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Il New York Times ha anticipato tutti e scritto che il presidente americano, Donald Trump, sarebbe in procinto di nominare come nuovo direttore della National Intelligence l’ambasciatore Richard Grenell, attualmente feluca in Germania e già rappresentante speciale della Casa Bianca per il Kosovo e la Serbia. Poco dopo l’uscita della notizia sul Nyt, Trump stesso ha confermato con un tweet che l’incarico gli verrà affidato nella riunione della National Intelligence prevista per l’11 marzo.

Il Dni è il direttore che sta in testa a tutte le diciassette agenzie di intelligence statunitensi. Una figura poco operativa, ma allo stesso tempo molto potente. I critici considerano Grenell inadeguato per la posizione che Trump gli vorrebbe affidare, e aggiungono che la scelta è ricaduta su di lui solo perché è un fedelissimo del presidente.

Grenell prenderà il posto dell’attuale direttore dell’intelligence nazionale Joseph Maguire, e il passaggio non avrà bisogno dell’approvazione del Senato, che di solito ha l’ultima parola formale su alcuni incarichi (per esempio, la camera alta ha passato al vaglio proprio Grenell per l’incarico a Berlino). Questo perché l’incarico sarà acting, ossia facente funzione. E non è l’unico dei membri del gabinetto trumpiano che prestano “servizio attivo” col fine di evitare il processo di analisi della responsabilità del Senato.

La promozione di un lealista senza esperienza di intelligence come capo della comunità dell’intelligence, per Trump apre anche un’altra questione relativa ai rapporto con le agenzie. Il presidente in passato ha a volte deriso e altre screditato il mondo dei servizi per proprio vantaggio politico, ed è possibile che la nomina non venga particolarmente accettata.

Ad agosto, il presidente ci aveva già provato nominando John Ratcliffe, rappresentante del Texas e lealista trumpiano, ma ha lasciato cadere l‘idea dopo che il suo uomo aveva subito un respingimento generale e bipartisan basato sull’assenza di esperienza nell’intelligence. Qualcosa di simile rischia Grenell, che si trova in mezzo alla crescente preoccupazione espressa dagli apparati dell’amministrazione su nomine politiche e poco tecniche in settori delicati. Teoricamente Grenell ha anche meno esperienza di intelligence di Ratcliffe, che almeno aveva fatto parte del Comitato della Camera sulla sicurezza nazionale.

Secondo i critici, Trump si sente invece incoraggiato a occupare gli uffici con i suoi dopo l’assoluzione nel processo di impeachment decisa dal Senato, e davanti a una competizione elettorale che sembra vederlo ancora come favorito. La nomina prevista di Grenell sembra essere in linea con il nuovo corso avviato da Trump, scrive il New York Magazine, mai tenero con il presidente. In questo corso si inseriscono i licenziamenti di funzionari che hanno testimoniato contro di lui e la sua pretesa di avere un “diritto legale” di intervenire nei casi del dipartimento di Giustizia, aggiunge il NyMag.

Più del lato tecnico per il presidente contano lealtà e forza comunicativa, doti che a Grenell non mancano. È stato capo delle comunicazioni per due ambasciatori che hanno servito alle Nazioni Unite sotto il secondo presidente Bush, lavoro che poi gli ha aperto la possibilità di essere ospite fisso dei programmi di approfondimento di Fox News. E nella sua posizione di rappresentante del governo degli Stati Uniti in Germania, ha anche fatto appello a “responsabilizzare altri conservatori” in Europa, sfidando il protocollo internazionale sulla neutralità politica degli ambasciatori.

È anche un amico di famiglia: secondo l‘Atlantic, Grenell è in una chat di gruppo con Donald Trump Jr. Soprattutto, secondo la CNN, avrebbe imparato come aggirare la catena interna del dipartimento di Stato e parlare direttamente con il presidente — anche per questa considerazione molti nell’intelligence, struttura altamente gerarchizzata, non apprezzerebbero la nomina.

Nei giorni scorsi, Grenell, che era stato il primo ambasciatore americano a lanciare l’allarme Huawei in Europa, ha dichiarato che il presidente Trump lo aveva chiamato chiedendogli di “rendere chiaro che qualsiasi nazione che scelga di utilizzare un venditore inaffidabile di 5G” potrebbe trovarsi compromessi gli accordi di condivisione dell’intelligence con gli Usa. La dichiarazione era stata ripresa da Pechino, che considerandola diretta contro Huawei (da tempo al centro degli obiettivi americani, che la considerano un vettore dello spionaggio cinese), ha accusato gli Stati Uniti di “ipocrisia”. Dal 2013, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, gli Usa hanno addosso l’accusa di aver intercettato il telefono della cancelliere tedesco Angela Merkel: “Chi (Grenell) sta minacciando? Chi è la vera minaccia? Ricordiamoci, Snowden ha detto che gli Stati Uniti hanno spiato il telefono del Cancelliere Merkel!”.

 

(Foto: Flickr, Richard Grenell)

Chi è e cosa pensa (anche sul 5G) Richard Grenell, nuovo capo degli 007 Usa

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