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Il presidente della Camera Roberto Fico riesce oggi a fare due capolavori in una sola intervista (quella ad Annalisa Cuzzocrea su Repubblica): parlare diffusamente di temi che poco lo riguardano ed evitare accuratamente di affrontare gli argomenti che invece dovrebbero essere per lui pane quotidiano, tanto sul piano politico che su quello istituzionale.

Insomma una sorta di doppio record del mondo in unica performance. Cominciamo dal tema che Fico sceglie come “portante” e che è quindi oggetto del titolo, cioè la gestione del nostro sistema autostradale con annessa ipotesi di revoca della concessione al gruppo Atlantia.

Tema di grande rilevanza e non banale complessità, tema che peraltro è sul tavolo del governo da due (2) anni (cioè dal crollo del ponte Morandi nell’agosto 2018) senza che nessuna decisione sia stata presa, nonostante miriadi di roboanti dichiarazioni in proposito, esercizio in cui si sono distinti particolarmente i ministri Di Maio e Toninelli (ma anche il premier Conte non ha scherzato quanto a loquacità).

Ebbene sul punto il presidente Fico usa parole esplicite: “Io sono per la revoca”. E questo gli fa onore, perché se non altro evita di usare espressioni vaghe. Però non possiamo che rilevare l’assoluta incongruità della scelta della terza carica dello Stato di pronunciarsi in proposito, in omaggio ad un semplice ed essenziale principio che governa (o dovrebbe governare) i sistemi democratici: ognuno fa il mestiere cui è chiamato.

E siccome il tema ha nulla a che fare con il compito del Presidente della Camera (essendo di totale pertinenza governativa), la decisione di scendere in campo sulla questione ottiene innanzitutto il perverso effetto di aumentare la confusione istituzionale della Repubblica (come se ce ne fosse bisogno). Non contento però, il Presidente Fico sceglie un altro tema su cui intervenire senza giri di parole, vale a dire la dolorosissima vicenda dei rapporti tra Italia ed Egitto dopo l’omicidio di Giulio Regeni.

E qui Fico fa un’altra micidiale “invasione di campo”, facendo un po’ il ministro degli Esteri (chiedendo di inserire l’Egitto tra i paesi con embargo sulla vendita delle armi) e un po’ il ministro dell’Economia (auspicando una riconversione della nostra industria bellica), il tutto mentre Fincantieri sta concludendo un importante contratto di fornitura proprio all’Egitto. Terminati gli sconfinamenti proattivi nella funzione governo iniziano però quelli a più bassa intensità, quelli sui quali Fico usa parole di circostanza (potremmo anche dire butta la palla in tribuna).

Ecco allora un “Credo che questo debba essere un tema trasversale e che il Parlamento debba avere la capacità politica di affrontarlo” quando Cuzzocrea gli domanda della legge sul fine vita, oppure “Il Parlamento deve avere il coraggio, la forza e la capacità di dare risposte prima che arrivino i giudici” sulla decisione della Corte Costituzionale in tema di Decreti Sicurezza e ancora “sulla Sanità non è o Mes o morte” sul punto che sta dividendo il Pd dal M5S.

Insomma un Fico a tutto campo, qualche volta più esplicito e (assai più spesso) vago e anche un po’ retorico. Ad ogni modo un Presidente della Camera loquace e pronto a parlare di tutto, persino pronto a dettare l’agenda al governo, come in materia ambientale: “Ogni politica, in qualsiasi settore, deve essere anche ambientale. Il governo deve fare ancora e molto di più. Deve avere più visione”.

Loquace dunque su tutti gli argomenti ma, incredibilmente, silenzioso sul tema del giorno, esattamente il tema che dovrebbe essere al centro della sua attenzione in quanto vertice di una della due assemblee parlamentari della Repubblica Italiana.

Fico cioè evita di dire anche una sola parola sulla proroga dello stato di emergenza nazionale annunciata dal premier in beata solitudine e con perfetta coerenza con uno stile di governo volto a saltare ogni mediazione partitica o istituzionale.

Nulla ha da dire sulla totale mancanza di centralità delle assemblee elettive nella legislatura in corso, sulla marginalità accresciuta di Camera e Senato nei mesi della pandemia (mesi nei quali lo strumento normativo per eccellenza è stato il Dpcm), sulle obiezioni che molte figure di primo piano (Cassese, Mirabelli) avanzano da settimane.

Su quel fronte per il Presidente Fico va tutto bene, è tutto a posto.

E chi si lamenta è solo un rompiscatole.

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