 miliardi che l’Italia riceverebbe quasi subito. Non è tuttavia, una ragione sufficiente per spiegare questa fissazione. O il Mes è diventato uno strumento ideologico per dividere il governo e dimetterlo anzitempo (senza però, avere un’alternativa pronta); o i suoi sostenitori, almeno una parte, inseguono un fine che ci sfugge, e che certamente nulla ha da condividere con la volontà di usare le risorse promesse per rilanciare il Paese.

I sostenitori del Mes sono arruolati tra le fila dell’europeismo elitario, cioè quei gruppi di interesse che considerano l’Europa un centro di potere piuttosto che un’opportunità per migliorare le condizioni di libertà, convivenza, e prosperità dei cittadini.

Queste élite che come tali condividono molto, stesse scuole di provenienza, professioni, circoli sociali, e naturalmente, orientamenti politici, sono accomunati dall’idea sbagliata che l’Europa sia un meccanismo perfetto perché risponde ad un insieme di regole ben precise come se ci fosse una Costituzione europea. I fatti hanno dimostrato che sia il meccanismo è – fortunatamente – imperfetto, sia che non c’è alcuna Costituzione.

Nonostante il rifiuto del governo sia definitivo, i pro Mes sfruttano la loro posizione di privilegio per alimentare il dibattito, attraverso i media tradizionali a cui hanno accesso esclusivo, con campagne ben orchestrate sui social media.

L’argomento che impiegano è semplice: 37 miliardi subito, a tasso di interesse risibile, senza ricatti, per sostenere i cittadini e rilanciare l’economia. Le loro analisi dimenticano quello che i cittadini hanno invece, compreso bene: il Mes è una banca dell’Eurogruppo (19 Paesi aderenti all’euro) non della Ue (27 Paesi); non essendo della Ue, ha un proprio Trattato costitutivo e proprie regole interne. Qui c’è evidente – e i pro Mes evitano l’argomento – il rischio reale corso dai Paesi che prendono soldi dal Mes. E cioè che per il Trattato (e per le regole interne) le condizioni dei prestiti e il loro controllo vengono supervisionati dal trio Commissione Ue, Fondo Monetario e Bce – alias la Troika; il Mes non dipende dal Parlamento Ue e quindi dai cittadini. Infatti, né il Fondo Monetario né la Bce appartengono all’Unione Europea; ricevendo i soldi dal Mes perciò, si rischierebbe di subire i condizionamenti della Troika (quantunque ne dicano a priori organi Ue, giuridicamente incompetenti).

I pro Mes omettono questi aspetti e di conseguenza non affrontano un altro quesito interessante: perché non si chiede di eliminare dal Trattato e dalle regole Mes la condizione troika almeno per i prestiti relativi alla pandemia? Sarebbe un modo per ricevere i 37 miliardi senza condizioni, da un organo che non risponde alla Ue.

Perché i pro Mes non vogliono considerare questa proposta?

(i) Si valuterebbe la risposta del Mes e della Troika e quindi le loro reali intenzioni;

(ii) si potrebbero ricevere i 37 miliardi senza condizionamenti;

(iii) si eviterebbe il rischio di cadere in trappola alimentando la frustrazione dei cittadini e quindi il sentimento anti-europeista.

Se così non fosse, ai pro Mes piace davvero la Troika, e da qui si capisce questa loro ossessione.

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